Le nuove consapevolezze dei genitori in Atelier
di comunicazione
Tra le esperienze più frequenti che il progetto “E Se Diventi Farfalla” – in collaborazione con altri 17 partner nel territorio nazionale – propone nella città di Bari, vi sono delle attività laboratoriali rivolte a genitori e figli per lavorare insieme e pensare nuove strategie di contrasto alla povertà. Tali attività si svolgono presso il Centro Futura nel Parco 2 Giugno che ospita l’Atelier Permanente di Gioco, Arte e Creatività.
Appuntamenti settimanali si organizzano di volta in volta in piccoli gruppi e su prenotazione per bambini e genitori. Si tratta di occasioni per scoprire e sperimentare, a coppie di due o in gruppo, le molteplici possibilità e le diverse visioni che materiali, forme e colori possono rivelare agli occhi, alle mani e al cuore. In questo, bambini e genitori si privano dell’uso del cellulare per tutta la durata dell’attività.
Le interviste programmate per la fase di monitoraggio, accompagnate dai diari di bordo giornalieri, fanno emergere le difficoltà e lo stupore vissuto dalle famiglie nel confrontarsi e nel partecipare a esperienze che mettono insieme arte, educazione e promozione sociale. Si tratta di momenti che hanno restituito loro non soltanto divertimento ma mutuo apprendimento, guadagno formativo e occasioni di scambio con i propri figli.
Dai Diari di bordo, redatti dalle atelieriste, emergono le iniziali criticità per quei genitori che, giunti per la prima volta agli incontri in Atelier solo come “accompagnatori”, hanno vissuto nell’ entrare in relazione con il mondo dei bambini in maniera spontanea: “La mia partecipazione inizialmente è stata di sola osservazione lasciando alla bambina la libertà di fare, oggi invece ho collaborato con lei aiutandola a realizzare la base dell’uccellino…” dice Alessandra D.S. madre di Beatrice, 4 anni.
O ancora:“All’inizio era un po’ bloccata perché mi sono resa conto di quanto impegno ci voleva a seguire questa attività. Ora sono più sciolta, mi sto cimentando anch’io attivamente, osservo mia figlia ma tutte e due facciamo la stessa esperienza. Certo, quando serve, l’aiuto perché magari deve usare le forbici ma c’è stato un momento in cui mia figlia aveva le forbici sia nella mano destra che nella mano sinistra”- Antonella R., madre di Arianna, 3 anni e mezzo.
Il lavoro in Atelier ha dunque funzionato per i genitori come azione educativa, offrendo loro l’ opportunità di acquisire non solo “tecniche creative” o “contenuti d’arte” ma soprattutto nuove forme di comunicazione più vicine ai loro bambini, tra reciprocità e maggiore empatia.
Ai genitori è stato chiesto di indicare un’immagine che simbolizzi la loro esperienza nell’Atelier. Tra le risposte, c’è chi ha scelto “un albero che genera ogni giorno nuove foglie”, oppure chi ha preferito “un arcobaleno, perché quello che mi ha colpito di più dell’Atelier, è un’attività piena di colore. Tra l’altro è un tema che ricorre molto nell’immaginario dei bambini ed è stato anche simbolo in questa pandemia, della rinascita e della speranza”.
Nel parlare poi di povertà educativa, alcune madri hanno restituito un’idea a oggi molto chiara: “È in generale l’assenza di spazio per i bambini, quando gli viene imposta una linea rigida a volte camuffata da una falsa libertà, non imparano. Per sapere e per saper fare devono provare e farlo con il loro pensiero e il loro modo di vedere le cose ma senza che siano abbandonati a loro stessi. Le regole sono necessarie ma tutto deve nascere dall’esperienza dei bambini.”
I feedback dei genitori sull’iniziativa restituiscono quindi non soltanto il loro “gradimento” riguardo la tipologia dei temi-traccia laboratoriali ma ne sottolineano anche la “rilevanza”, consapevoli dell’importanza che occasioni di aggregazione e momenti di socializzazione, tra creatività e arte, possono avere per genitori e figli.
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