SIAMO TORNATI! A settembre le “DOORS” sui territori si sono riaperte con la formazione di Progetto Axé dedicata agli ArtEducatori

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Bentornati a tutti, vicini e lontani! A settembre sono partiti molti dei laboratori e delle attività legati al Progetto DOORS. Tutti i partner hanno elaborato programmi di sostegno per i propri territori, per vincere la grande sfida di contrastare la povertà educativa.

Dove eravamo rimasti? In Italia, 1,2 milioni di giovani Under 18 hanno possibilità piuttosto scarse di accesso all’apprendimento, scolastico e non, così come allo sport, all’intrattenimento, alla cultura in senso più ampio Tra questi, il 24% non raggiunge nemmeno le competenze minime in matematica e lettura. La povertà educativa colpisce prevalentemente giovani e adulti in povertà assoluta, ma anche “fuori” da queste dinamiche il fenomeno è riscontrabile soprattutto nella fascia di età successiva alla scuola dell’obbligo  .

In questo contesto sociale è nata l’idea del Progetto DOORs, sostenuta dal Fondo Contro la Povertà Educativa dell’Impresa sociale Con I Bambini, che garantisce per 3 anni un percorso territoriale e collaborativo coinvolgendo 28 partner in tutta la Penisola. Dal Piemonte, alla Calabria tutti ingaggiati, per colmare questo “vuoto” educativo e creare attorno a giovani e adulti una vera e propria comunità educante.

E adesso? Da settembre sono stati avviati alcuni dei laboratori e degli incontri formativi previsti per giovani ed educatori a livello locale e nazionale. Tra i primi appuntamenti, il “tour formativo” organizzato dal partner Progetto Axé Italia, che ha fatto tappa a Roma, Fabriano, Torino e Milano.

Il punto di partenza è quello della Pedagogia del Desiderio, metodo educativo di riferimento del professor Marcos Antonio Candido Carvalho, adottata e promossa da Progetto Axé Brasile insieme ad Axé Italia. In questo approccio pedagogico il fulcro metodologico è l’ArtEducazione in cui “l’Arte è Educazione”: i ragazzi/e sono riconosciuti come soggetti di diritto, di conoscenza e di desiderio. La Pedagogia del Desiderio si ispira al pensiero di Paulo Freire “io non ho nulla da perdere”, partendo dal presupposto che chi non ha nulla da perdere ha molto da conquistare. 

Il metodo riporta i giovani al FARE artistico che contribuisce a contrastare la povertà educativa mettendo loro a disposizione competenze utili per rigenerare se stessi e la comunità di appartenenza. Educare all’arte attraverso l’arte, per sviluppare il potenziale illimitato dell’energia più preziosa al Mondo: i bambini e i giovani. Dopo il grande successo in Brasile, Progetto Axè sbarca in Italia nel 2004 e mette radici generative partendo dalla Casa dell’ArtEducazione di Milano. Un dato significativo è il fatto che in 29 anni di attività, sono più di 27mila i bambini brasiliani che sono entrati volontariamente nell’Axé e circa l’85 di questi è riuscito a evolvere la propria situazione sociale, non tornando più alle condizioni di partenza.

Per capire meglio e approfondire le giornate di formazione dedicate all’ArtEducazione e alla Pedagogia del Desiderio, abbiamo intervistato Rocco Fava di Progetto Axé 

 

I: Ciao Rocco e grazie di dedicarci del tempo. Tu segui la formazione di Progetto Axé in Italia, ci chiedevamo: perché e quando è avvenuto il tuo avvicinamento alla Pedagogia del Desiderio?

Rocco: La scoperta di questo metodo coincide con il mio primo viaggio a Salvador di Bahia nel 2008. Fresco di laurea in filosofia, sentivo il bisogno di fare un’esperienza lontano dalle biblioteche e dalle aule universitarie e qualcosa mi spinse a prendere un biglietto per Salvador. Senza averlo programmato, una volta in Brasile, sentii parlare di Projeto Axé e del suo lavoro a favore dei bambini di strada. 

Quelle poche informazioni destarono in me molta curiosità e interesse. Fu così che riuscii ad avere un appuntamento con il fondatore e presidente di Projeto Axé Brasile: Cesare de Florio La Rocca, il quale mi raccontò la genesi e i principi fondanti del progetto politico-pedagogico di Axé

Quell’incontro ha segnato una svolta nella mia vita: dopo anni di studio avevo finalmente incontrato una realtà in cui teoria e prassi erano due facce della stessa medaglia. Dove l’aiuto agli altri non si fondava sulla sola buona volontà, ma sulla competenza, sullo studio e ricerca e sulla professionalità degli educatori. 

E così tutte le categorie teoriche su cui avevo lavorato nel mio percorso di studi avevano trovato un luogo concreto in cui trasformarsi in azione.  

Iniziai subito un periodo di formazione quotidiano con i coordinatori di Axé. Per due mesi ho affiancato l’unità di strada, andando con loro nelle varie zone della città a incontrare bambini, adolescenti e giovani che vivono per strada. Ho svolto diversi incontri tematici con gli educandi di Axé

Ora posso affermare che – sebbene avessi frequentato l’università per molti anni – mai mi era capitato di confrontarmi con un contesto tanto impegnativo e autentico; di riuscire a vivere una così veritiera e intensa esperienza dialogica da rendere a me manifesto, con stupore e meraviglia, quanto fosse unico e prezioso il valore del dialogo su cui la Pedagogia del Desiderio fonda le sue radici. 

Mentre esponevo il mio pensiero, le mie idee e visioni del mondo, Projeto Axé mi offriva un’immensità di vissuti, esperienze, umanità a me sconosciuti, dai quali apprendere e sui quali non posso ancora oggi che continuare a riflettere e interrogarmi. 

 

I: Quali obiettivi hai da formatore Axé?

Rocco: Formatore non è colui che sa, ma colui che non ha smesso di imparare. La formazione per Axé è uno spazio, circolare e dialogico, di ricerca in cui tutti i partecipanti imparano condividendo. 

Questo processo è impegnativo, non solo perchè necessita di forte capacità di ascolto, ma anche perché richiede la capacità e la disponibilità a de-costuire molte delle conoscenze acquisite. 

Questa è un’impresa impegnativa e faticosa, ma indispensabile come formatore. 

 

I: Costruisci un “patto formativo” con i tuoi partecipanti? Se sì, di cosa si tratta?

Rocco: Sì, certamente! Il contratto didattico che si stabilisce nelle formazioni di Axé si fonda in primo luogo sulla chiarificazione ed esplicitazione di quale progetto politico-pedagogico si intende realizzare. 

Questo vuol dire che è necessario interrogarsi su quali siano i presupposti teorici su cui poggia l’azione educativa: “non esiste pratica senza teoria”.  Nelle formazioni si lavora per costruire una comunità di donne e uomini che si riconoscono in questo progetto e che agiscono per la sua realizzazione. Per farlo è necessario non solo chiarire le finalità, ma anche condividere pensieri e parole che si strutturano come un linguaggio che permette la comunicazione tra i vari soggetti. Infatti, non è possibile costruire una comunità che si riconosca in un obiettivo politico pedagogico, se i partecipanti non condividono pensieri e parole che guidano le loro azioni e permettono di intendersi.

 

I: Ci puoi raccontare la formazione per DOORS? 

Rocco: Le formazioni svolte finora mi hanno confermato che anche in Italia la Pedagogia del Desiderio e l’ArtEducazione sono un potente approccio, che se reinventato nei diversi contesti territoriali e non trasferito meccanicamente, può attivare processi di trasformazione in tanti giovani che in Italia vivono in condizioni di povertà educativa.

La partecipazione degli operatori nelle città di Roma, Fabriano, Milano e Torino mi ha permesso di comprendere che non si può educare senza essere spinti dal desiderio di farlo. Per questo uno dei principi dell’Axé è che per attivare il desiderio nei nostri ragazzi, è necessario che gli stessi educatori siano mossi dal desiderio. 

Sono felice di dire che è questo che ho incontrato in questo tour di formazioni. Persone desiderose di apprendere insieme, che si sono rese disponibili ad ascoltare portando – nello spazio del dialogo – il loro bagaglio di saperi ed esperienza.

Sono personalmente molto soddisfatto da questo primo ciclo, tanto per il numero di persone coinvolte, quanto per la partecipazione dimostrata. Devo riconoscere che, in particolare,  il contesto di Fabriano mi ha sorpreso positivamente e condivido con il presidente Cesare de Florio la Rocca la convinzione che in questa comunità sia già in atto un processo di trasformazione.  I risultati saranno determinati da quanta acqua sarà versata per far crescere il seme piantato durante le formazioni.  

 

I: Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza emersi nello scambio con i partecipanti alla formazione Axé per DOORS?

Rocco: I partecipanti hanno, nella stragrande maggioranza, mostrato il desiderio di cambiamento in loro stessi e la volontà di costruire una comunità che si riconosce nei principi della Pedagogia del Desiderio e dell’Arteducazione. 

Purtroppo però il tempo a disposizione per gli incontri si è rivelato troppo esiguo per far sì che quanto emerso potesse essere ulteriormente approfondito e sedimentarsi. Credo che due giorni di formazione probabilmente sono pochi.  

 

I: Ti senti un change maker? Perché?

Rocco: L’espressione “change maker” non mi piace e non riesco a riconoscermici. Forse perché questo continuo ricorso all’inglese tanto di moda nei tempi odierni mi infastidisce. Ciò di cui sono persuaso è che l’educazione, la politica e l’arte – pur riconoscendo a ognuna la propria peculiarità – condividono un’istanza di fondo: la capacità di trasformare il mondo e l’essere umano. E io sento il desiderio di contribuire e partecipare in prima persona a questo cambiamento.

 

Chiara Medini – responsabile social di DOORS

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