Il soffitto (viola)
di Exodus
Quando l’aula diventa una stanza o il “soffitto (viola)” di una cameretta, nei tempi della didattica a distanza da coronavirus
Quando con G. sudiamo 7 camice per fare un esercizio che in presenza avremmo fatto in un batter d’occhio, l’unica cosa che vedo è il soffitto di quella stanza.
Sì, perchè G., mentre ci videochiamiamo, lascia il telefono appoggiato sul tavolo mentre lui scrive sul quaderno.
Nel chiacchierare, poi, mi racconta che è stufo e stanco.
– “Di cosa sei stufo G.?” – “Delle video lezioni, sono troppe”. Assieme guardiamo il calendario e ci rendiamo conto che le lezioni coprono circa 3 h in tutta la settimana.
Rispetto a quando si andava a scuola, il quantitativo di lezioni è pressoché nullo. – “Si va bhe, ma qui non ho il banco, sono stanco, non sono a scuola”.
Penso allora che, per quanto non voglia ammetterlo, G. è stanco di stare a casa a fare nulla, a non vedere i suoi amici, i suoi insegnanti… Gli manca la scuola.
E non sarebbe d’accordo con Gino Paoli: “questo soffitto (viola) no non esiste più”, perché non c’è nulla che possa alleggerire il peso di quel soffitto che mi mostra ogni volta.
Anna, Educatrice Exodus Verona
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