DAPPERTUTTO e il territorio che diventa comunità
di Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci
Si è concluso dopo tre lunghi e intensi anni il percorso intrapreso da DAPPERTUTTO, ma per un progetto del genere probabilmente il termine “concluso” non è il più corretto.
Diciamo pure che si è messo un punto al paragrafo iniziale di questo cammino che ha visto tante persone essere attrici e attori di un cambio di passo e di prospettiva nei confronti di un territorio che è diventato comunità.
È come se si fosse piantato un seme in un terreno rimasto sempre fertile, nonostante quell’asfissiante siccità (naturale e sociale) che a volte caratterizza questa nostra parte di mondo.
Lo abbiamo trattato con delicatezza questo seme, prendendoci cura dei suoi germogli più cari e belli per poi arrivare alle loro famiglie, alla comunità educante, alle istituzioni e a tutti coloro che passando per quelle piazze e quei vicoli della Kalsa vedono la meraviglia della vita di quartiere.
È stato un percorso con molti ostacoli da superare e nonostante si sia sviluppato, praticamente, durante il periodo del lockdown mai è andato perso quel dialogo istaurato tra le parti e il territorio che ci ha permesso di essere sempre presenti all’interno della scuola.
Una scuola di prossimità che, come sottolinea l’assessore Marano, è stata capace di creare attorno a sé una rete che la sostenesse e che le permettesse di lasciare ogni porta aperta per consentire all’intero territorio di contaminarsi delle esperienze, delle prassi, delle competenze e delle storie di tutti coloro che, ancora e per fortuna, sono in grado di mettersi all’ascolto uno dell’altro.
In questa dimensione dinamica e processuale creatasi si sono voluti trasformare quei contesti statici che abbiamo sempre vissuto, facendoli incontrare e scontrare con le narrazioni di ognuno di noi; prendendoci e godendoci il lusso di quella libertà che ammettendo e accogliendo l’imprevedibilità di ciò che succede collega le vite reali degli attori del processo al processo stesso.
Tutto ciò è stato possibile grazie non solo alla professionalità e alla capacità di affrontare gli imprevisti e le sfide di tutti coloro che hanno fatto parte di questa esperienza, ma allo stesso modo, anche grazie ad una metodologia che ha accompagnato questo percorso e che ha tracciato in maniera ordinata ma flessibile la strada da intraprendere.
Come afferma la coordinatrice del curriculo 0-6, Elena Mignosi, è stato necessario un tempo adeguato, un tempo lungo in grado anche di fermarsi un po’ rispetto alla frenesia di una società individualista come quella che stiamo vivendo; un tempo giusto che garantisca alle persone l’appropriazione reale delle cose che vivono e di cui fanno esperienza.
Uno dei cardini del progetto DAPPERTUTTO è stato appunto questo, mettere a sistema l’individuo, il gruppo e il contesto in cui operano: per promuovere un processo di cambiamento ed esserne in grado poi di sostenerlo è necessario che il singolo agisca a livello individuale, gruppale e organizzativo. In questo modo si è riuscito a garantire, in tutto il percorso, una sorta di coerenza interna che mettesse in rete tutte le parti in causa e le connettesse l’una all’altra: ogni azione di un bambino chiamava inevitabilmente quella di un altro, che a sua volta richiedeva l’intervento di un docente, che aveva il bisogno del confronto con l’esperto che a sua volta osservava l’operato del singolo bambino.
È stato come muoversi dentro una danza in cui ogni passo, continuando quello precedente porti al passo successivo, apportando ogni volta un miglioramento in più nella visione di insieme.
Parafrasando sempre Elena Mignosi, bisogna sempre ritornare su ciò che facciamo, sulle nostre scelte e sulle nostre mosse per poterle migliorarle; qualunque esperienza se non viene pensata e ripensata non diventa cambiamento.
Il progetto DAPPERTUTTO ha fatto propri tutti questi input creando spazi e tempi di riflessione idonei per tutte le persone che ne hanno avuto modo di sperimentarne le modalità ed è appunto tramite strumenti e strategie che è stato possibile arrivare ad uno dei più importanti risultati attesi: il curriculo 0-6.
Si tratta di un curricolo olistico, un curricolo che ha come obiettivo principale prendersi cura dei bambini nella loro interezza e nella loro integrità; un metodo in cui tutte le dimensioni dei bambini, dalle emozioni ai movimenti del corpo, si integrino tra loro e si intreccino quindi con la sfera educativa. Un curricolo aperto e flessibile, che valorizzi il gioco e il linguaggio espressivo e che si muova sempre su un asse collettivo, partecipativo.
Il ruolo fondamentale degli esperti e dei docenti ha permesso di camminare su un percorso non rettilineo ma comunque sostenuto da quella rete tessuta con diligenza negli anni.
Educatori, esperti e bambini hanno lavorato insieme, in sinergia, riscoprendo una dimensione di gruppo in cui si sono divertiti; dimensione in cui gli educatori non sono stati chiamati a dirigere il lavoro, ma si sono lasciati guidare dalla partecipazione dei piccoli seguendo le tracce segnate dalle loro esperienze.
La metodologia si avvalsa di molti strumenti, come la lettura, i colori, materiali di vario genere, ma l’obiettivo di fondo era sempre quello di lasciare i bambini liberi di utilizzare tutte le loro capacità percettive al fine di fare esperienze; esperienze che hanno permesso loro di approcciarsi in maniera curiosa, intuitiva e appunto percettiva alla conoscenza. A testimonianza di ciò, alcune delle parole utilizzate durante l’evento di chiusura del progetto da parte delle docenti sono state: esplorazione, libertà di azione, gioco, stupore.
È invece con un’altra parola, che racchiude poi tutto il processo iniziato ma sicuramente non terminato da DAPPERTUTTO, che vogliamo “lasciarvi”; una parola concreta, una parola così semplice da portare con sé tutta la complessità del percorso; una parola che trova nel tempo lungo, di cui abbiamo parlato prima, un assioma imprescindibile.
Questa parola è Continuità.
Ci auguriamo continuità nel raccordo tra le parti che in questo cammino sono state fianco a fianco: enti pubblici che curano i servizi educativi, scuole e le associazioni che, come abbiamo visto hanno dato, e continueranno a farlo, un apporto fondamentale.
Auguriamo di trovare altre persone che vedano la continuità nel modo di concepire l’educazione; un’educazione che non risponda a dei processi statici, fissi, precostituiti, ma che sia un vero e proprio processo di cambiamento in continua evoluzione che dal nido passi all’infanzia e poi alla primaria, di anno in anno senza resa.
Ed infine auguriamo a tutti noi di non smettere mai di vedere la continuità come un flusso sempre vivo di esperienze, sperimentazioni e ricerche che ci permettano di CONTINUARE a difendere i servizi educativi pubblici presenti in città, rafforzarne la loro identità e il loro valore.
Questi sono solo alcuni dei risultati raggiunti negli ultimi tre anni
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