Prosocialità e resilienza: due life skills necessarie

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Sono giorni difficili per tutti: le nostre vite sono state stravolte, l’emergenza ci impone di restare a casa ancora per un po’ e questa decisione non l’abbiamo presa noi! In qualche modo la società ci sta chiedendo di attuare un cambiamento, su noi stessi, sulle nostre famiglie, sulle nostre vite.

La parola “crisi” deriva dal greco “Krisis” che vuol dire scelta. La scelta deve direzionarsi verso nuove opportunità, creandone dove non esistevano prima. Lavorare su se stessi oggi per tornare ancora più forti quando l’emergenza sarà finita potrebbe essere una buona modalità per affrontare lo stress che aumenta man mano che i giorni passano.

Mantenere un atteggiamento positivo è un buon inizio per non cadere nel loop negativo, in cui tutto intorno a noi diventa potenzialmente catastrofico. Partendo da qui, questo cambiamento può diventare qualcosa di concretamente positivo. In particolare, sarebbe utile lavorare su due life skills – ovvero quelle abilità/capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana – assolutamente necessarie in situazioni come quella che stiamo vivendo: prosocialità e resilienza.

 

La prosocialità va intesa come disposizione ad aiutare e a condividere. I comportamenti prosociali, infatti, sono quelle azioni che, senza la ricerca di ricompense esterne, favoriscono altre persone; si tratta di azioni gratuite, attuate, cioè, senza sollecitazioni o richieste altrui. Tali comportamenti vanno oltre la dimensione dell’altruismo, in quanto non rappresentano esclusivamente una risposta ai bisogni o alle difficoltà degli altri: essi implicano reciprocità e socialità, favorendo la creazione e la stabilità di relazioni interpersonali positive e soddisfacenti. Alcuni esempi di condotta prosociale sono rappresentati dall’essere solidale, dal condividere, dall’aiutare, dal confortare, dal collaborare, dal dare, dall’ascoltare, dal valorizzare l’altro.

 

La possibilità di attuare comportamenti di questo tipo è legata a specifiche capacità, tendenze ed abilità, riscontrabili a vari livelli:

 

1) A livello cognitivo, le capacità di decentrarsi, di assumere il punto di vista altrui, e di percepire il significato di una situazione sociale e delle sue regole; inoltre, la tendenza al pensiero benevolo ed ottimistico.

 

2) A livello emotivo, le capacità di entrare in contatto con le proprie emozioni ed i propri vissuti, di esercitare un adeguato controllo su di sé, di comprendere i sentimenti altrui.

 

3) A livello strumentale, le abilità di esprimersi adeguatamente, di pianificare, di controllare il comportamento aggressivo.

 

Coloro che possiedono un ricco ed articolato repertorio di abilità prosociali hanno maggiori probabilità, rispetto a chi ne è carente, di affrontare con successo le esperienze di vita e di costruire e mantenere una solida rete di sostegno sociale.

Gli aspetti emotivi più rilevanti nel determinare l’azione prosociale sono connessi alla stima di sé e all’empatia. Un buon livello di autostima appare correlato positivamente con la manifestazione di azioni prosociali, in quanto la persona che agisce non avrebbe necessità di gratificazioni, né di conferme costanti dall’esterno, al contrario di quanto avviene per i soggetti con bassa autostima.

Il fattore empatia è considerato un prerequisito fondamentale del comportamento prosociale, nonché un “mediatore” tra il percepire e comprendere lo stato di bisogno dell’altro e il successivo passaggio all’azione.

 

Per quanto riguarda la resilienza, è un concetto che ha acquisito una grande rilevanza negli ultimi anni, è andato molto di moda relativamente alle condizioni di stress a cui l’attuale società ci ha portato.

 

Ci sono persone caratterizzate dalla loro grande capacità di resilienza. Hanno l’abilità di rimanere in piedi nonostante le avversità e il principio su cui si basano è l’idea delle difficoltà in quanto insegnamenti. Sanno che è impossibile essere immuni alla sofferenza e capiscono che le tempeste che rabbuiano il loro quotidiano sono anche delle opportunità attraverso cui farsi valere.

Ci sono persone resilienti perché hanno avuto un esempio di resilienza da seguire da parte dei genitori o dei fratelli. Ce ne sono altre che hanno dovuto scontrarsi da sole con le avversità del proprio cammino, diventando forti grazie alle loro cicatrici. Ciò significa che la resilienza è un’abilità che tutti possono sviluppare e, pertanto, allenare. A questo scopo, è necessario gestire in modo adeguato i propri pensieri e le proprie emozioni: inserirli nel canale corretto per poterli controllare è fondamentale.

 

È possibile individuare alcune caratteristiche delle persone resilienti.

 

Sanno adattarsi ai cambiamenti

Sanno che andare contro le circostanze farà perdere loro energie e preferiscono mantenere la mente aperta di fronte alle diverse opinioni e situazioni.

 

Fanno perno sui loro punti di forza

Conoscono sé stesse. Sanno cosa le ferisce e infastidisce e capiscono che il loro benessere dipende da quanto si prenderanno cura di loro stesse. Le persone resilienti sanno individuare le loro debolezze e i loro punti di forza e sanno farne uso quando necessario. Utilizzano la loro voglia di lottare, la loro motivazione, le loro abilità e il loro sforzo come motore per andare avanti. Ma soprattutto rispettano se stesse e si curano, perché sanno che conoscersi è il passo fondamentale per crescere e costruire relazioni sane con gli altri.

 

Sanno che è necessario accettare per andare avanti

Sanno che accettare è sinonimo di progresso e cambiamento. Perché solo quando accettiamo ciò che ci succede possiamo iniziare a lavorare per migliorarlo; se, invece, lo neghiamo, non facciamo altro che conferirgli più vigore. Le persone resilienti sanno che accettare significa comprendere, affrontare e non darsi per vinti.

 

Ritengono che nessuno sia immune alla sofferenza

Essere resilienti non significa non avere ferite, vuol dire che, nonostante la loro presenza nell’animo, la situazione avversa è stata in qualche modo istruttiva. La persona resiliente è capace di accettare il dolore e, invece di farsi sopraffare da esso, ha scelto di imparare.

 

 

Un elemento che ben si accosta alla resilienza è l’umorismo, che si integra nella vita e la trasforma in qualcosa di più sopportabile e positivo. L’umorismo può assumere molte forme, dal semplice scherzo al sorriso con cui affrontiamo le avversità; e una persona che sappia sorridere di sé cresce in libertà e forza interiori. In una famiglia è possibile creare un clima in cui esso possa nascere e svilupparsi; si possono cercare giochi ed altre attività idonee a stimolare quelle componenti del senso dell’umorismo che abbiamo.

Ciò contribuirebbe moltissimo ad affrontare l’emergenza.

 

 

Alcuni consigli per educare un bambino alla resilienza

 

Quando vostro figlio vi chiede di potersi cimentare in un compito, lasciatelo tentare. Anche se vi sembrerà troppo complesso rispetto alle sue abilità, dategli libertà. Potrebbe stupirvi!

 

Insegnate a vostro figlio ad aspettare. Insegnategli che non tutto arriva pronto per essere usato o non tutto può essere comprato subito. Spiegategli perché non è possibile fare quella cosa in quel dato momento. Vero, le prime volte si ribellerà, potrà lamentarsi ma ricordatevi che nella vita on avrà tutto e subito. Non è meglio insegnargli fin da subito che ciò che ha arriva grazie al sacrificio e all’impegno?

 

Valutate le richieste di vostro figlio. Se vi chiede un giocattolo o un capo di abbigliamento o un taglio di capelli solo perché va di moda e ce l’hanno tutti i suoi amici… bè queste non sono buone motivazioni per accontentarlo. Insegnategli a rendersi diverso dalla massa, a ragionare con la sua testa, a volere quel cappello o quella maglia perché gli piace e non perché altrimenti i suoi amici lo prendono in giro.

 

Tanti genitori tentano a tutti i costi di proteggere i loro figli da tutti i problemi che potrebbero incontrare nella vita. È giusto che un genitore li protegga, ma è giusto che anche i figli sbaglino. Gli errori e le cadute servono a crescere, servono a rialzarsi più forti e determinati di prima. Insegnateli piuttosto ad affrontare gli ostacoli! Non sminuite mai i suoi sentimenti, siate il loro porto sicuro ma senza mai sostituirvi a loro.

 

Cercate di attuare voi per primi un atteggiamento di reale interesse verso il mondo di vostro figlio e il suo andamento scolastico. Ricordatevi che la scuola non deve essere per forza noiosa e se voi lo aiuterete a mantenere sempre un atteggiamento positivo orientato al potenziamento delle sue abilità, questo lo aiuterà a mantenerlo anche in futuro in altre occasioni.

 

L’abuso di merende e di giochi elettronici. Insegnate a vostro figlio a rispettare delle poche e semplici regole: come ad esempio “puoi giocare ai videogiochi solo dopo che hai finito i compiti e non per più di 30 minuti”. Insegnategli ad autoregolarsi nell’uso di questi strumenti per far si che non diventino un abuso e non siano loro a governare la sua vita.

 

Insegnate a vostro figlio a rispettare gli altri e il loro turno di parola. Dovrà aspettare il suo turno come tutti gli altri.

 

Insegnate già da subito ai vostri figli a prendersi cura dei propri oggetti fin da piccoli. Pretendete che vostro figlio si prenda le sue piccole e grandi responsabilità e svolga i suoi doveri, commisurati all’età (rifare il letto, dar da mangiare agli animali domestici, portarli fuori, lavarsi i denti e prepararsi per andare a dormire).

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