I 30 anni della Convenzione
di Mondo in Cammino Cooperativa Sociale
Il 20 novembre 2019 è ricorso il Trentennale della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata dall’Italia con legge del 27 maggio 1991, n. 176. Per festeggiare questo anniversario, nei giorni 14 e 15 novembre 2019 si sono svolti a Napoli gli Stati Generali dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che hanno visto riunite a lavoro le Autorità Garanti di tutte le Regioni italiane.
La Convenzione rappresenta un punto fermo nell’affermazione dei Diritti dei bambini e sicuramente tanti sono stati i passi in avanti che sono stati fatti a protezione e tutela dei minori. Tuttavia, oggi, nel 2019, ci troviamo di fronte ad una contraddizione: mentre tutto avanza e scorre velocemente, mentre la tecnologia si impossessa delle nostre vite, mentre tutto si automatizza, mentre la scienza progredisce, mentre si organizzano “Tour” sulla Luna, c’è una grossa fetta di persone che non possiede risorse per esprimere e realizzare il proprio potenziale. Ed è proprio questo il dato che è emerso prepotente durante gli Stati Generali: “in Italia vivono circa 10 milioni di bambini e ragazzi sotto i 18 anni di età e rappresentano il gruppo a maggior rischio di povertà: circa il 12,1% di loro vive in povertà assoluta”. È quanto dichiara Francesco Samengo, Presidente dell’Unicef Italia. Tutto ciò in netto contrasto con quanto citato dall’Articolo 29 della Convenzione al comma 1: “Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità, tra le altre, quella di favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità”. “In Campania – continua Samengo – le persone di minore età a rischio di povertà ed esclusione sociale nel 2017 erano il 47,1% contro una media nazionale del 32,1%. La povertà minorile non è solo privazione materiale, ma anche mancanza di protezione sociale, cure sanitarie adeguate, cibo sano, alloggi salubri, giochi, sport, vacanze, povertà educativa. In Campania i tassi di abbandono scolastico nel passaggio alla scuola secondaria di secondo grado sono pari al 2,1% contro una media nazionale pari dell’1,6%. Secondo un’indagine Eurostat, l’Italia è il paese con il più alto numero di NEET (Giovani inattivi che non studiano, non lavorano e non sono in percorsi di formazione, ndr) all’interno dell’Unione Europea: nel 2017, il 25,7% di giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni residenti in Italia non studiava, non lavorava e non era inserito in percorsi di formazione. Secondo dati Istat tale percentuale in Campania tra i 15 e 29 anni è pari al 35,3%.
In realtà, solo di recente, con la legge delega 33/2017 è stato avviato un intervento organico di contrasto alla povertà materiale minorile, con l’attivazione del Reddito di Inclusione sociale per le famiglie con minori in condizioni di povertà assoluta, di cui, però, non è ancora possibile valutarne l’efficacia. Al Miur viene affidato il compito di individuare le aree di esclusione sociale, caratterizzate da povertà educativa minorile e dispersione scolastica, nonché da un elevato tasso di fenomeni di criminalità organizzata, sulle quali concentrare l’intervento. Dunque, si mette in campo un approccio innovativo che parte dalla analisi territoriale per una programmazione di interventi che coinvolga la scuola così come gli altri attori locali nelle aree di maggior svantaggio per l’infanzia. Nella intersezione tra politiche di welfare e politiche educative, la “povertà educativa” diviene il terreno comune di azione per le agenzie sociali ed educative, mettendo al centro il bambino e la famiglia nella sua interezza, e facendo convergere l’impegno della scuola con quello di una più ampia “comunità educante”.
L’auspicio è che questo approccio, alla luce dei primi passi compiuti, possa ispirare lo sviluppo di politiche di sistema, coraggiose, per riaccendere davvero il futuro dei bambini e, in questo modo, il futuro del Paese, traducendo le promesse della Convenzione, a distanza di 30 anni, in azioni concrete per ogni minore in Italia e nel mondo.
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