Due anni di CEC: facciamo un bilancio

di

Il post è a cura delle educatrici di Nichelino

Ad oggi il Centro Educativo di Comunità – CEC non può essere più definito “una fase del progetto” o semplicemente uno spazio dedicato al sostegno all’apprendimento o alle attività ricreative. Il CEC ha assunto la forma di un percorso di nascita, crescita e trasformazione che ha visto numerosi ragazzi partecipare alla costruzione di un luogo fatto su misura per i loro bisogni e necessità. Il CEC è un luogo d’incontro, di crescita e di sperimentazione collettiva, uno spazio per mettersi alla prova con le proprie difficoltà e riconoscersi costruttivamente in quelle degli altri.

Durante questi due anni abbiamo sperimentato diversi approcci per rendere ogni CEC un luogo dove le esperienze e le domande dei ragazzi e delle ragazze potessero trovare uno spazio di confronto e dove le regole, fatte insieme agli studenti stessi, diventassero strumento di autonomia e autogestione. Una delle strategie fondamentali che ha permesso ai ragazzi di seguire la nostra proposta con continuità e curiosità è stato il coinvolgimento degli animatori educativi (studenti delle classi terze e quarte delle scuole secondarie di secondo grado della città) e quindi l’adozione della peer education. L’educazione tra pari è una strategia educativa potente, perché capace di attivare un processo naturale di passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze di vita. Gli animatori educativi hanno interagito con i ragazzi creando legami solidi, attivando rapporti di fiducia e sostegno. Gli stessi ragazzi hanno riconosciuto il valore aggiunto di essere seguiti e aiutati dagli animatori, dandosi reciprocamente la possibilità di ritagliarsi uno spazio per confrontarsi e raccontarsi.

In seguito al forte cambiamento dovuto all’emergenza sanitaria, abbiamo adattato i CEC alla modalità online, trasformandoli in “CEC in rete”. Nonostante le continue difficoltà, alcuni dei ragazzi hanno scelto di dare fiducia alla nostra nuova proposta. Noi, intanto, abbiamo potuto entrare in contatto diretto con i loro genitori:  la comunicazione, che prima passava attraverso le scuole che ci ospitavano, con forte motivazione e collaborazione, è infatti passata nelle nostre mani. Abbiamo ricevuto grandi riscontri da parte delle famiglie, che avvicinandosi e confrontandosi maggiormente con gli intenti del Progetto hanno stimolato i ragazzi a continuare, trovando nei CEC una soluzione alle difficoltà riscontrate durante i periodi di lockdown. I familiari hanno espresso soprattutto il desiderio di trovare per i loro figli uno spazio dove poter continuare a relazionarsi con il gruppo di pari. Spesso ci hanno mandato messaggi di gratitudine, come in questo caso qui: “Buongiorno, innanzitutto colgo l’occasione per ringraziarvi per tutto ciò che avete fatto in questi mesi. Al di là dell’aspetto didattico, per cui siete stati di grande aiuto, vi voglio ringraziare per aver riportato il sorriso a D., che si stava spegnendo…”

In generale i ragazzi hanno espresso sempre, attraverso le parole e non solo, un gran desiderio di avere uno spazio tutto loro, dove poter conoscere nuove persone e stringere nuove amicizie. Un luogo dove poter raccontare quello che sanno fare, dove sentirsi parte di un gruppo di persone in grado di accoglierli e dove poter condividere passioni e pensieri.

 

Regioni

Ti potrebbe interessare

I nostri ragazzi pensano in grande

di

di Daniele Angius, educatore nelle scuole di La Loggia Primo incontro in classe. Iniziamo leggendo l’articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti...

Restiamo connessi!

di

Anche gli educatori di Comunit-Azione si sono armati di cuffie e webcam per trasformare le attività del progetto in didattica, animazione e...

Edugame: un quiz per fare conoscere ai giovani l’Agenda 2030

di

In queste settimane 100 studenti dei CEC delle scuole di Comunit-Azione si stanno sfidando sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (SDGs)....