Un soffio per spargere opportunità sul territorio

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Imparare sembra semplice: un banco, un libro, un laboratorio, qualcuno che spieghi e aiuti a capire. Invece non tutto è così facile e automatico.

Bisogna superare le difficoltà, per esempio raggiungere gli allievi là dove vivono.

Bisogna saper spiegare possibilmente appassionando e non annoiando chi sta ad ascoltare.

E bisogna che quello che si insegna sia nuovo e utile, magari in grado di diventare una base su cui costruire un pezzo del proprio futuro.

La squadra di Community School si è posta tutti questi problemi e i 48 partner cercheranno di affrontarli giorno per giorno – adesso che la macchina si è messa in moto – e lo faranno seguendo le linee guida delle nove azioni di cui si compone il progetto.
Se i destinatari sono bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, è inevitabile parlare di educazione.

La prima azione definisce quella “non formale“, ovvero fatta non necessariamente sui banchi di una scuola (anche se gli interventi finiranno per arricchire proprio l’offerta formativa degli istituti partner). Musica, teatro, cultura e arte per imparare la sostenibilità (il progetto speciale di Cittadellarte, il cui padre è Michelangelo Pistoletto), ma anche robotica, team building, educazione alle pari opportunità e all’integrazione attraverso lo sport, anche tra normodotati e disabili.

Community School si propone di fronteggiare la povertà educativa. Ma dove c’è questa povertà, spesso c’è anche fragilità sul fronte delle famiglie. La seconda azione pensa anche a questo, potenziando gli strumenti di welfare e mettendosi accanto ai genitori per aiutarli con i problemi più pratici (come il tempo) e con quelli più sostanziali, come l’ascolto e la comprensione dei bisogni.

Ma il progetto vuole lasciare tracce permanenti sul territorio: per questo la terza azione ha come obiettivo la creazione di un patto di territorio che metta insieme associazioni e istituzioni.

Se imparare significa anche costruire per il futuro, bambini e ragazzi arricchiranno il loro bagaglio di conoscenza con l’aiuto delle aziende del territorio, il tema della quarta azione che si orienta anche sulle cosiddette competenze “steam“, acronimo dietro cui si nascondono scienze, tecnologia, ingegneria, arti e matematica.

Ci sono azioni meno appariscenti, ma comunque necessarie. Il lavoro va coordinato, con la cabina di regia, i tavoli di lavoro e i manager di progetto. Il modello educativo che si svilupperà sul campo attorno a Community School va consolidato e reso replicabile, coinvolgendo, formando e sensibilizzando. Le scuole e le famiglie saranno affiancate, in modo da conoscere i loro bisogni e affrontarli insieme. E l’impatto del lavoro svolto sul territorio e sui destinatari del progetto sarà misurato anche con l’aiuto di un ente terzo.

E c’è un’azione che si occupa di quello che stiamo facendo adesso, raccontandovi le azioni di Community School: raccontare quello che succede, comunicare, farsi conoscere dai destinatari del progetto. Perché le foreste crescono in silenzio, ma serve anche il vento rumoroso per spargere i semi sulla terra.

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