“Miti allo specchio: Venere e Narciso” il laboratorio di Cittadellarte

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«Una volta una studentessa di non più di dieci anni sembrava quasi aver studiato il lavoro di Michelangelo Pistoletto. Aveva una capacità di lettura delle opere incredibile per la sua età»: ecco che cosa può succedere quando si mettono i bambini e i ragazzi di fronte all’arte contemporanea, e in fondo di fronte anche a se stessi. È questo lo scopo di “Miti allo specchio”, uno dei laboratori proposti da Cittadellarte che fanno parte dell’offerta di Community School, il progetto che riunisce le forze di 47 partner del territorio biellese per trovare vie d’uscita alla povertà educativa e che ha ottenuto il sostegno e i finanziamenti nazionali dell’impresa sociale “Con i bambini”.

A raccontare l’esperienza degli allievi di elementari e medie, tra i 6 e i 14 anni, di fronte a un mondo a loro poco noto è Alessandra Bury, una delle educatrici che accompagna gli studenti lungo i due percorsi studiati per loro. «L’arte di Michelangelo Pistoletto, soprattutto la parte legata ai quadri specchianti ma non solo, nasce come riflessione sull’identità, sulla conoscenza del sé» racconta l’educatrice. «“Chi sono io?” è un interrogativo di valenza universale, penso che ognuno di noi nel corso della sua esistenza si sia posto questa domanda. Il lavoro che facciamo per risolvere questo quesito è da un lato una ricerca introspettiva e dall’altro un confronto con ciò che ci circonda, con “l’altro”. Michelangelo Pistoletto ha artisticamente esplicitato questo “percorso” nei quadri specchianti, che hanno il potere di restituire un ritratto collettivo, potenzialmente universale».

Concetti all’apparenza complicati per un ragazzino. Ma l’apparenza inganna: i due percorsi realizzati a Cittadellarte hanno il fine di renderli più semplici. “Venere” approfondisce il mito classico, partendo dal big-bang e dalla preistoria per arrivare alla Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, indagando sulla creatività, l’asimmetria di genere nella storia, la relazione tra la Terra, il sistema solare e il cosmo, proseguendo anche il progetto “Vita-Spac3”, sviluppato con l’astronauta Paolo Nespoli e l’Agenzia Spaziale Europea. “Narciso” lavora sulla ricerca di se stessi a partire dallo specchio, dal selfie e dall’autoritratto. Qui l’autoanalisi non è vanità ma crescita: «Il laboratorio» spiega Alessandra Bury «inizia con il racconto del mito di Narciso, lo sfortunato giovane incapace di amare chiunque al di là di se stesso. L’incapacità di accogliere gli altri e l’impossibilità di riconoscersi lo portano a innamorarsi della propria immagine e a perdersi, così, nella superficie di uno specchio d’acqua. A partire dal mito i ragazzi iniziano un percorso sull’identità, sulla scoperta di se stessi e dell’altro, attraverso le opere di Michelangelo Pistoletto fino ad arrivare al simbolo del Terzo Paradiso e quindi, al riconoscimento di se stessi come membri responsabili di una società. Nell’ultima fase del laboratorio sono loro a mettersi alla prova come artisti attraverso sperimentazioni sul ritratto».

L’approccio dei ragazzi è, sorprendentemente ma non troppo, più spontaneo e immediato rispetto a quello di un adulto: «L’arte va a dialogare con il nostro lato più immaginativo, incorrotto e giocoso, i bambini in questo senso sono molto avvantaggiati e più ricettivi». E il laboratorio lo dimostra: «Le classi che ho incontrato fino a questo momento hanno risposto in maniera positiva. I bambini rimangono meravigliati di fronte alle opere, si divertono ad interagire con esse, sono felici di sentirsi protagonisti ma anche di condividere questa scoperta con i compagni e gli insegnanti. Capita spesso che i ragazzini anticipino quello che sto per spiegare loro rispetto alle opere».

Reazioni che sembrano contraddire uno studio svolto negli Stati Uniti secondo il quale oltre il 70% dei giovani ha un’idea “gonfiata” di sé e non è in grado di mettersi nei panni degli altri: «Non lo avrei mai immaginato» conferma l’educatrice, «forse perché mi è capitato di assistere nella maggior parte delle volte a delle situazioni di grande collaborazione, inclusione e altruismo. In ogni caso, qui a Cittadellarte ormai da più di vent’anni l’arte viene intesa come un elemento di coesione e trasformazione sociale; gli artisti che sviluppano qui i loro progetti si interrogano su quale possa essere il loro personale contributo da mettere a disposizione dell’altro inteso come la società. Questo processo prevede una continua autoanalisi a fronte di una rinnovata apertura».

In questo senso non esiste luogo più adatto, per una simile attività rivolta ai più giovani, di quello creato a Biella da Michelangelo Pistoletto: «Cittadellarte aiuta a porsi degli interrogativi su quale sia il modo migliore per continuare ad abitare il nostro mondo e offre strumenti e spunti per lavorarci attraverso attività, workshop, laboratori e progetti artistici a lungo termine in tutti i vari ambiti della produzione umana, dalla moda all’architettura, dall’economia alla nutrizione, il tutto in un’ottica rigenerativa e sostenibile. Questo grande percorso iniziato nel 1998 da Michelangelo Pistoletto nel corse degli anni si è concretizzato nel Terzo Paradiso e nei progetti che ne derivano: Let Eat Bi, B.E.S.T., n.o.v.a.civitas, UNIDEE e, più recentemente le Terme Culturali e l’ Accademia Unidee del Terzo Paradiso. Community School è un ottimo canale per coinvolgere in questo percorso anche gli studenti più giovani».

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