Scuola di quartiere Bologna con Veronica Ceruti

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Erano “disperati”, alle soglie dell’emarginazione e dell’abbandono scolastico. Grazie a un progetto della città di Bologna sono finiti sulle pagine di Vogue Italia, con la linea di abbigliamento giovane che hanno creato.

«Noi» ha raccontato all’Academy di Community School Veronica Ceruti «facciamo una fatica immensa ad avere uno spazio sui giornali con le nostre iniziative. Loro sono arrivati su una rivista di moda». È una protagonista della scena culturale ed educativa del capoluogo emiliano la relatrice che è stata ospite della scuola di specializzazione per insegnanti ed educatori creata dal patto territoriale biellese, che ha riunito 47 realtà pubbliche e private ed è stato selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Già responsabile del dipartimento educativo del Mambo, il museo di arte contemporanea della città, è diventata una funzionaria del Comune, prima nel settore cultura e ora da responsabile delle biblioteche.

La sua esperienza non solo è un modello che potrebbe essere replicato altrove, Biella compresa, ma ha cambiato le carte in tavola anche negli uffici dell’Unione Europea: «Quando si è trattato di scegliere come utilizzare i fondi destinati alle città metropolitane, ci siamo accorti che molte risorse erano destinate all’inclusione e al contrasto alla povertà educativa.

La prassi avrebbe suggerito di utilizzarli attraverso i servizi sociali. Abbiamo pensato invece di perseguire gli obiettivi attraverso il sostegno ad arte e cultura. C’è voluto impegno per convincere i funzionari. Ma ci siamo riusciti. E oggi, sulle linee guida per i fondi dei prossimi sette anni, la nostra interpretazione è stata messa nero su bianco e resa valida per tutta Europa. È la nostra vittoria più grande».

La cornice attorno alla quale sono fiorite iniziative come la linea di abbigliamento dei ragazzi di periferia si chiama “Scuola di quartiere”. «Avevamo pensato di scrivere squola, con la q, per evidenziare quello che abbiamo scritto accanto al titolo: non ci sono banchi ma una comunità educante, né allievi, ma ragazze e ragazzi».

Ogni progetto è frutto della costruzione dal basso, attraverso la ricca rete di associazioni, cooperative e realtà che caratterizza Bologna: «È un qualcosa di scritto nella roccia per noi» ha spiegato Veronica Ceruti. «Sono le persone e le comunità a fare la differenza in città». Così i laboratori di quartiere, già coinvolti nel redigere il bilancio partecipativo del Comune, hanno proposto idee in base alle loro esigenze.

Insieme alla moda di “B-Switch”, frutto dei ragazzi di periferia della Bolognina, ci sono iniziative per la lettura, per il teatro, per i musei. «Sono progetti diversi perché diversi sono i destinatari» ha sostenuto Veronica Ceruti. «Soprattutto, sono stati anche in grado di offrire sbocchi nel mondo del lavoro». Qualche esempio? Mediatori in grado di accompagnare i visitatori fragili nei musei o educatori che possano stimolare gli utenti delle biblioteche, reclutati tra laureati disoccupati di 25-30 anni di età. «Aver dato un impiego a trenta persone nell’anno della pandemia» ha sottolineato la relatrice «è un grande motivo di orgoglio».

A stimolare il dialogo con Veronica Ceruti, durante l’incontro svoltosi in teleconferenza, è stato Ruggero Poi, uno dei curatori dell’Academy coprogettata dalla cooperativa sociale Tantintenti, da Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, da Associazionedidee e dal consorzio sociale Il Filo da Tessere. E il messaggio più forte per realtà diverse da Bologna, come Biella, forse arriva proprio dall’esperienza dei giovani disegnatori di moda: «Prendevano, per esempio, una maglia e staccavano le maniche, i dettagli le cerniere, per riusarli altrove. Da un capo di abbigliamento potevano nascerne trenta ma a una condizione, quella di condividere le risorse».

Una regola che deve valere anche fuori dal laboratorio di sartoria e che in qualche modo si collega con quanto sviluppato dalle Terme Culturali di Cittadellarte con la stilista vincitrice del green carpet Flavia La Rocca.

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