Favole al telefono, video, Whatsapp: ecco come Community School resta accanto a bambini e ragazzi

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Chiusi tra le quattro mura di casa, con le abitudini sconvolte dalla quarantena anti-contagio: per i bambini l’emergenza-coronavirus rischia di essere ancora più pesante. Ma quelle mura si possono abbattere. Lo dimostrano le tante iniziative nate in seno al progetto Community School. Il patto territoriale contro la povertà educativa, che ha raccolto l’adesione di 47 partner e il sostegno dell’impresa sociale “Con i bambini”, è stato rapidissimo ad adattarsi ai tempi nuovi con l’aiuto degli strumenti digitali: dalle lezioni in videochiamata alle favole al telefono, fino al mutuo auto-aiuto sulle chat di Whatsapp, sono tanti gli strumenti che la comunità educante ha usato per stare vicina alle famiglie. E in qualche caso i confini sono stati travolti: è il caso proprio delle favole lette al telefono che, con il passaparola, sono arrivate anche fuori regione con prenotazioni per la chiamata serale anche da Lombardia ed Emilia.

L’iniziativa è nata al Trovatempo di Candelo, la struttura creata dalla cooperativa Tantintenti che offre supporto e sostegno a 360 gradi alle famiglie, sempre alle prese con un’agenda di impegni troppo fitta. «Anche nelle giornate ordinarie all’asilo, la lettura è una delle attività che generalmente piace di più» racconta Beatrice, una delle educatrici. «Le favole al telefono lanciano un messaggio semplice ma efficace: siamo presenti anche se fisicamente non possiamo esserlo, vi pensiamo e cerchiamo di dimostrarvelo con piccoli gesti d’affetto». Nate per regalare un momento di relax durante il giorno, si sono presto allargate anche alla sera: «M’immagino» prosegue l’educatrice «che tutta la famiglia assieme possa abbandonarsi al piacere di una coccola, che è rivolta tanto ai bimbi quanto alle mamme e ai papà».

Alla scuola sperimentale di Bioglio le favole viaggiano via video, insieme alle proposte per giochi e attività che le maestre offrono ai “loro” bimbi. E i video diventano anche un sistema per dialogare: «I piccoli ce li mandano» racconta l’educatrice Chiara «per rispondere a ciò che proponiamo o per parlarci delle loro giornate. Per esempio una bambina ha raccontato di aver assistito in questi giorni alla nascita di alcuni pulcini e subito dopo ci ha detto “Maestre, ve li porto poi a scuola”. È un segnale che la relazione non si rompe se si fa il possibile per mantenerla viva, anche se è a distanza». Si lavora in modo analogo anche nelle strutture di Roasio e di Ronco, sempre gestite da Tantintenti. In quest’ultima prosegue in forma digitale anche il progetto sulla musica, già avviato “in classe”. Martina, l’educatrice, lo sintetizza così: «Ancora adesso canto la ninna nanna che mi cantava la mia mamma. E chissà quanti anni ha. Ebbene, quelle canzoni adesso le ricanto al nido ai bambini ed è così che viaggiano nel tempo e creano legami che vanno oltre le mura domestiche».

Per i più grandi sono diventati digitali anche gli incontri con i tutor, con Nicoletta ed Eleonora che, al sostegno allo studio, hanno aggiunto anche la consulenza per usare tutti i dispositivi che le scuole hanno messo in campo per la didattica a distanza, dalle videolezioni alle verifiche e ai compiti prima da scaricare e poi da ricaricare nel sistema per renderli disponibili agli insegnanti: «Cerchiamo di motivarli e sostenerli nel continuare a raggiungere piccoli obiettivi didattici anche attraverso le tecnologie che ci sono state fornite. E poi, diciamocelo chiaramente, in videolezione sono sempre tutti belli, sorridenti, svegli ma… in pigiama. Chi non ha mai sognato di andare a scuola in pigiama? Grazie al cielo in mezzo tanta preoccupazione ci sono loro, che ci regalano ogni giorno quel pizzico di sana ingenuità».

Skype è diventato prezioso anche per gli incontri periodici con i bambini più piccoli e i genitori del Trovatempo («Con i bambini» svela un’educatrice «che si chiedevano perché le maestre fossero nelle scatole e provavano a toccarci»). E si sono trasformati anche i gruppi di Whatsapp, come testimonia il micronido di Ronco: «Prima era usato a titolo informativo. Con il tempo è diventato uno strumento interessante sia per noi che per loro. Ci sentiamo quotidianamente e siamo diventate non più un noi e loro ma un solo noi. Le mamme in questo periodo hanno bisogno di dialogare e confrontarsi, si scambiano foto dei bambini e raccontano quello che fanno durante la giornata. Si sta trasformando in un gruppo di condivisione di quotidianità e di domande».

         

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