Percorsi di Genitorialità: imparare il mestiere del genitore

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Com’è nato il percorso di genitorialità?

Sono anni che propongo una specie di formazione dei genitori nelle scuole in giro per l’Italia, ad esempio Veneto, Trentino, Toscana. Si tratta di uno spazio di condivisione tra genitori in cui poter esplorare le varie facce di questo importante ruolo, ma anche un modo per creare comunità attraverso il confronto delle esperienze. Raffaella Dispenza, presidente delle Acli di Torino, ha partecipato ad un mio incontro così quando Community in Action è partito mi ha proposto di partecipare come formatore ed eccoci qua.

Com’è stata l’esperienza in Community in Action?

Le esperienze nelle scuole sono state molto diverse, ma significative ognuna a loro modo. Il percorso è stato adattato in base alle esigenze del gruppo e all’iniziativa dello stesso. All’Istituto Maria Ausiliatrice di Torino si è svolto tutto online perchè per i genitori era difficile trovarsi, per lo più le famiglie vengono da fuori città, a None ci incontravamo alle 21 e per questo dava la possibilità a entrambi i genitori di esserci, mentre a Chieri il gruppo era prevalentemente femminile, ma anche molto affiatato tanto che dopo un primo ciclo di incontri allo spazio Arka le famiglie hanno chiesto di proseguire con un secondo. Poi c’era Elisa, operatrice delle Acli, che faceva giocare i bambini mentre i genitori seguivano l’incontro così che fosse più facile per loro partecipare.

Qual è la chiave per la buona riuscita di un percorso del genere?

Il tempo. L’affiatamento del gruppo si crea incontro dopo incontro così i partecipanti cominciano prendono confidenza tra loro e superano la timidezza: a volte fare alcune domande o condividere esperienze personali può essere difficile o imbarazzante, ma quando il gruppo si “scalda” diventa naturale. Questa voglia di continuità si vede anche nel dibattito che si crea nei gruppi Whatsapp: vengono creati per le comunicazioni, ma al loro interno si mandano articoli o riflessioni, si scambiano consigli su letture o film utili o interessanti.

Bastano dieci incontri?

I dieci incontri sono propedeutici a questo, l’ideale sarebbe una continuità su tutto l’anno in modo che il gruppo abbia la possibilità di crescere e il genitore sia sempre più portato a contribuire proponendo casi ad personam e il gruppo di Chieri lo dimostra: gli argomenti del secondo ciclo d’incontri sono stati proposti dai partecipanti stessi. Ci vogliono volontà e costanza, ma dopo la quinta elementare molti genitori non vengono più agli incontri c’è meno risposta e più rassegnazione e alla fine degli anni scolastici i gruppi si perdono un po’.

Il covid ha ostacolato il percorso? Quanto è importante la presenza in questi percorsi?

Il covid ha portato alle cancellazioni degli incontri in alcuni casi. La presenza è indispensabile per creare tutto ciò che ci siamo detti finora rende anche l’atmosfera più informale e accogliente per la condivisione. Quello che si vuole costruire è una comunità oltre l’appartenenza scolastica che arrivi fino a una territorialità comune.

Come sono le famiglie di oggi? Perchè partecipano a un percorso di genitorialità?

Sono orfane di riferimento, i genitori si trovano senza una bussola perchè è in atto un crisi di ruoli che porta a grosse solitudini e smarrimento, la comunità si è dispersa e intanto la scuola è diventata più competitiva mentre la tecnologia viene utilizzata come capro espiatorio. Viviamo in un mondo complesso pieno di cambiamenti repentini.

Cosa sono i “Fogli da Frigo”?

Alla fine di ogni incontro lascio ai genitori un riassunto dell’incontro con i suoi punti salienti ed eventuali riflessioni emerse e testimonianze. È una restituzione, una traccia che rimane dell’incontro e che può essere vista sia dall’altro genitore sia dai figli che può stimolare una discussione o anche solo ricordare le buone pratiche, rimanendo lì sotto gli occhi di tutti come i fogli che si lasciano sul frigo per ricordarsi la lista della spesa.

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