Ciack si gira: Daniel racconta il laboratorio di cinema partecipato | Chieri 1

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Come hai saputo del laboratorio e perché hai deciso di iscriverti?

Ho saputo del laboratorio leggendo la circolare che era sul registro e appena ho letto cinema i miei occhi si sono illuminati quindi ho deciso di iscrivermi perché a me piace fare video.

Che ruolo avevi?

Io ho fatto l’aiuto regista, quindi avevo sempre lo script in mano e vedevo se era tutto a posto e insieme a Roberto coordinavamo gli attori, solo nell’ultima giornata ho usato la camera perché a quell’età non sapevo ancora come si impostasse ecc..

Cosa pensi del tema scelto per il cortometraggio?

Credo che sia un tema importante la dipendenza da smartphone, anche se penso che i social non abbiano solo aspetti negativi, ma sono anche uno strumento di svago e intrattenimento (da trattare con cautela), ma soprattutto uno spazio libero, una vetrina dove ognuno può pubblicizzare quello che fa e il proprio lavoro, quindi far arrivare a più persone specifiche un messaggio.

Come ti sei trovato?

Molto bene, soprattutto perché era la mia prima esperienza in un set semi-professionale, che poi si è tramutata in altre sue esperienze sempre con Roberto, la prima era la realizzazione di un cortometraggio ispirato a Dario Argento per il Museo del Cinema e la seconda è stato di nuovo il laboratorio che si è riproposto anche quest’anno, ma stavolta con più badget e più alunni di diverse età. Poi ho potuto anche imparare molti aspetti sulla fotografia della scena che mi sono serviti andando avanti.

Avresti cambiato qualcosa?

Di cose da cambiare non ne ho moltissime perché il laboratorio si è svolto bene, ci sono state delle lezioni teoriche con una psicologa, poi le lezioni effettive dov’è si girava il corto e anche se Roberto cercava di integrare tutti i ragazzi, alcuni, ovviamente si annoiavano perché alla fine quando si girava non c’erano molti ruoli da ricoprire. Quindi cercherei di aggiungere più ruoli cosicché più studenti possano fare qualcosa e con i laboratori di quest’anno questa cosa è stata in parte risolta perché c’erano effetti più complicati e quindi servivano più attrezzisti.

Adesso studi videomaking, perché hai scelto questa strada?

Perché già da piccolo mi piaceva fare video ecc.. e con questa esperienza in terza media ho avuto la conferma ed ero sereno a passare alle superiori.

Cosa vorresti nella tua scuola ideale?

Inclusione, passione e soprattutto tecnologia, tanti professori purtroppo hanno “paura” della tecnologia, ma non capiscono che è il futuro, anzi, è il presente quindi è giusto sensibilizzare gli studenti, ma è sbagliato spaventarli. La scuola dovrebbe insegnare come usarla al meglio e sfruttarla per i propri bisogni perché ormai stare sui social o fare un banale video è utile per qualsiasi lavoro si faccia.

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