Approfondimento su Fotografia Partecipata

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L’entusiasmo  per il primo laboratorio di fotografia partecipata,  guidato da Roberto Agagliate (Museo Nazionale del Cinema), ha portato alla realizzazione del secondo laboratorio, questa volta presso la SICOR, uno studio dentistico del territorio. La nascita di nuove reti e di incontro tra le realtà già esistenti sul territorio, hanno permesso di creare nuove collaborazioni e di far conoscere i progetti che animano il quartiere del Pilonetto. 

I protagonisti di questa seconda edizione di laboratori sulla fotografia partecipata erano un unione di “vecchi” partecipanti e nuovi, arrivando a raggiungere una squadra di 10 giovani. La scenografia ha richiesto un mese di lavoro, utilizzando materiali riciclati.

La barca-origami gigante, lunga 170 cm e alta 150 cm, ha richiesto un lavoro meticoloso di incollaggio e rivestimento con carta da giornale ingrandita.

L’idea elaborata dal gruppo di lavoro, dopo una serie di attività di brainstorming, è risultata in una scena tempestosa, una ragazza sfida il fiume Po-Eridano con una barca-origami di carta di giornale, accompagnata dai ricordi della sua infanzia. Sullo sfondo, un ponte spezzato riflette l’incertezza delle acque, mentre un albero danneggiato mostra nuove foglie in crescita. Questa fotografia è un omaggio al progetto “Un Ponte tra Ospedale e Territorio” e al quadro surrealista “Le Pont d’Eraclite” di René Magritte.

 

I partecipanti hanno affrontato la sfida di trasformare il concept in realtà, lavorando con tecniche complesse e rispettando tempi stretti: quattro incontri di due ore ciascuno per preparare tutto il necessario per il set.

Durante il laboratorio, i ragazzi hanno appreso tecniche fotografiche essenziali come la profondità di campo, l’apertura del diaframma, i tempi dell’otturatore e l’ISO. Queste competenze sono fondamentali per la produzione sul set e la successiva postproduzione digitale.

La sessione finale è durata cinque ore, comprendendo l’allestimento del set, lo scatto di oltre trecento foto per trovare quella perfetta e lo smontaggio. I partecipanti hanno utilizzato varie attrezzature come batterie, generatori, fari cinematografici, treppiedi e green screen.

I ragazzi hanno imparato la complessità dei progetti artistici, comprendendo l’importanza di un concept chiaro, simboli ben definiti, organizzazione e pragmatismo. Questo approccio ha permesso loro di superare stereotipi sull’arte, rivelando l’importanza della pianificazione e della precisione.

Scritto da Roberto Agagliate (Museo Nazionale del Cinema)




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