5 storie per raccontare Le Case Speciali: La prima volta si va a teatro (3 di 5)

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i ragazzi e le ragazze delle Case Speciali in scena credit: foto di Ileana Tesoro

Un racconto delle “Case speciali dei Ragazzi e delle Ragazze” attraverso  5 storie – redatte dal Centro di produzione teatrale Koreja – che narrano il vissuto emotivo dei e delle giovani coinvolti/e nel progetto, le loro personali esperienze di vita che si intrecciano, quotidianamente, con quelle di tutti gli altri generando
una nuova narrazione condivisa.

La terza storia.
La prima volta si va a teatro
di Carlo Durante Teatro Koreja

Cento sono le esperienze che devono fare i nostri ragazzi per diventare grandi.
Da una bisogna pur partire e noi li abbiamo portati a teatro perché noi quello sappiamo fare, il teatro.
Alcuni di loro erano stati a teatro quando erano alle elementari, molti non erano mai entrati in un posto così.
Io: ragazzi sapete cos’è il teatro?
L.(maschio): quella cosa che fanno i ricchioni.
Perfetto, punto e a capo.
Vado io a prenderli dalla loro scuola, l’I.S.I.S.S. Scarambone di Lecce, con il pulmino nove posti; faccio un po’ di viaggi, tanto la scuola è vicina. Siamo davanti all’ingresso del Teatro Koreja in Via Dorso al civico 70.

AZIONE:
S.(maschio) scende dal pulmino e finge di essere investito dalla macchina che, nel frattempo, sopraggiungeva. Sbatte con una mano sul paraurti e si butta per terra. La Giulietta rossa inchioda.
Io guardo negli occhi la signora, tutta truccata, tutta borghese, tutta pallida.
S. si rialza guarda la signora e indicandola col braccio teso le ride in faccia e le dice “ti sei cacata sotto eh?!”.
S. come nulla fosse si gira ed entra nel foyer.
Io e la signora ci guardiamo increduli, mi scuso con lei, riparto col pulmino per il carico successivo.

OSSERVAZIONE:
Qualunque cosa abbia una forma tubolare più o meno allungata per loro rappresenta un fallo.

RACCOMANDAZIONE:
Io: ragazzi mi raccomando oggi andiamo a vedere uno spettacolo in matinée e ci saranno i bambini, contenete il linguaggio.
G.(maschio) entra nel foyer, fa tre passi, si ferma, fa tre passi in dietro, esce dal foyer, dice tre quattro bestemmie, rientra nel foyer.
Bestemmiare è un po’ come fumare, bisogna fare il carico per evitare l’astinenza.

SORPRESA:
lo spettacolo li ha presi, sanno ascoltare.

DICHIARAZIONI:
M.(femmina): noooo a me non me ne frega niente, io se devo scorreggiare lo faccio, chi c’é c’é. Io sono onesta.
M. si gira verso la sua compagna A. e le butta un rutto in faccia.

CONTA DEI DANNI:
Un piede di uno dei divanetti del foyer andato. L’idea era quella di farsi un selfie di gruppo, tutti e ventiquattro sullo stesso divano a tre posti.
L’ho riparato.

SULLO SPETTACOLO:
M.(maschio): ok
L.(maschio): però è pieno di doppi sensi
M.(femmina): il bruco sembrava un c..zo gigante.

SORPRESE:
D.(maschio) che di solito è sempre chino sullo smartphone con le cuffie alle orecchie, ha seguito tutto lo spettacolo. Ad un certo punto ha addirittura rimproverato un’insegnante per aver acceso il cellulare durante una scena di buio. Emozione.

RIENTRO E SCUOLA & SENSO DELL’AUTOCRITICA:
Nel pulmino fanno un gran casino, ogni passante è bersagliato: fischiano alle ragazze, invitano gli altri automobilisti a gareggiare, sfottono il fruttivendolo, offendono soprattutto i ragazzi della loro età sugli scooter, non risparmiano neanche un cane randagio abbaiandogli tutti in coro.
S. (maschio):(in dialetto) vagnuni sembriamo quelli che la mattina li prendono da casa per portarli alla Comunità.

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