Essere cittadino attivo, una questione di età?
di progettomondomlal
Coltivare il co-protagonismo sociale e la partecipazione dei bambini e adolescenti è una grande sfida.
Il primo passo per avviare questo processo è creare spazi dove i giovani possano confrontarsi liberamente, esprimere le proprie opinioni e approfondire tematiche che uniscano la dimensione locale con quella globale. Questo impegno aiuta i giovani ad essere più consapevoli della realtà che vivono e ha l’obiettivo di accompagnarli a percepirsi come attori attivi e responsabili della società.
Investire sui giovani non significa solo investire sul futuro, ma anche e soprattutto sul presente. I bambini e adolescenti, infatti, ci sono, li vediamo e interagiamo con loro, vivono le nostre città, riempiono le nostre scuole e soprattutto sono persone in grado di pensare, avere delle opinioni, esporle ed agire.
Accompagnare i giovani ad essere cittadini attivi in grado di collaborare a livello sociale, con la consapevolezza che il loro apporto possa dare valore aggiunto alla collettività è un approccio fondamentale per il nostro lavoro educativo.
Non esiste una ricetta per attivare questi processi, ma sicuramente ci sono delle condizioni che ne agevolano l’avvio. Una di queste è la dimensione di gruppo, che intrecciata ad un ambiente dove si favorisce il libero scambio, dove i giudizi sono sospesi e ci si può esprimere nel rispetto dei propri tempi e delle proprie necessità, il giovane si rende conto di non essere il solo a volersi occupare di tematiche sociali. Il valore aggiunto che la dimensione di gruppo offre è il rafforzamento dell’impegno del singolo e la condivisione delle responsabilità, incentivando nuove relazioni, ragionamenti condivisi, scelte e approfondimento di temi, consapevolezze e decisioni alle quali si arriva insieme, fino alla pianificazione di azioni e collaborazioni con l’esterno.
Per realizzare questa grande rivoluzione sociale è necessario sganciarsi dalla prospettiva adultocentrica che spesso prevale nelle diverse società e provare a chiedere ad un bambino o ad un adolescente cosa pensa di una situazione o di una problematica, per arrivare ad individuare una soluzione comune. Si concretizza così un concetto che ci arriva da oltre oceano, dai bambini e adolescenti lavoratori organizzati del Perù, che a seguito di ragionamenti sulle modalità di partecipazione sociale dei più giovani, sono arrivati a parlare di co-protagonismo, cioè della necessità di collaborare con gli adulti per creare un mondo più giusto, sostenibile e libero in cui tutti possano essere cittadini attivi a prescindere dall’età anagrafica e dalle convenzioni.
“Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In fondo è l’unica cosa che è sempre accaduta”. (Margaret Mead)
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