LA GRANDE BELLEZZA NELL’EQUAZIONE QUALITÀ=EMOZIONE

di

“IL VALORE DEL MESTIERE”

Gianluca Tenti, giornalista e direttore editoriale, ci parla di etica ed estetica, ponendo l’accento sulla bellezza del saper fare e del made in Italy come valore da presenvare e promuovere.
Editoriale tratto dal magazine “Mestiere d’Arte & Design”. Si ringrazia l’editore Symbol per la cortese concessione alla pubblicazione.

LA GRANDE BELLEZZA NELL’EQUAZIONE QUALITÀ = EMOZIONE

È il connubio vincente nel fatto a mano, che dobbiamo assaporare nella nostra quotidianità per piacere estetico ma prim’ancora per il suo valore intrinseco

 La grande bellezza è il fatto a mano. È il design che accompagna l’artigiano contemporaneo nel futuro. In un universo che vive di tecnologia, certo, ma non può rinunciare alla mente umana, alla capacità di analizzare, selezionare e scegliere. Come ama ripetere Franz Botré è un fattore legato all’equazione QE: qualità ed emozione. Proprio così, un connubio foriero di gusto in una società che apparentemente sembra delegare ad altri la ricerca del bene proprio, assorbita com’è dal tumultuoso incedere della microquotidianità. Sembra. Ma a guardar bene non è così. Non per chi è padrone di se stesso. Non per chi assapora l’essenza stessa del saper vivere in ogni sfumatura. Un assunto che trova la propria applicazione pratica nel prodotto di manifattura, scelto per il proprio piacere estetico ma prim’ancora per il valore intrinseco della sua manualità, per l’innovazione, per l’unicità. Il tutto nel momento celebrativo per eccellenza, che in Italia si sintetizza nel Salone internazionale del mobile.

Per questo Mestieri d’Arte & Design ha scelto, nel suo caleidoscopio di meraviglie, di raccontare la casa di chi riesce ad apprezzare le qualità artigianali di ogni singolo elemento dell’arredo, con l’identica cura con la quale arricchisce una collezione d’arte, sceglie un capo d’abbigliamento sartoriale, seleziona le bottiglie che identificano il padrone di casa.

È un modo di vivere, un’attitudine all’eleganza, coltivata sin dalla tenera età attraverso l’educazione al gusto che è un mix visivo e sensoriale. Frequentare le botteghe, respirare un’atmosfera fatta di esperienza, soffermarsi sul dettaglio, ammirare il tratto di grafite che si è trasmutato in un prodotto finito nel quale convivono nuove conoscenze e antichi saperi. Qualcuno parla di italianità antica, che per noi è un dato naturale a tal punto da non farci più neppure caso. Ma anche altrove nel mondo si individuano affinità elettive. Nei Tesori viventi del Giappone come nella creatività delle cucine, nella modernità di lavorazioni delle Americhe e nello straordinario archivio di testimonianze che è la Cina ipermoderna nella quale brillano le eccezionali capacità di lavorazioni che esaltano un museo dedicato proprio ai mestieri d’arte. Scrivo questo per introdurre un altro concetto: la grande ricchezza. Perché di questi contenuti e di questi valori si nutre l’uomo del XXI secolo. Leggiamo sulla stampa internazionale, nelle pagine finanziarie, di numeri che certificano i contenuti di neologismi etichettati come spread e Pil. Succede sempre così. Non appena uno inizia a prender confidenza con un acronimo, puntuale emerge una nuova sigla che svela ciò che non abbiamo neppure mai sospettato. I mercati vivono di questo. E l’individuo ne rimane spesso stordito. Sono indicatori di un benessere ricercato che cozza però con il reale. Perché è innegabile che per calcolare fattori che fotografino l’effettivo tasso di apprezzamento della vita quotidiana, non si possa prescindere da un ulteriore elemento: la qualità della vita. Il welfare. O meglio il well-living. Lo sa bene Vacheron Constantin, che esalta il saper fare necessario al saper vivere e ne promuove la trasmissione con iniziative culturali di livello europeo.

Ecco, leggendo il nuovo numero si finisce con il ritrovarsi immersi in questa ricchezza della materia e al tempo stesso dell’anima. Perché è questo lo spirito con il quale affrontiamo ogni nuovo Salone del mobile. Alla ricerca della bellezza, della grazia, dell’armonia, dell’iperbole, della poesia stessa del vivere. Che è arte dell’abitare. Che nasce da un elemento ed è capace di ramificare nelle varie declinazioni della felicità. Un viaggio nell’unicità del nostro savoir-faire, che possiamo intraprendere anche sfogliando le preziose pagine del libro La nobiltà del fare (Electa), promosso da Acqua di Parma per testimoniare quelle abilità che hanno caratterizzato il lavoro degli artigiani e degli artisti italiani sin dal Medioevo. Crediamo che questi viaggi siano meravigliosi, perciò continuiamo a raccontare con entusiasmo storie di ingegno e talento, di manualità, di taglio e cucitura. Che si riflettono ovunque trovi fertile sponda di una cromatura, di un trattamento del bambù, nella manifattura pregiata che impreziosisce i meccanismi di un segnatempo. Sono questi i giacimenti del nostro futuro. Che devono essere tutelati da leggi ispirate alla saggezza, insegnati nelle scuole, divulgati come valori e tramandati come segreti del mestiere, di generazione in generazione, nelle botteghe artigiane come negli istituti di specializzazione. Perché è nella bellezza e solo nella bellezza che si sviluppa una società migliore.

 

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