Migranti e disabilità, se ne parla a Venti Mediterranei ad Agrigento

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Griffo, Eu disability forum: servono dati, formazione, strutture e servizi per assistere chi è colpito da un doppio stigma

L’Italia è uno dei Paesi europei maggiormente interessati dall’ingresso irregolare di persone provenienti da Paesi extra Ue. Si tratta di flussi nei quali, nel corso degli anni, è stata rilevata una sempre più frequente presenza di persone con vulnerabilità. Definita dall’art. 17, comma 1 del D. Lgs. n. 142/2015, nella categoria di persone vulnerabili rientrano “i minori, i minori non accompagnati, i disabili, gli anziani, le donne in stato di gravidanza, i genitori singoli con figli minori, le vittime della tratta di esseri umani, le persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, le persone per le quali è stato accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale o legata all’orientamento sessuale o all’identità di genere, le vittime di mutilazioni genitali femminili”.

Quando si parla di migranti e richiedenti asilo, rimangono ancora invisibili coloro che vivono condizioni di disabilità. L’Italia ha fatto un passo in avanti e ce lo racconta Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

«Nel 2017 l’European Disability Forum organizza un seminario sul tema e quando ponemmo il problema di come venivano trattati i migranti con disabilità scoprimmo che nessuno aveva dati, attenzione o capacità di capire il fenomeno. A partire da questa prima denuncia, l’Organizzazione europea che si occupa dei servizi per i disabili presenta un progetto, finanziato dalla Commissione europea, chiamato Amid. Obiettivo di questo progetto era proprio intervenire nella capacità di accoglienza dei migranti con disabilità» racconta Giampiero Griffo. Il progetto coinvolse Finlandia, Austria, Grecia e Italia che condussero indagini per elaborare strumenti efficienti e ottenere le prime rilevazioni in questa direzione. L’unico report pubblicato fu quello dell’Italia.

I migranti con disabilità, che vengono in Italia, lo diventano durante il viaggio «per le violenze, difficoltà estreme, per i rischi della traversata. Una gran parte di queste persone ha problemi psico-sociali» come ci spiega Giampiero Griffo.

Il settore della prima accoglienza è carente sia nelle operazioni di primo accertamento delle condizioni di salute dei nuovi arrivati, sia nelle strutture di primo ricovero, spesso costruite con barriere architettoniche, benché siano finanziate con fondi pubblici che dovrebbero rispettare la legislazione italiana in materia. Anche l’attenzione alle condizioni di salute, soprattutto per i migranti con disturbi psichici, che sono la maggioranza tra le persone con disabilità, sono tardive.

Nel campo poi dell’inclusione nel tessuto sociale delle comunità di residenza, poche sono le esperienze positive, tra tutte si segnala il progetto Prisma del Comune di Torino. Il progetto nasce nel 2007 dalla collaborazione tra il Passepartout Service – Interventi di coordinamento e servizi integrati per la disabilità fisico-motoria della Città di Torino e l’Associazione Verba, con l’obiettivo integrare i servizi della rete di volontari quelli della Pubblica amministrazione. All’interno di questo progetto si inserisce il servizio Disabilità e Immigrazione che nasce dalla consapevolezza che nessuna persona può essere considerata solo per una o alcune caratteristiche ma deve essere considerata nella sua interezza.

Affrontare la disabilità coinvolge molteplici sfere: quella terapeutica, burocratica, di assistenza sociale, lavorativa, quella legata alla qualità della vita. Nella situazione di limitazione delle libertà personali che è spesso accompagnata dalla condizione di disabilità e che è esacerbata dalla condizione di un migrante, la semplice informazione non è sufficiente.

Per queste persone esiste il rischio di una doppia discriminazione, perché i migranti e le persone con disabilità, anche se informate di alcune questioni tecniche e burocratiche, spesso non dispongono degli strumenti cognitivi, emotivi, linguistici e culturali per utilizzarle nel migliore dei modi.

L’impatto con la disabilità, la propria o quella degli altri, specialmente se acquisita nel corso della vita, crea disorientamento, al punto che a volte la persona non è nemmeno in grado di esprimere chiaramente la propria domanda e necessità. Lo SDI ha scelto di andare oltre un semplice servizio di informazione. Pertanto, sono state create connessioni per sfruttare al massimo il potenziale di tutti i settori in gioco: una sinergia che si sviluppa dalla fase di pianificazione alla fase di valutazione degli interventi, facendo attenzione a non creare una sovrapposizione o confusione di ruoli e competenze.

Giampiero Griffo conclude con il richiamo ad alcune necessità basilari in questo campo di ricerca. Per primo i dati, sia quantitativi che qualitativi: quelli raccolti sono lacunosi e molto spesso derivano da indagini che hanno natura diversa dall’ambito migrazione e disabilità. I dati servono non solo per capire quali sono i problemi ma, anche, per formare gli operatori e allestire strutture e servizi adeguati. Infatti, questo è il secondo problema emerso dal report: gli operatori non sono formati adeguatamente a questo tipo di accoglienza speciale e spesso si finisce per intervenire mesi, se non anni, dopo su casi che avrebbero avuto bisogno di priorità immediata.

Venti Mediterranei è anche migrazione e disabilità

Questa è una delle tante chiavi di lettura che verranno proposte durante i giorni di Venti mediterranei – culture, cibo e società –, che si terrà ad Agrigento dal 29 settembre al 1 ottobre per poi passare il testimone a Torino dal 27 al 29 ottobre in un gemellaggio ideale che unisce le due città. European disability forum, Laegacoopsociali, Ministeri, Regione siciliana, ARCI (a cura di Al Kharub coop.soc, Coop. soc Sanitaria Delfino), intervengono al talk Persone migranti e rifugiati con disabilità: per il rispetto dei diritti umani previsti dalla Convenzione Onu. Sarà in programma venerdì 30 settembre alle 17 presso la Biblioteca comunale La Rocca di Agrigento per parlare di come la condizione di essere migrante sovrapposta a quella di essere disabile non generi un effetto sommatorio ma moltiplicatore della discriminazione e dello stigma.

Il programma completo del festival è consultabile a questo link

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