Alassani, dal Benin per diventare imprenditore agricolo

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Ha attraversato il Niger, la Libia e il Mediterraneo. Oggi, ad Agrigento, studia e lavora per costruirsi il futuro, sognando di dare un’opportunità ai giovani come lui

Alassani ha 19 anni, è nato in Benin e sogna di diventare «un grande imprenditore». Ma non uno qualsiasi: c’è una cosa che lo appassiona, ed è l’agricoltura. Perché «il cibo è la base della vita, senza non possiamo vivere», spiega lui. Alassani è uno dei sessanta ragazzi coinvolti nel progetto Youth and Food – Il cibo come veicolo di inclusione, messo a punto da Slow Food e selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Quasi tre anni fa è salito su un barcone e, per due giorni, insieme ad altre 88 persone ha vagato senza cibo e con un goccio d’acqua nel Mediterraneo, la costa della Libia alle spalle e la speranza di arrivare il più presto possibile – vivo – su quella italiana di Lampedusa. Giunto ad Agrigento, è stato coinvolto nelle attività messe a punto dalla cooperativa sociale Al Kharub, uno dei partner di Slow Food nel progetto che mira a favorire, attraverso il cibo, l’inserimento sociale, lavorativo e culturale dei minori stranieri non accompagnati. «Oltre a garantire la salute, il cibo può essere un mezzo per favorire la convivenza tra le persone, perché attraverso di esso possiamo fare un cambiamento della cultura, delle idee e possiamo anche costruire comunità» prosegue Alassani.

Alassani, impegnato nel corso di apicoltura all’interno del progetto Youth & Food. Foto di Carmelo Roccaro

Ora sta seguendo un corso di apicoltura: «Mi piace, fa parte dei miei interessi e l’ho fatto anche nel mio Paese. In Africa, come anche qui, per avere una produzione agricola migliore occorre avere le api per l’impollinazione». L’Africa, Agrigento, il Benin, e in mezzo la Libia, l’Algeria, il Sahara, il Mediterraneo: timidamente Alassani racconta la sua vita. «Nel 2020 ho attraversato il Niger per arrivare in Algeria. Lì ho incontrato alcuni amici beninesi con cui sono rimasto per un po’, perchè non riuscivo a trovare lavoro. In quei giorni abbiamo condiviso tutto – ricorda –. Ma dopo un mese ho dovuto a tutti i costi  cercare un lavoro per poter vivere. Ne ho trovato uno per due mesi, ma a un certo punto il governo algerino ha iniziato a respingere i migranti fuori dal Paese perché “prendevano il lavoro degli algerini”. Sono arrivati i militari, cercavano i ragazzi e li rimandavano in Niger. I miei amici mi hanno convinto a lasciare l’Algeria per andare in Libia. Io non avrei mai pensato di andare in Libia, non sapevo neanche dove fosse e come fosse la vita lì. Ma la situazione era diventata troppo pericolosa, così abbiamo iniziato il viaggio attraverso il deserto del Sahara, abbiamo preso un autobus e siamo arrivati in Libia».

Ma la Libia non è meglio dell’Algeria, anzi: «Ho incontrato alcuni ragazzi che sono stati molto importanti per me, mi hanno aiutato a trovare un lavoro, a vivere con loro dandomi consigli. A un certo punto, però, anche lì la vita è diventata pericolosa. Ho capito che c’era una guerra civile in corso. Un giorno un mio amico mi ha proposto di andare in Italia e abbiamo concordato che fosse la soluzione migliore».

Ricominciare dall’Italia

L’Italia è un nuovo inizio, e il cibo è in un certo senso il ponte tra il passato e il futuro. «In Benin ho lasciato la mia famiglia, i miei amici, i progetti che pensavo di potere realizzare nel mio Paese ma che forse riuscirò a realizzare in Italia. Le idee rimangono, non cambiano, se sono vivo posso portare avanti queste idee, questi progetti. Spero di imparare la lingua italiana, spero di poter fare qualcosa di innovativo per il futuro, di diventare un imprenditore». Perché proprio un imprenditore? Perché «gli imprenditori cambiano la vita dei popoli, danno lavoro, consentono di combattere la sofferenza, contrastare diversi problemi nella società. Ricordo di giovani, in Benin, che non avendo studiato o non avendo esperienza professionale non credono di avere la capacità di imprimere un cambiamento nella propria vita. Vorrei far cambiare loro questo pensiero, far capire che ognuno di noi ha delle capacità: se abbiamo la volontà, abbiamo la capacità di fare qualcosa nella nostra vita, di cambiarne il corso, di contribuire al cambiamento anche delle nostre comunità».

In Sicilia, i ragazzi sono seguiti anche dalla cooperativa Al Kharub di Agrigento. Foto di Giuseppe Bonsangue

Il presente, intanto, si chiama Youth & Food: «Lo trovo un progetto utilissimo – conclude Alassani –. Sto imparando la vita in una comunità, anzi la necessità di far parte di una comunità. Ho imparato come vivere con altre persone, come interagire e come gestire i progetti. Questo mi aiuterà nella mia vita. E adesso, grazie a Youth & Food, sto scrivendo un progetto personale, un progetto speciale….»

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org.

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