Com’è difficile fare il papà
di Centro per la Salute del Bambino
<<Ho ricevuto un modulo dalla Asl. Un modulo di valutazione. C’era la domanda: “Con chi passa più tempo suo figlio?”. Tra le risposte c’erano la mamma, c’era la nonna. Il papà non era nemmeno menzionato. Il punto è che il papà, in quanto maschio è sempre un po’ ai margini dell’educazione di una bambina o un bambino>>. Invece Alberto no, non si fa marginalizzare. Lui dedica tante ore della giornata alla sua bambina di quattro anni. Tante ore per fare attività insieme e per andare al Villaggio per Crescere di Foligno.
Quarantasette anni, Alberto è uno dei due papà che frequenta il Villaggio. Lo ha scoperto casualmente grazie a un post su Facebook: un suo contatto aveva condiviso un contenuto. Alberto si è incuriosito, si è informato e poco dopo l’apertura, a metà dicembre 2018, assieme alla sua bambina è andato a scoprire cosa si faceva mai per i bambini da 0 a 6 anni nel Centro per l’Infanzia “Innamorati”, quartiere Borroni. E lì ha scoperto «educatrici brave e simpatiche», che sono piaciute alla sua bambina. E allora, perché non tornare?
Da allora «leggiamo assieme dei libri, facciamo attività manuali, balliamo e cantiamo». Attività che poi Alberto replica a casa. «Molte le facevamo già prima di andare al Villaggio come leggere libri e correre. Conoscevamo altri programmi, andiamo alla biblioteca comunale ma il vantaggio del Villaggio sta nella compagnia, nella condivisione. Se non ci fosse passeremo pomeriggi interi da soli. Per noi invece la compagnia è importante, è bello condividere l’atmosfera che si crea con le educatrici e con le altre mamme».
Con le mamme, perché di papà ce ne sono ancora pochi al Villaggio di Foligno. «I papà sono sempre un po’ imbranati. Sono più dedicati al lavoro e quando stanno con i figli cercano soluzioni pratiche». Quella che fotografa Alberto è purtroppo lo specchio di una situazione comune a tanti papà, che vorrebbero passare più tempo con le loro bambine e i loro bambini ma purtroppo non hanno tempo a sufficienza. L’organizzazione sociale del lavoro in Italia è ancora fortemente squilibrata e non le soluzioni di welfare che vanno verso un maggiore riequilibrio della funzione genitoriale tra mamma e papà sono ancora acerbe.
«Io ho la fortuna di poterla seguire molto la mia bambina», ammette Alberto che sottolinea che ciò che manca è soprattutto «la mentalità, la cultura, specie nei maschi. Di contro, anche quando vorremmo fare di più, siamo marginalizzati. Pensiamo nelle materne, nei nidi, nella scuola in generale: le educatrici sono sempre quasi tutte donne. Anche in famiglia normalmente è preponderante il ruolo della mamma e delle nonne rispetto ai papà».
Che sia un problema culturale lo dimostra il modulo della Asl dove i papà non sono nemmeno presi in considerazioni. «Sarebbe carino se ci fosse una concezione e un’organizzazione più aperta, sarebbe piacevole per noi papà».
Nel frattempo Alberto non si arrende e continua a passare tempo di qualità con la sua bambina. Che è molto fortunata ad avere un papà così.
Mario Gottardi
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