Genova riparte dalle bambine e dai bambini
di Centro per la Salute del Bambino
Dopo il disastro legato al crollo del ponte Morandi, la Val Polcevera riparte dai bambini e dalle famiglie. Ieri, lunedì 17 settembre nella Casa della Beata Chiara ha spalancato le porte il Villaggio per Crescere.
Tante attività gratuite per famiglie e bambini da 0 a 6 anni
Al Villaggio sarà possibile leggere, giocare, fare musica e coltivare un piccolo orto, tutto in modo condiviso, tra adulti e più piccoli. Tante attività per promuovere un’educazione equa e inclusiva: un sostegno concreto ai genitori, per avere più strumenti per trascorrere anche a casa dei momenti di qualità con i propri figli e anche per lo sviluppo cognitivo e relazionale dei bambini.
Da novembre poi, si raddoppia, perché il Villaggio avrà un’altra sede, nella biblioteca del Castello Foltzer.
Il territorio della Val Polcevera
«La Val Polcevera è un territorio dove ci sono circuiti di fragilità, di deprivazione morale e materiale e il crollo del ponte ne ha accentuato le criticità», ci racconta Maria Carla Sivori, della cooperativa sociale Ascur, che assieme al Comune di Genova sono i partner locali del Villaggio, e propone attività proprio nei luoghi limitrofi alla zona rossa. «Dobbiamo andare avanti ma senza ignorare quello che è successo. Come cooperativa abbiamo fatto presente al Municipio che noi ci siamo, con tempi e risorse e che lavoreremo per ricostruire e riparare, per erigere ponti relazionali più solidi e forti di prima, per costruire ponti umani, perché oltre al ponte Morandi, rischiamo di andare in frantumi noi», conclude.
Ripartire dai bambini e dalle famiglie è un segnale di determinazione e lungimiranza.
Significa rafforzare le fondamenta di una comunità, ricostruire e tessere nuovi legami sociali forti. «Ora più che mai è importante per la Val Polcevera e le sue famiglie avere un riferimento, un luogo di comunità, che combatta la disgregazione e la paura. Ci sono persone che ora non hanno più il luogo sicuro, che è la casa, ma anche il territorio non è più sicuro, non sentono più quel senso di appartenenza e identità che li legava qui, e con i Villaggi noi vogliamo essere un punto di riferimento, un porto sicuro, un collante per la comunità in cui passare del tempo insieme e fare attività» racconta Maria Carla Sivori.
La zona della Val Polcevera era già stata selezionata per il progetto perché c’erano delle criticità legate all’infanzia. Ad esempio, è una delle zone con il più alto numero di minori in affidamento ai servizi sociali e, a differenza di altre zone della città e soprattutto d’Italia, qui c’è un’alta presenza di minori, diretta conseguenza dell’elevato tasso di fecondità legato agli immigrati e al ricongiungimento familiare.
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