La relazione al centro del paradigma riparativo

di

La Giustizia riparativa trova nella compromissione dei rapporti di fiducia conseguente al reato il suo compito più complesso, nonché l’imprescindibile condizione del suo funzionamento istituzionale e il luogo di realizzazione più alto della sua funzione. Investire sulle relazioni si rivela, allora, centrale per restituire ai membri di un contesto sociale la capacità di immaginare uno spazio etico comune da abitare nel futuro.

La rilevanza trasformativa dei legami costituisce la traiettoria stessa in cui si muove il progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto” che, in Trentino, attraverso la Cooperativa Progetto92, in costante collaborazione con l’USSM di Trento e altri enti partner del progetto, diviene attivatore di nuove relazioni, diffondendo l’intento educativo sartoriale oltre i confini progettuali e innescando un lavoro di comunità.

La personalizzazione dei percorsi secondo le esigenze di riflessione e rielaborazione emergenti dai singoli casi ha, infatti, determinato un allargamento del perimetro di soggetti variamente coinvolti. Le collaborazioni instaurate con l’Associazione Famiglie Tossicodipendenti e il Centro Antiviolenza di Trento per reati connessi ai rispettivi ambiti risultano essere sufficientemente esemplificative.

In altri casi, la volontà di avviare percorsi di apprendimento dell’etica della cura, capaci di esaltare la dimensione relazionale, ha motivato l’avvio di progettualità presso la fattoria didattica “Maso Canova” e l’Azienda Agricola TuttoVerde. Laddove agricoltura sociale e cura degli animali danno spazio ad attività pratiche di socializzazione al lavoro che permettono di guardare al futuro.

In altre ipotesi di lavoro condiviso, la volontà di consentire al minore di esperire auto-efficacia raccontandosi e immaginandosi competente attraverso anche  l’acquisizione di nuove competenze è risultata dirimente nella predisposizione dei percorsi: di rilievo a tal proposito, il laboratorio di peer education “Djiing save my life” , promosso e attuato su iniziativa di un Dj professionista per l’acquisizione di competenze musicali e narrative attraverso bit e mashup che ha visto la partecipazione di 8 adolescenti.

Tra Zenit e Nadir, così, si impegna a porre le basi per costruire il futuro attraverso la nascita di comunità educanti, capaci di rinsaldare ed estendere legami, mettere in comune e moltiplicare saperi e risorse, instaurando un circolo virtuoso di coesione.

Daria Gargiulo

Ti potrebbe interessare

Alla scuola di Barbiana insieme: “Ci sta!”

di

Siamo andati a Barbiana, alla scuola di don Lorenzo Milani. All’inizio di autunno, in un fine settimana di sole e nuvole minacciose....

Il 12 aprile a Trento seminario territoriale sulla Giustizia riparativa

di

Il progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto” – promosso dall’Istituto don Calabria e dal CNCA, come partner nazionali, e da un’altra sessantina...

A Cles ‘Tra Zenit e Nadir’ partecipa al progetto ‘Ci sto affare fatica’

di

Il progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto” – che intende diffondere il modello della Giustizia riparativa nell’affrontare i...