Esperienze di cittadinanza, un ribaltamento di prospettiva

di

Il progetto

Una delle attività promosse da Cooperativa Insieme e Cooperativa Tangram di Vicenza grazie al progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto” è quella che gli educatori, ormai da qualche anno, chiamano “Esperienze di cittadinanza”.

Il progetto prevede l’attivazione di percorsi ad hoc per singoli o gruppi di studenti con provvedimenti disciplinari, o attenzionati per particolari motivi. I ragazzi possono essere in disagio scolastico, ma non necessariamente è una caratteristica di chi usufruisce di questa opportunità. Sono dei progetti che si realizzano principalmente attraverso esperienze di “riparazione” fuori dall’aula e dagli spazi scolastici. La realtà ospitante viene scelta in base alla situazione dello/della studente/ssa, alle possibilità e alle inclinazioni del ragazzo o della ragazza.

Beneficiari di questi percorsi sono studenti delle scuole medie inferiori e superiori della zona di Vicenza, le famiglie, gli Istituti scolastici e le realtà della rete territoriale che accolgono questi progetti.

In questi mesi, dall’inizio di Tra Zenit e Nadir, ci siamo impegnati a presentare alle varie scuole questa progettualità, cercando un confronto non solo con i docenti referenti o i coordinatori, ma soprattutto con i vari dirigenti, che vanno sensibilizzati ad un cambio di logica nella gestione delle sospensioni scolastiche e ad una certa flessibilità, affinché la parte burocratica dell’organizzazione non ostacoli i vari passaggi dell’iniziativa.

Nella pratica, il progetto prevede un primo contatto tra la cooperativa e l’istituto scolastico che anticipa un’eventuale sospensione e l’intenzione di “renderla attiva”; un primo confronto con il docente coordinatore per allinearsi su tempistiche e necessità; l’aggancio e un colloquio con lo studente per identificare una possibile esperienza fuori aula di “riparazione”; un incontro con famiglia, scuola e realtà per stilare un patto “riparativo”; l’accompagnamento e la supervisione durante l’esperienza; la verifica finale. Tutti questi step impegnano a livello indiretto l’educatore per una decina di ore ad esperienza; vanno aggiunte poi le ore “riparative” svolte dal ragazzo o dalla ragazza, che possono variare da pochi giorni, ad una settimana a dieci giorni nelle situazioni più difficili.

Un ribaltamento di prospettiva

Abbiamo definito il progetto Esperienze di cittadinanza un ribaltamento di prospettiva in quanto rispetto a una situazione specifica e circoscritta come quella delle sospensioni scolastiche si è voluto fare una proposta diversa, nuova e soprattutto generativa. Spesso la sospensione viene vissuta come un atto dovuto da parte della scuola e come un provvedimento che va realizzato il prima possibile e senza particolari risvolti. Anche da parte dello/della studente/ssaa è una situazione scomoda che è meglio “togliersi” il prima possibile e non diventa nemmeno un problema quello di stare a casa un certo numero di giorni a non far niente. Per le famiglie, invece, il più delle volte è una situazione incresciosa e di difficile gestione, soprattutto se si lavora e non si può stare a casa a “monitorare” il proprio/la propria figlio/a.

Esperienze di cittadinanza diventa un patto tra le parti in questione, un patto educativo e di cittadinanza attiva appunto, in quanto la situazione della sospensione da probabile occasione difficile per tutti può diventare occasione appunto generativa di un processo diverso di partecipazione e di assunzione di responsabilità, soprattutto da parte dello/della studente/ssa.

Al fine di accogliere nel modo più adeguato possibile i ragazzi, si è creata inoltre una rete di realtà accoglienti nel territorio vicentino che danno la possibilità di poter svolgere l’esperienza di riparazione presso spazi e tempi diversi, andando incontro anche a interessi e passioni dei ragazzi e delle ragazze. L’esperienza, infatti, è importante che si configuri non solo come un momento “punitivo”, ma come un momento in cui i ragazzi possono imparare competenze nuove, conoscere realtà anche molto lontane dalla loro vita, utilizzare competenze personali, sviluppare interessi.

In questo senso è un ribaltamento di prospettiva il più delle volte, in quanto i ragazzi alla fine ne escono incuriositi, si sono messi in discussione, hanno potuto trovare uno spazio di riflessione e di confronto (anche chi sembrerebbe molto timido) e spesso ritornano a trovarti, una volta finita l’esperienza, o si fermano a salutarti per strada.

Pietro

Pietro è un ragazzino di seconda media che ha commesso un atto di bullismo a scuola e ha creato un clima difficile in classe oltre ad esercitare una leadership in negativo.

Quando ho incontrato Pietro dentro di me ha risuonato un’esclamazione: “faccia d’angelo!”.

E questa sensazione è rimasta per tutta la settimana che abbiamo passato con lui, in vari operatori. Lo abbiamo stimolato con attività diverse e lui è sempre stato attivo, presente e coinvolto: giardinaggio, lavaggio auto, pulizie, attività con altri studenti. Durante la settimana ha raccontato molto di sé, anche se all’inizio è sembrato molto introverso. Ci ha restituito un certo dispiacere per la situazione di cui era responsabile a scuola, ma anche un certo dispiacere nel vedere che ormai docenti e dirigente lo avevano ingabbiato in un ruolo che non riusciva a scrollarsi di dosso e che lo metteva ancora di più in difficoltà. I genitori che ogni giorno lo accompagnavano in luoghi della cooperativa sempre diversi, alla fine della settimana ci hanno ringraziato perché il figlio ha potuto fare esperienze nuove… stare a casa da solo sarebbe stato veramente complesso, considerando anche la giovane età.

Con le colleghe ci siamo confrontate molto prima di dare un feedback alla scuola, ma abbiamo voluto comunicare soprattutto il fatto di aver visto “un’altra faccia” di Pietro che va considerata, raccolta e stimolata all’interno probabilmente di una relazione e di una presa in carico più globale.

Un ribaltamento di prospettiva, quindi, che parte dalla dimensione più individuale per toccare livelli più collettivi e di sistema.

Barbara Balbi
Cooperativa Tangram

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