La Legalità cresce sui banchi. L’esperienza della cooperativa Areté di Legnago
di istitutodoncalabria
Si sono conclusi i laboratori condotti dagli educatori di Areté cooperativa sociale, che hanno coinvolto gli studenti dell’istituto comprensivo statale Legnago 1 e della scuola professionale ENAIP di Legnago (VR). Le attività svolte hanno coinvolto complessivamente 32 classi, per un totale di 612 alunni. L’attività rientra nelle azioni del progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”, che vede l’Istituto don Calabria come capofila e il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) come partner insieme a molti altri soggetti pubblici e del terzo settore.
I laboratori di legalità hanno fornito agli studenti una panoramica dettagliata del sistema giudiziario attraverso casi concreti riportati dai ragazzi stessi. Gli studenti hanno appreso i principi fondamentali del diritto penale minorile, le leggi e le normative che regolano i procedimenti penali, nonché le conseguenze delle infrazioni commesse dagli adolescenti, anche rispetto all’impatto reale che tali azioni comportano sul loro percorso evolutivo e a livello emotivo.
La possibilità di visionare contenuti video che riportano la testimonianza diretta di giovani ristretti (nel rispetto della privacy) presso l’Istituto penale minorile di Treviso ha costituito, assieme alla presenza di educatori che operano quotidianamente in questo ambito, una via efficace per coinvolgere gli alunni in modo propositivo e partecipativo.
Sono state inoltre realizzate attività esperienziali che hanno dato loro l’opportunità di partecipare a simulazioni coinvolgenti, capaci di ricreare l’ambiente di un tribunale. Gli studenti hanno avuto la possibilità di assumere ruoli chiave all’interno del processo penale, come avvocati, giudici, procuratori, testimoni e imputati. Attraverso queste simulazioni, gli studenti hanno sperimentato in prima persona il funzionamento del sistema giudiziario, imparando le basi del diritto penale minorile.
Un approccio alla legalità così declinato li ha aiutati a promuovere il pensiero interpretativo, poiché gli studenti si sono cimentati nell’esaminare attentamente i casi, valutare la veridicità delle dichiarazioni e prendere decisioni ponderate secondo la legge. Queste attività hanno favorito anche la collaborazione e il confronto critico, poiché gli studenti sono stati incoraggiati a esprimere liberamente il proprio punto di vista, mantenendo al contempo una discussione aderente al contesto giuridico-normativo previsto dalla simulazione.
Gli studenti hanno così imparato a riconoscere le conseguenze negative dei propri comportamenti e ad assumersi la responsabilità per riparare al danno causato. L’analisi dell’azione deviante così proposta è diventata un’occasione per sviluppare l’empatia e la capacità di comprendere prospettive diverse. Gli studenti hanno imparato a mettersi nei panni delle vittime e degli autori dei reati, aumentando la comprensione delle cause profonde dei comportamenti devianti e delle strategie necessarie per evitare i comportamenti a rischio.
Assieme agli insegnanti, sono stati affrontati anche fatti noti che hanno coinvolto direttamente studenti e docenti. La presenza di educatori esperti è diventata un’opportunità per esplorare i meccanismi psicologici che possono portare un individuo a giustificare e partecipare a comportamenti eticamente discutibili, soprattutto sotto la pressione del gruppo dei pari.
Attraverso studi di casi, giochi di ruolo e discussioni approfondite, gli alunni hanno analizzato le situazioni in cui si verifica il disimpegno morale e hanno imparato a identificare gli errori di ragionamento e le distorsioni cognitive che lo sostengono.
Tra gli obiettivi raggiunti grazie al progetto “Tra Zenit e Nadir” vi è anche la creazione di una solida alleanza tra il mondo della scuola e i servizi educativi. Accanto ai laboratori con gli alunni, sono state realizzate attività di scambio, confronto e reciproca formazione tra insegnanti ed educatori al di fuori dell’orario scolastico. Questa “sinergia educativa” rappresenta per noi un processo innovativo, poiché ha permesso agli educatori di acquisire una maggiore consapevolezza del contesto scolastico e delle dinamiche educative, consentendo loro di adattare le loro competenze nel campo penale minorile alle specifiche esigenze degli studenti all’interno dell’ambiente scolastico.
Allo stesso modo, gli insegnanti hanno potuto sviluppare una migliore comprensione dei fattori di rischio che possono influenzare il comportamento degli studenti e delle modalità per affrontarli in modo appropriato, migliorando così la loro capacità di gestione delle regole e delle situazioni disciplinari. Questa nuova collaborazione mirerà ad incrementare un ambiente educativo inclusivo, sia all’interno che all’esterno della scuola, generando agenzie educative sul territorio sempre più integrate e coerenti.
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