Una formazione per tirare le fila e guardare lontano
di thub06
A dicembre si è conclusa la formazione a cura di Percorsi Formativi 06 che ha visto coinvolti educatori, educatrici ed operatori in un percorso di 14 incontri all’interno del progetto Thub06 Delivery. Il ciclo di incontri ha avuto come obiettivo quello di permettere ai professionisti coinvolti nel contatto diretto con le famiglie di prendersi del tempo per riflettere e confrontarsi su tematiche riscontrate più volte durante il periodo di lockdown da marzo in avanti.
In questa formazione abbiamo trovato uno staff di professionisti che ha accompagnato il team educativo di Thub06 e la comunità educante a portare e condividere domande, approcci, soluzioni sperimentate per provare ad avere in questo periodo così particolare uno sguardo proiettato verso il futuro che faccesse tesoro dell’esperienza di questo presente. Il primo incontro ha messo in evidenza quella domanda che molti addetti ai lavori si sono posti a partire da quel distanziamento sociale imposto sin dai primi mesi di pandemia: “come è possibile oggi affrontare la sfida che ci aspetta senza farsi sopraffare da timori, resistenze e paure?” Parole come incertezza, complessità, fatica e resilienza sono salite alla ribalta parlando di educazione e di ripresa del nostro mestiere. “Come operare se non è possibile stringere una mano, abbracciare un bambino o superare la barriera linguistica che spesso accompagna le famiglie che intercettiamo?” Obiettivo della formazione non era fornire ricette magiche preconfezionate ma chiavi di lettura che permettessero di immaginare nuovi scenari.
Un aspetto su cui si è tornati più volte è stato non smettere di educare i bambini e le bambine alla resilienza, sostenendoli nella raccolta dei diversi mattoncini, delle tante esperienze che permetteranno loro la costruzione della propria personalità. Mai come in questo momento è necessario incoraggiarli nella ricerca del bello, dello stupore e della scoperta affrontando il presente con un atteggiamento positivo, promuovendo un’attitudine alla speranza. Stiamo vivendo un evento critico che segna adulti e bimbi ma a differenza dei più piccoli noi possediamo maggiori strumenti per rielaborare e superare il trauma e non smettere di pensare al futuro. Il processo di riorganizzazione positiva per le famiglie in povertà economica e culturale può risultare complesso e faticoso ed è per questo motivo che la presenza degli educatori serve a sostenere i genitori che si sono trovati maggiormente isolati e in difficoltà garantendo una presenza, seppur con nuove modalità.
Durante la formazione è stata condivisa quella sensazione di paralisi e impotenza che molti operatori hanno provato potendo incontrare le famiglie solo attraverso gli schermi, permettendosi la possibilità di condividere tra colleghi la frustrazione e lo scoraggiamento da cui sono entrati e usciti più volte. Le continue riprogettazioni, a seconda dei diversi DPCM che imponevano ogni volta regole diverse, ha messo a dura prova quell’elasticità e capacità di problem solving che caratterizza chi fa il nostro lavoro. Quello che emerso è la necessità di trasformarsi per non cedere e affondare nelle paure, non farsi contagiare dallo sconforto e vedere opportunità nell’educazione digitale con cui tutti abbiamo dovuto fare i conti. Alcuni erano più preparati, altri meno esattamente come le famiglie e durante gli incontri è stato possibile non dimenticare passaggi fondamentali come questo:
“O una scuola è capace di trasformarsi, oppure la scuola diventa qualcosa che continua a girare su se stessa restando sempre nello stesso luogo.”
I cento linguaggi dei bambini. L’approccio di Reggio Emilia all’educazione dell’infanzia.
A cura di di C. Edwards, L. Gandini , G. Forman
La parola trasformazione è tornata diverse volte quanto la continua richiesta da parte delle formatrici di porci costantemente domande e di non smettere mai di fare ricerca usando questo periodo come spinta a provare nuove strade e creare nuovi collegamenti. Bisogna essere coraggiosi perché gli scenari pedagogici odierni ci impongono di provare a fare passi nuovi e a sbagliare per apprendere e poi teorizzare nuovi paradigmi educativi.
Ringraziando Percosi Formativi 0-6 per gli spunti preziosi auguriamo a tutti coloro che lavorano con la prima infanzia di non smettere di sperimentare e immaginare, di mischiare analogico e digitale e di pensare a nuove connessioni, sempre.
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