Teach For Italy: investire sui talenti del futuro

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Nella ricognizione di STEM*Lab sulle più interessanti realtà educative con cui far rete, abbiamo incontrato Teach For Italy – Insegnare per l’Italia, un progetto che parte della rete internazionale di Teach For All e crede nel potenziale del sistema educativo italiano come strumento di cambiamento attivo nella società e per i territori.

La loro missione è rafforzare la scuola pubblica nei contesti più svantaggiati, attraendo i migliori giovani talenti italiani verso l’insegnamento e investendo nelle competenze necessarie a trasformare gli studenti di oggi nei portatori del cambiamento di domani.

Periodicamente un bando per la selezione di nuovi insegnanti under 35 viene aperto al pubblico concorso. I partecipanti al programma imparano ad insegnare e a gestire una classe, ottenendo competenze essenziali per il resto della carriera, entrano a far parte di un network internazionale di professionisti uniti dalla stessa missione e sono seguiti da un percorso di career coaching e mentoring professionale per due anni.

Andrea Pastorelli, Direttore Generale Teach For Italy, racconta l’esperienza maturata dal team di lavoro durante il primo anno di questo progetto.

Quali sono i vantaggi per il sistema scuola di investire sulle competenze dei giovani insegnanti? Quali le skills maggiormente richieste dalle nuove sfide?

« La scuola Italiana ha bisogno di un profondo rinnovamento. Noi di Teach For Italy pensiamo che si debba partire dalla lotta alle diseguaglianze educative e dal fatto che da troppo tempo la scuola ha smesso di essere un ascensore sociale. Non riusciremo a cambiare la scuola in questo senso, a permetterle di dare a tutti i nostri ragazzi e le nostre ragazze, le competenze e l’attitudine necessaria a prendere in mano un futuro sempre più incerto e mutevole, senza rinnovare le competenze e l’attitudine, il mind-set, dei docenti. Noi crediamo allo stesso tempo, però, che inserire nella scuola docenti eccellenti, nonostante sia la base di tutto, non basti. Serve accompagnarli, formarli, farli crescere in un sistema che li porti a diventare portatori di cambiamento e innovazione, con un’unica bussola di riferimenti: i bisogni dei loro studenti. Secondo noi, a parte tutte le soft-skills e le skills e competenze trasversali di cui si parla da tanto tempo, la scuola deve poter valutare il suo successo nella sua capacità di formare individui indipendenti, che pensano in maniera critica, che sappiano gestire fenomeni complessi (come le fake news, la disinformazione) e che sappiano mettere in pratica quello che imparano a scuola nella vita di tutti i giorni. 

Se doveste scattare una fotografia della scuola italiana, prendendo in esame quelle che hanno aderito al progetto, che tipo di racconto ne traccereste, anche rispetto ai territori di riferimento?

« TFI è partita nel 2020 con 15 fellows in 12 scuole, prevalentemente nel Piemonte (tra Torino e Cuneo) ma tre nostri fellow sono a Roma e a Prato. Tutti insegnano in scuole che noi definiamo ‘svantaggiate’, perché pescano da un bacino socio-economico difficile. Partire nel 2020 vuol dire partire nell’anno più difficile di sempre per entrare nella scuola, e nonostante le grandi criticità i nostri fellow stanno già avendo un grande impatto nelle loro scuole. La formazione che hanno ricevuto e continuano a ricevere, su tematiche come il digitale, DAD integrata e coinvolgente, gestione della classe, rapporto con le famiglie ecc. sta dando i suoi frutti. I dirigenti scolastici sono molto contenti e credono nel progetto. Lo dimostra il fatto che i nostri fellow in molti casi sono già diventati delle risorse importanti anche per i loro colleghi e per l’intera comunità educante. »

Dunque come potremmo descrivere i principali caratteri d’innovazione del vostro metodo e in che modo state sviluppando il tema dell’educazione alle materie STEM?

« In tutto quello che facciamo seguiamo le migliori buone pratiche della rete internazionale di Teach For All, presente in 60 paesi del mondo. Questa è una delle nostre più grandi forze. Essendo tra gli ultimi in Europa in ordine di tempo a partire, possiamo fare tesoro di esperienze fantastiche in Spagna, Portogallo, Germania e Gran Bretagna, ma anche delle innovazioni di organizzazioni oramai quasi trentennali come Teach For India e/o Teach For America. Credo che ci stiamo facendo portatori di diversi metodi innovativi anche semplicemente nel modo in cui operiamo: “we walk the talk”, si direbbe in inglese. La nostra filosofia è “student centred” ovvero ci sforziamo di mettere gli studenti al centro in tutto quello che facciamo. In più, la nostra formazione si basa fin dall’inizio su tre pilastri: la crescita personale, l’esperienza in classe e la leadership di sistema. Da subito seguiamo i nostri insegnanti in questi tre ambiti, per fare in modo che nei due anni di fellowship crescano come individui, come docenti e come futuri agenti del cambiamento per migliorare il sistema educativo.

 

Maggiori informazioni su come candidarsi al programma

https://www.insegnareperlitalia.org/il-nostro-programma/candidati

 

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