La scuola è aperta a tutti, 1° comma dell’art. 34 della Costituzione Italiana

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«La scuola è aperta a tutti», recita il 1° comma dell’art. 34 della Costituzione, individuando il principio che guida le politiche per l’istruzione nella loro mission: rimuovere tutti gli ostacoli sociali, politici, economici e fisici che impediscono alla scuola di farsi ponte verso il futuro. Tale istituzione ricopre un ruolo importante nei processi di mobilità sociale, ciononostante, appare ancora un sistema fortemente fondato sull’eredità; infatti, la possibilità di emergere dai redditi più bassi non ha fatto che diminuire dato che le statistiche dicono che in Italia solo il sei per cento dei giovani i cui genitori non hanno il diploma ottiene la laurea.

Ed ecco quindi l’importanza di ripartire dall’idea di “comunità”, implementando modelli capaci di rendere la scuola una comunità costruttrice della società. Ripartire dalla valorizzazione dei talenti,  mettendo tutti nella condizione di poter eccellere nel proprio campo e intervenendo così sia sulla soddisfazione personale che su un piano più ampio di arricchimento sociale. Perché ciò sia possibile la comunità deve intervenire con tutto ciò che è in suo potere per permettere che nessuno si smarrisca durante il percorso scolastico. Ritornando all’articolo 34 della Costituzione, il secondo comma recita: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»; tuttavia sappiamo benissimo quanto la scuola italiana sia pubblica ma non gratuita, già dalle elementari, infatti, si comincia con i materiali extra, gli album, l’anticipo per i libri, etc… fino ad arrivare alle scuole superiori in cui l’ostacolo economico diventa spesso invalicabile.

Un’altra asimmetria sociale che va a discapito di chi dispone di meno risorse è la disuguaglianza legata alle conoscenze in quanto le informazioni arrivano sempre a chi le ha già. Motivo per il quale nessun test o prova standardizzata potranno mai cogliere e valorizzare la diversità di percorsi scolastici individuali. I risultati passano in secondo piano se si pensa alla complessità della strada intercorsa; infatti, le capacità di una scuola si misurano in termini di quanto essa sia in grado di accompagnare situazioni fragili o marginali all’acquisizione di nuove prospettive e consolidamento di strumenti.

Una costante indiscutibile è invece la necessità di un sistema stabile e sicuro di regole e di giustizia che valga per tutti. I laureati italiani guadagnano in media il 40 per cento in più rispetto ai soli diplomati, perciò,  il titolo porta comunque possibilità maggiori sia in Italia che all’estero, dove fuggono circa 30mila giovani all’anno in cerca di alternative all’immobilismo che trovano a casa.

Stare bene a scuola non è una questione, è LA questione fondamentale di un microcosmo con la quale hanno a che fare il 44 per cento degli italiani ogni giorno (se considerati anche i genitori). E paradossalmente la scuola è uno dei settori maggiormente a rischio: basti pensare ai 170 mila supplenti che dovranno essere chiamati a coprire cattedre altrimenti scoperte; agli insegnanti di sostegno senza specializzazione e non garantiti; a tutti gli alunni invalidi; la sicurezza degli edifici scolastici; ai numeri sproporzionati tra alunni, insegnanti e dirigenti che spesso sono alla radice dei fenomeni di dispersione scolastica; e di pochi e inefficaci interventi che mirino a costruire una connessione emotiva tra la scuola e l’alunno, nello specifico, ma tra lo Stato e la comunità in generale.

Quindi, qual è la ricetta per una reale scuola aperta e giusta? Al di là di questioni molto pratiche relative allo spazio e alle assunzioni degli insegnanti, un ingrediente fondamentale da adesso ai prossimi anni è dare spazio al maggiore protagonismo dal genitore al cittadino senza figli che può animare e tutelare un quartiere, passando per la scuola: le associazioni, le interazioni amicali, tutto incide sulla crescita dei bambini. Una comunità educante che sente la responsabilità di tutelare le variabili di crescita sana dei suoi minori è quella che immaginiamo di contribuire a costruire con il progetto STEM*Lab.

Kenza Kissou, Servizio Civile impegnato nella realizzazione del progetto STEM*Lab

 

Tutti i dati citati sono stati estrapolati dal dossier TUTTOSCUOLA

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