Contrasti familiari – professionisti per l’ascolto e la mediazione

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Che cosa è la mediazione familiare? A cosa può servirci?

Gli educatore de “Il Grillo Parlante” ci spiegano come la figura di un mediatore familiare può aiutare una famiglia e migliorare i rapporti all’interno di essa, per risolvere le dispute che si creano tra le coppie in separazione/divorzio, dispute fra minori, dispute fra genitori e figli, aiutandole a raggiungere un accordo volontario, rispondente ai bisogni e agli interessi di tutti.

Molti sono gli strumenti relazionali e le tecniche ad uso del mediatore familiare, ma il migliore è dato dalla sua capacità di ascoltare le persone in modo empatico attivo: con gli occhi, con la pancia e col cuore, prima ancora che con le orecchie.  Il mediatore sa bene che ci saranno continui tentativi da parte dei presenti per indurlo a schierarsi, a sostenere la propria posizione come la migliore ma, ovviamente, non lo farà, perché il contenuto delle trattative lo interessa in modo marginale, ciò che lo interessa davvero è: “che cosa posso fare per aiutare entrambi?”. Per prima cosa dovrà capire che cosa essi stessi desiderino e, se cercano la serenità e… chiarire che cosa intendano personalmente per serenità. Quindi cercherà di far emergere che cosa, a loro parere, li possa far sentire effettivamente sereni. Comprendere e capire è fondamentale per il mediatore familiare e per le persone in lite. Capire non è affatto sinonimo di giudicare, significa “vedere” la realtà con chiarezza. Comprendere, a sua volta, significa accogliere: mentre per ben giudicare occorre mantenersi adeguatamente distanti dalle persone, per comprendere occorre avvicinarsi alle persone, occorre l’empatia.

Essere empatici non vuol dire cercare nell’altro ciò che ci piace, che non ci piace, che ci assomiglia ma vuol dire essere in grado di vedere, sentire, vivere il mondo “come se” fossimo l’altro, ricordandoci che però non lo siamo. Il mediatore non giudica, si sforza di capire bene e a fondo, accoglie pur non accettando deleghe decisionali.

In questi mesi abbiamo lavorato per lo più sul CONFLITTO . Purtroppo la crisi epidemiologica ha innescato nelle famiglie conflitti spesso mai esistiti e molti spazi li abbiamo attivati fra genitori e figli.

Il conflitto si ricollega immediatamente con la frustrazione, dal momento che i desideri, i bisogni e le esigenze spesso continuano ad esistere anche se sono tra loro apparentemente inconciliabili. Bisogna tener conto del fatto che il conflitto può essere più o meno cosciente, l’esempio migliore è quello dell’adolescente. Egli rifiuta o nega la dipendenza dai genitori, o da chi si cura di lui, ma al contempo è cosciente di averne oggettivamente bisogno per la propria sopravvivenza, sa di non essere completamente autonomo. Il lavoro attivato spesso richiede processi lunghi ed una piena consapevolezza che gli agiti ed i no, spesso in età adolescenziale, servono per la crescita dell’adolescente.

 

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