Dall’emergenza sanitaria all’emergenza sociale: le criticità emerse a Scalea e Praia a Mare e la sfida raccolta dai partner di S.C.AT.T.I.
di Il Buon Inizio
Ciò che stiamo vivendo è una situazione complessa, sfidante, una crisi nel senso più profondo che questa parola evoca: catastrofe, trasformazione, opportunità ed anzi necessità di cambiamento. Una situazione che chiama tutti, dalle istituzioni tutte all’apparato burocratico, dal terzo settore ai singoli cittadini, ad un impegno civico collettivo straordinario e assolutamente concreto: non c’è spazio e non c’è senso per azioni che non abbiano un impatto reale e importante.
Di colpo è finito il tempo della retorica e delle azioni sterili. Di colpo siamo chiamati ad un agire che sia significativo davvero, che sappia trovare soluzioni complesse e faticose, che impattino e generino risposte concrete alle sfide, difficili e straordinarie, a cui siamo chiamati.
Un’emergenza che è ovviamente sanitaria, perché in tale ambito si è generata, ma che, fin da subito, è diventata emergenza sociale, economica, educativa e perfino, in molti casi, psico-emotiva.
Un’emergenza che va forse interpretata letteralmente, ovvero leggendo la situazione che si è sviluppata come un emergere di problematiche, carenze, criticità esistenti e che ora si evidenziano in maniera deflagrante, inequivocabile, ineludibile.
Emergono nodi politici atavici: tra i tanti, quelli che più tocchiamo con mano noi del terzo settore, sono la “neutralità algida”, la lentezza, spesso l’insipienza della macchina burocratica che dovrebbe attuare rapidamente ed efficacemente le misure; la scarsa conoscenza dei bisogni reali e una scarsa attenzione a modulare e declinare le misure, attuandole non in maniera “neutra” e meramente corretta, ma calandoli concretamente nel contesto territoriale, rispondendo davvero ai bisogni e utilizzando i canali privilegiati che il terzo settore ha, grazie a relazioni costanti e ad una conoscenza capillare dei nuclei familiari fragili e delle loro necessità.
Emergono snodi sociali importanti, rappresentati da parole che ormai ripetiamo e di cui riempiamo progetti e convegni: reti associative, comunità educante, dispersione scolastica, povertà educativa. Parole che stavano perdendo forza, non perché non vere e non rappresentative di problematiche importanti, ma perché abusate, e per questo svuotate, depotenziate nella capacità di smuoverci tutti.
In questo contesto, in un territorio come il nostro che era già fragile di suo, il progetto S.C.AT.T.I. sta dimostrando che un’annualità non è passata invano, ma ha messo dei mattoncini: nell’ ottica di costruzione della comunità educante, di attivazione di una rete territoriale di stakeholders, di sperimentazione e innovazione formativa, e infine di nuove forme di collaborazione tra scuole e terzo settore.
Questi “mattoncini” oggi si rivelano preziosi: consentono di agganciare più facilmente le famiglie, di coordinarsi tra docenti e educatori per aggiungere all’offerta formativa delle scuole quelle attività –pur proposte online – complementari e indispensabili per non ridurre le attività a distanza ad una offerta limitata alle competenze disciplinari offrendo – invece – laboratori di socializzazione, di attività emozionali, ludiche, creative, sia in modalità sincrona che asincrona. Inserendo cioè, nell’offerta formativa a distanza, le soft skills, proprio ora così importanti.
La relazione tra educatori, docenti e famiglie – soprattutto nel caso di nuclei familiari fragili la nostra mediazione è stata fondamentale e decisiva – ha consentito di mitigare il rischio altissimo di lasciare indietro chi lo era già: bambini e ragazzi con bisogni educativi speciali. Quelli che già lo erano e quelli che lo diventavano man mano che il lockdown continuava. Il progetto ha consentito di affiancare i beneficiari più fragili in maniera capillare e quotidiana.
Affrontare insieme la sfida è stato possibile perché ci siamo arrivati “di slancio”, perché SCATTI mirava già, e lavorava già, per tutto questo.
Adesso è arrivato il momento di ragionare su come continuare in questa nuova fase dell’emergenza COVID. Per questo abbiamo programmato in trenta giorni tre Laboratori di Progettazione Partecipata per le linee guida territoriali di progetto.
Venerdì 15 maggio ci siamo ritrovati online in 47, tra associazioni, istituzioni, dirigenti scolastici, docenti e genitori, ma ascoltando anche le richieste degli stessi ragazzi in videomessaggio. Il tema era l’organizzazione delle attività estive. È andato molto bene, sia come partecipazione che come effettive proposte di collaborazione (su tutte, la Croce Rossa, la Protezione Civile, le istituzioni e le stesse scuole). Abbiamo ragionato su spazi fruibili e attività possibili, sui rischi e sulle mitigazioni, su chi può fare e cosa fare. Un tavolo concreto, arricchito dalla partecipazione di Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, che ha fortemente evidenziato l’importanza del tenere aperte le scuole come presidi sicuri per i bambini e le bambine i ragazzi e le ragazze.
I prossimi due tavoli, 5 e 19 giugno, verteranno sui temi della dispersione digitale (in particolare sui BES) e del sistema di tutela e protezione dei minori.
SCATTI è un progetto articolato, in cui le azioni si intersecano e si completano l’una nell’altra: se la partecipazione dei genitori ai tavoli è numerosa e motivata, è perché in questo anno c’è stato tanto lavoro con comitati genitoriali, ma anche perché in questo periodo di distanziamento i genitori non sono stati lasciati soli, ma supportati con tutorial e con incontri online con psicologi e educatori.
Tanti mattoncini messi finora, una base preziosa oggi e nei prossimi mesi!
Articolo a cura di Angelo Serio, referente dell’Associazione culturale di volontariato “Gianfrancesco Serio”
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