Zen: da quartiere incompiuto di Palermo a laboratorio per il futuro
di Il Buon Inizio
Il lavoro incessante di Laboratorio Zen Insieme in uno dei quartieri più complessi di Palermo, tra marginalità e voglia di riscatto.
Rispetto alle altre periferie, lo Zen ha una storia a sé, a cominciare dal suo concepimento: fu pensato sul finire degli anni ’60 come una sorta di estensione ideale della città di Palermo, là dove la città non era ancora arrivata. Un progetto avveniristico che vedeva il tessuto urbano muoversi verso nord, con annesse infrastrutture e servizi. Ma tale espansione non andò come previsto e le grandi infrastrutture rimasero incompiute. Nel frattempo, però, lo Zen era già stato costruito.
Sul finire degli anni ’80, Laboratorio Zen Insieme, la prima associazione a mettere piede allo Zen, cominciò a lavorare per le strade del quartiere puntando all’autonomia dell’individuo e alla partecipazione collettiva dei processi decisionali. Gli operatori inizialmente lavoravano con i bambini, coinvolgendo pian piano anche le famiglie, attraverso l’attivazione di percorsi con le donne e la creazione di opportunità formative volte ad arginare l’enorme tasso di disoccupazione. La rimozione delle cause di disagio e marginalità è il mezzo con cui da sempre Zen Insieme lavora per contrastare la diffusione della mentalità mafiosa.
Oggi Zen Insieme, in partnership con Save the Children, lavora seguendo due direttive: il contrasto alla povertà educativa, attraverso un lavoro quotidiano con bambini/e e ragazzi/e, e il contrasto alla povertà materiale, coinvolgendo le famiglie in percorsi di sostegno alla genitorialità. L’obiettivo è quello di fornire a un numero sempre maggiore di persone gli strumenti per perseguire una reale emancipazione, ma anche quello di convogliare le energie della comunità verso processi di advocacy e partecipazione reale. Alla base di tutto ciò vi è un principio cardine: la rimozione della condizione di isolamento.
Un esempio lo si può trovare nella biblioteca di quartiere Giufà: realizzata grazie all’otto per mille della chiesa Valdese e alle donazioni delle cittadine e dei cittadini, e recentemente entrata nel circuito bibliotecario nazionale. Si tratta della prima biblioteca di quartiere, specificamente rivolta a bambini/e e ragazzi/e, dove quotidianamente si studia, si legge, si fanno ricerche e si organizzano laboratori di lettura per ogni fascia di età. Una conquista non indifferente in un territorio dove la povertà educativa si può toccare con mano.
Un progetto come S.C.AT.T.I. rappresenta un tassello fondamentale nel percorso che l’associazione porta avanti ormai da più di trent’anni: la partecipazione come mezzo di riscatto ed emancipazione e la valorizzazione della scuola come presidio di cultura e crescita individuale e collettiva, sono modalità di intervento in forte continuità con gli obiettivi che Zen Insieme si prefigge dalla sua nascita. Perché la grande utopia che sta dietro al lavoro sul territorio è quella di potersi proiettare avanti di dieci o vent’anni trovando un quartiere che di educatori e operatori sociali non ha più bisogno, non certo perché tutti i problemi saranno stati risolti, ma perché si sarà riusciti a dare alle nuove generazioni i mezzi per poter condurre domani, in completa autonomia, le battaglie per i propri diritti.
Post a cura di Laboratorio Zen Insieme
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