Il cinema, Amanda e Sakido

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“Amanda”: il film sulle solitudini giovanili contemporanee e la proiezione al Cinema Nuovo di Varese per Sakido

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“Quando ero piccola avevo pochissime relazioni e pochissimi amici, ma sentivo spesso l’esigenza di raccontare storie. Forse era un modo per raccontare me stessa, chissà”. A dirlo è Carolina Cavalli, la regista di Amanda, il film che parla di solitudini giovanili e che è stato presentato nel 2022 al festival del cinema di Venezia. Ad ascoltare questa storia e fare (tantissime) domande, c’è un nutrito numero di adolescenti, molti dei quali stanno attraversando – da utenti – il progetto Sakido. E’ il 3 febbraio 2023 e stasera Amanda verrà proiettato al Cinema Teatro Nuovo di Varese, per una serata speciale organizzata proprio da Sakido, con la preziosa collaborazione dell’associazione FilmStudio90.

“E’ così che è nata la mia grande passione per la scrittura” prosegue Cavalli che, nonostante sia solo poco più che trentenne, ha già collezionato un premio Solinas per la sceneggiatura, numerose collaborazioni, un romanzo e – naturalmente – Amanda, il film d’esordio che ora la sta portando in diversi festival cinematografici in tutto il mondo. Un percorso, il suo, che è tutto tranne che lineare: fatto invece di cambi di rotte, di insicurezze e di molto lavoro d’introspezione. 

“Il cinema è arrivato relativamente tardi – dice ancora la regista – All’università, anzi, ho studiato tutt’altro. Ma il cinema mi è sempre piaciuto moltissimo, perché mi garantiva uno spazio speciale: due ore di silenzio, di buio, di separazione da tutto il resto del mondo”. Ma dalla passione al lavoro, il salto non è scontato e Cavalli lo sa bene. “All’inizio stavo molto bene a scrivere sceneggiature in camera mia” dice sorridendo. Un fremito attraversa la platea in ascolto. “Poi qualcosa è cambiato”. Il bisogno di esprimere un malessere generazionale, o magari la voglia di misurarsi con un nuovo modo di narrare, chi lo sa. A un certo punto la regista ha iniziato ad “affezionarsi molto ai suoi personaggi, alle sue storie” li ha sentiti così suoi da non volerli lasciare andare. E così ha scelto di cimentarsi anche nella direzione. 

E in fondo Amanda parla proprio di questo: di scelte. Di una ragazza che che sceglie se stessa, prima di tutto. E che poi sceglie di bussare a una porta chiusa, intrecciando una relazione speciale con chi – Rebecca – dietro quella porta ha scelto di nascondersi. Solitudini diverse, che trovano un modo per entrare in contatto. Ed è così che Amanda intercetta e, delicatamente, tratteggia il Ritiro Sociale. Non ne parla direttamente, ma riesce comunque a raccontarlo molto bene. Rimane sullo sfondo, come un paesaggio sfumato all’interno del quale i personaggi si muovono, abitano, provano a mettere in discussione le distanze – siderali – che li separano. Quelle stesse distanze che, forse, sono esse stesse dei personaggi: come il negativo di una pellicola, rendono visibili per contrasto i soggetti che vi sono impressi. Dietro l’amabile incostanza dei suoi protagonisti, Amanda parla di insicurezze, di incomunicabilità, della fatica dei giovani nel relazionarsi col mondo contemporaneo, con i suoi ritmi serrati e i suoi modelli dorati. 

Alla proiezione il pubblico accorso è tantissimo e, per Sakido, la soddisfazione è doppia. Da una parte c’è la sensazione che – dopo anni di lavoro, impegno e sensibilizzazione – la Provincia di Varese abbia risposto alla chiamata, cogliendo l’importanza del tema proposto. E dall’altra parte c’è l’emozione di vedere, tra quelle poltrone di velluto rosso, anche alcuni dei ragazzi che Sakido sta accompagnando nel loro percorso di vita e di benessere. Ragazzi che – grazie al supporto psicologico ed educativo del progetto – sono partiti dalle loro camerette e sono passati non solo a fare delle attività in piccolo gruppo, ma anche a varcare la soglia di un cinema gremito di persone. E non è poco.

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