Ri-Belli, crescita e integrazione

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Charlotte May for pexels

“Tutti i bambini hanno il diritto di avere gli stessi servizi e le stesse opportunità. E il progetto Ri-Belli aiuta tutti loro ad avere le stesse possibilità educative dei loro coetanei”.

Così Rudina Myrteli, impegnata come assistente sociale dell’associazione I Tetti Colorati Onlus nell’azione housing first Ri-Belli per Abitare, insieme alla mediatrice linguistico-culturale, Adekunde Omolayo, ci racconta la sua esperienza e il suo approccio con le attività dell’iniziativa.

“Da giugno mi occupo, insieme alle mie colleghe, di nuclei di famiglie con minori, al momento, nel Centro Storico di Ragusa. Si tratta di bambini un pò isolati rispetto al contesto sociale in cui vivono, sia per le difficoltà linguistiche, sia per alcune problematiche legate al proprio nucleo familiare.

Le famiglie che ho avuto modo di conoscere in questo periodo, sono quasi tutte mono-genitoriali, con difficoltà di comprensione linguistica e, in alcuni casi, con la gestione del rapporto conflittuale creatosi tra madre e figlio/a o padre e figlio/a.

La caratteristica principale che mi ha colpito, finora, è proprio la presenza di famiglie con un solo genitore e con tutte le ovvie difficoltà del caso. Ovviamente, tutto parte dalla necessità di fornire, a queste famiglie, una casa, un tetto da condividere insieme e dove crescere insieme. Subito dopo, si può pensare di risolvere tutti gli altri problemi, dando la possibilità, alle famiglie stesse, e in particolare ai genitori, di scegliere come e cosa fare, nella loro vita”.

Adekunde Omolayo, sottolinea come “il progetto abbia consentito di creare una sinergia speciale con le persone che assistiamo. Spesso, anche al di fuori delle attività, diventiamo un punto di riferimento per loro, e sono molto contenti del sostegno che ricevono e che li aiuta ad affrontare le criticità che vivono”.

“Sono albanese – prosegue Rudina – e sono venuta qui in Italia parecchi anni fa con la mia famiglia. Ciò che mi ha dato la possibilità di crescere e di integrarmi è stato proprio avere la certezza di avere un luogo sicuro dove stare e delle persone che mi hanno accolto e aperto la loro casa molto spontaneamente, dandomi la possibilità di crescere. Anche questi ragazzi meritano questa possibilità. Si parla spesso del conflitto culturale fra l’Italia e gli altri paesi; per me, alla base di una convivenza pacifica, c’è l’accogliere e l’accettare l’altro, così come è. E quando c’è dialogo e comunicazione, nascono solo cose belle”.

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