Prendersi cura degli operatori che si prendono cura delle famiglie

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Attraverso una serie di incontri svoltisi tra il mese di marzo e di maggio, nell’ambito delle attività di sensibilizzazione e formazione degli operatori sociali sulla Child safeguarding, la Fondazione Eos Onlus ha realizzato il Percorso di formazione La presa in carico integrata del bambino traumatizzato e della sua famiglia che ha come finalità l’integrazione e il rafforzamento delle competenze specifiche e trasversali nella valutazione e cura psicologica, educativa e sociale delle vittime di trauma infantile.

Al percorso, che si è tenuto presso l’Oratorio La Fiammella nel comune di Casavatore, partner del progetto RESTART, hanno partecipato con assiduità circa 30 operatrici – tutte donne – che svolgono il proprio lavoro presso enti locali, l’ASL Napoli 2 nord e nella sfera del terzo settore (comunità educative, comunità madre-bambini; centri educativi; CAV) con il ruolo di assistenti sociali, psicologhe e educatrici professionali; medici; operatrici antiviolenza e volontarie.

Il gruppo ha partecipato con molto coinvolgimento non solo al lavoro di elaborazione riflessiva tra i contenuti teorici proposti dalle formatrici e le loro conoscenze ed esperienze, ma anche mettendosi in gioco nelle proposte esperienziali che sono state fatte al fine di favorire la sintonizzazione con i bambini, con i genitori vulnerabili, con gli altri attori.

Il percorso ha affrontato diversi temi: dopo un’introduzione sulle Esperienze Sfavorevoli Infantili (ESI) ci si è soffermati sui temi dell’ascolto delle esperienze traumatiche, della protezione nelle sue diverse dimensioni e declinazioni, della co-costruzione di un progetto di cura e tutela integrato.

In ogni giornata, attraverso esercitazioni scaturite dall’analisi di casi, si è prestata attenzione a connettere la dimensione riflessiva con quella emotiva, per sostenere le competenze personali, professionali e di gruppo. Questa metodologia si fonda su un lavoro non ideologico, ma che, nella relazione puntuale con ogni persona (bambina o adulta), possa rappresentare un punto di riferimento e di cambiamento nella linea della protezione e della cura.

È stata molto interessante la disponibilità delle partecipanti a mettere in discussione i propri punti di partenza (teorici, professionali, organizzativi ed operativi) per accedere a punti di osservazione e di vista differenti, con la possibilità di vedere nuove prospettive di relazione e di intervento.

Il lavoro realizzato ha rappresentato un’ottima premessa per ulteriori approfondimenti metodologici ed operativi ed ha confermato quella che, parafrasando le parole del noto psicologo, medico e psicoanalista Bowlby, è una premessa della nostra proposta formativa: se ci si vuole prendere cura dei bambini e dei genitori, è necessario prendersi cura degli operatori che si dedicano a loro.

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