Chi si prende cura degli orfani di crimini domestici?

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La cronaca continua a sbatterci in faccia notizie di crimini efferati consumati nell’ambito delle relazioni “domestiche”: femminicidi, omicidi di familiari, suicidi degli autori di omicidio.

Quasi sembra non esserci limite alla barbarie e barriera alla crudeltà, nella stragrande maggioranza dei casi maschile e maschilista. Nonostante le varie giornate di mobilitazione, le fiaccolate, le norme severe e restrittive nei confronti degli autori di questi reati; a conferma della radice fortemente culturale di questi comportamenti, per i quali c’è bisogno soprattutto di educazione e prevenzione.

Di attività educative e di prevenzione che vadano oltre l’evento di un momento o di una giornata, nel quale, come spesso accade, si spettacolarizza la tragedia e il dolore, ci si emoziona effimeramente per qualche ora e poi tutto torna nella “normale” routine intrisa di violenza ed egoismo.

Ma oggi, dopo l’ennesima tragedia che si è consumata nelle ultime ore a Sant’Antimo dove un suocero ha ucciso genero e nuora da lui presunti amanti, testimonianza del degrado culturale e relazionale che ancora segna le nostre giornate, siamo qui a chiederci, come abbiamo fatto già tante altre volte: dove sono i bambini orfani? Chi ne tutela i diritti? Chi si sta prendendo cura di loro? Come hanno vissuto queste ore di tragedia? Quali servizi sono intervenuti tempestivamente?

Affidati, per lo più, alle cure di familiari attoniti e stravolti dal dolore, ripiegati sulle proprie angosce, nel migliore dei casi sono oggetto della pietà di un familiare più sensibile, di un vicino di casa più attento. Alle bugie pietose di chi pensa, così, in buona fede, di tutelarne la salute psichica e fisica.

Mentre intorno a loro si scatena una tempesta di riflettori puntati, inchieste della magistratura, curiosità morbosa di tanti, questi bimbi hanno bisogno, invece, di un’attenzione e una cura “vicina” e competente. Capace di sussurrare alle loro orecchie parole veritiere e non pietose menzogne su quanto accaduto, capace di accompagnare i piccoli orfani nelle giornate tremende della tragedia: dal rito funebre al ritorno in casa, al ritorno a scuola (chi “si prende cura” anche dei propri compagni di classe e genitori, altrettanto colpiti dalla tragedia?). Capace di dire una parola competente in tema di trauma e lutto rispetto ai percorsi di tutela e cura da mettere in atto.

Negli ultimi due anni abbiamo incontrato più di 200 orfani speciali (vittime di femminicidio/crimine domestico) minorenni dell’Italia meridionale, grazie a una pertinente e lungimirante iniziativa dell’Impresa sociale “Con I Bambini” che si chiama “A braccia aperte”.

Il  progetto Re.S.P.I.R.O. – Rete di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli Orfani speciali ne ha presi in carico una ottantina, di tutte le regioni meridionali (per le altre regioni italiane ci sono progetti analoghi). E nella totalità dei casi abbiamo dovuto riconoscere che non c’è mai stato un intervento tempestivo, in emergenza, volto a tutelare e prendersi cura dei piccoli orfani. In tanti casi abbiamo dovuto constatare che la dabbenaggine e il buon senso di quanti sono intervenuti in prima battuta (familiari, forze dell’ordine, servizi sociali) sono stati fonte di vittimizzazione secondaria per bambini già così fortemente traumatizzati. Nella stragrande maggioranza dei casi l’attenzione è quasi esclusivamente puntata (per lo più dai familiari, preoccupati giustamente del dopo di loro) sui bisogni economici, ritenendo che per tutti gli altri bisogni possa bastare il buon senso e la carità amichevole di chiunque.

Per questi bimbi (e per i familiari ai quali sono affidati), invece, c’è bisogno di un intervento tempestivo e competente sul trauma.

Noi ci siamo. Con le risorse che già abbiamo grazie al progetto RESPIRO e con l’impegno indefesso di tante e tanti bravi professionisti. Con il desiderio e la proposta alle istituzioni e alle forze dell’ordine (con alcune delle quali abbiamo già stipulato dei protocolli d’intesa) di lavorare da subito ad una procedura condivisa sull’intervento tempestivo e competente per i piccoli orfani.

Fedele Salvatore

Cooperativa Sociale Irene ‘95

Responsabile del progetto “Re.S.P.I.R.O. – Rete di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli Orfani Speciali” – iniziativa “A Braccia Aperte” dell’Impresa Sociale “Con I Bambini”

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