Un pronto soccorso psicologico mobile per gli orfani di femminicidio
di ProgettoRespiro
“In questi anni abbiamo seguito molti casi di orfani speciali, siamo intervenuti sin dai primissimi momenti e abbiamo partecipato attraverso il Pronto Soccorso Psicologico Mobile a tutte le fasi più critiche dei bambini, abbiamo dato il nostro contributo successivamente al reinserimento al riadattamento dei minori in un nuovo contesto di vita fatto di altri caregiver e di un ritorno a scuola, coinvolgendo anche i bambini delle classi frequentate dai piccoli orfani speciali. C’è stata la presa in carico terapeutica che, in molti casi, ha visto anche un lavoro di supporto ai cargiver. Il progetto Respiro oggi ci consente di dare ulteriore slancio a quanto fatto in questi anni: il Protocollo Giada è stato preso a modello in una progettazione più ampia con vari partner, avremo la possibilità di potenziare questo modello ed estenderlo ad altri contesti regionali” spiega Michele Pellegrini, psicologo dell’ospedale Giovanni XXIII e responsabile aziendale del progetto Respiro.
“Il grande lavoro scientifico svolto in questi anni dai nostri professionisti e riconosciuto dalle istituzioni è diventato un punto di riferimento nazionale e rappresenta oggi un modello di intervento da replicare anche in altre regioni. Gli orfani speciali, vittime due volte, hanno bisogno di un sostegno importante da parte di tutta la rete istituzionale e grazie al progetto Respiro possiamo implementare le azioni di presa in carico e di assistenza psicologica di questi piccoli pazienti fragili che hanno subito un grande trauma” dichiara Giovanni Migliore, direttore generale del Policlinico di Bari-Giovanni XXIII di Bari.
Cosa prevede il protocollo Giada in caso di femminicidio
Il primo intervento, subito dopo il femminicidio è affidato all’equipe di emergenza: gli psicologi si spostano fisicamente sul posto per il supporto nella prima fase di comunicazione della notizia al bambino e di preparazione alla partecipazione al rito funebre in stretta collaborazione con i colleghi del consultorio familiare del luogo e con gli assistenti sociale del comune di riferimento. È il Pronto soccorso psicologico mobile che ha il compito di prestare la prima assistenza al minore e di accompagnare nelle prime difficili fasi i bambini e i caregivers sino al ripristino delle routine.
Il passo successivo è quello relativo alla presa in carico con percorsi terapeutici e psico-socio-educativi. Gli orfani speciali accompagnati dalle famiglie affidatarie seguono colloqui e sessioni di psicoterapia periodici con gli specialisti. A seconda delle necessità è possibile anche attivare percorsi terapeutici per contenere e regolare i vissuti di rabbia e disperazione dei caregiver, essi stessi vittime di un grave lutto.
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