Welfare di comunità: Analisi, significati e contestualizzazione

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Il Welfare di comunità è uno dei pilastri del progetto RelAzioni a catena. Vediamo perché.

 

Cosa significa Welfare? Secondo Gherardi e Magatti (2014) significa offrire supporto a condizioni di fragilità individuale attraverso una mediazione collettiva.

La definizione è corretta, ma non c’è alcun dubbio: il Welfare sta cambiando, e il cambiamento riguarda gli attori che si incaricano di offrire supporto a quelle condizioni di fragilità. Molti approcci diversi si affacciano alla sperimentazione sociale, ma tutti presentano un comune denominatore: l’apertura del Welfare a soggetti diversi dalle istituzioni pubbliche, con l’intervento di privati ma soprattutto di reti amicali, familiari e associazioni intermedie in un settore che non può e non riesce ad essere ad esclusivo appannaggio del pubblico.

Le diverse pratiche collaborative hanno due principali obiettivi: produrre beni e servizi che non sarebbero reperibili né tramite il mercato né tramite il settore pubblico e favorire la coesione sociale.

Negli ultimi anni anche gruppi di cittadini, in forme istituzionalizzate o in forme spontanee, si sono affiancati agli altri soggetti attivi del Welfare.

Le esperienze di Welfare di comunità sono molto diverse tra loro, possono manifestarsi come semplici gruppi di aggregazione della domanda oppure in forme di mutuo aiuto, fino a diventare gruppi organizzati di collaborazione in dialogo con le istituzioni. Alla base di queste esperienze vi è l’idea che facendo leva sulle risorse (economiche, di tempo, di cura, di competenza) delle famiglie e delle comunità e mettendole in dialogo tra loro, si produca qualcosa di più della somma dei singoli elementi (Pasquinelli 2018). Questo perché i beni e i servizi scambiati sono beni relazionali, cioè sono capaci di modificare le relazioni tra i soggetti coinvolti, relazioni significative e pronte ad evolversi attivando nuove forme di fiducia, di reciprocità, di responsabilità condivisa.

Inoltre, il Welfare di comunità determina un cambiamento nel rapporto tra cittadini e istituzioni, tra beneficiari dei servizi e erogatori degli stessi.  Sempre più spesso, infatti, le pratiche di Welfare di comunità sfociano in processi di progettazione partecipata in cui i decisori politici incontrano i cittadini e costruiscono insieme cambiamenti, progetti, servizi di pubblica utilità.

Tali processi non sono semplici, richiedono tempo, numerosi incontri e operatori in grado di facilitare il dialogo e l’incontro tra esigenze e posizioni spesso divergenti. Ma la progettazione comunitaria dal basso è una delle sfide più interessanti dei processi democratici attuali, che consente di superare la sfiducia imperante e il senso di abbandono percepito dai cittadini, rispetto a istituzioni assenti o sorde di fronte alle richieste. Si chiama Welfare di comunità proprio perché promuove un’etica della responsabilità e sviluppa il senso della comunità, generando una protezione sociale degli individui e dei beni comuni. In questo senso, il Welfare di comunità è fortemente territoriale, poiché mette al centro del dibattito i bisogni locali e favorisce la collaborazione tra i numerosi stakeholders di un determinato territorio.

Un’indagine di Demopolis per Fondazione con il Sud dimostra che oggi più di 7 italiani su 10 ritengono importante l’azione delle organizzazioni del Terzo Settore nel favorire la coesione sociale. Il dato è significativo, poiché mostra la consapevolezza dei cittadini che troppi bisogni restano disattesi dallo Stato e che, tra i vari attori, Associazioni ed Enti del Terzo Settore sono importanti e stanno apportando significativi interventi in favore delle comunità in cui agiscono.

Indagine su un campione stratificato di oltre 3 mila intervistati, rappresentativo della popolazione italiana. (Fonte: Demopolis: https://www.demopolis.it/?p=5357)

 

In linea con le percezioni e le esigenze della collettività, anche il partenariato del progetto RelAzioni a catena vuole dare il proprio contributo alla realizzazione di un Welfare di comunità e a questo obiettivo ha dedicato l’intera Attività 9, intitolata appunto “Progettazione partecipata e Welfare di comunità”. Associazione AIM nei prossimi mesi organizzerà interventi sui tre Municipi target di progetto: I, X e XIV, costituendo gruppi di stakeholders e facilitando il dialogo con le istituzioni al fine di raggiungere obiettivi concreti e circoscritti, volti alla valorizzazione di aree urbane. Gli altri partner, oltre a essere portatori di interessi nella progettazione partecipata non appena sarà avviata, sono a loro volta responsabili di specifici interventi di riqualificazione e di sensibilizzazione dei minori alla cura del bene comune.

Il Welfare comunitario è un pilastro del progetto RelAzioni a catena. Siamo convinti che, oltre alle Istituzioni pubbliche, una pluralità di soggetti già intervengono su fasce sociali che vivono condizioni di disagio nei nostri territori (Acilia, Ostia, Primavalle e Testaccio), con uno spirito di collaborazione e sussidiarietà. Il nostro intento è unire insieme le loro voci aggiungendovi le nostre e fornendo competenze di facilitazione dei gruppi di lavoro, mirando a rafforzare la coesione sociale nel lungo periodo.

Si è aperto per il partenariato un percorso arricchente che supera le pareti scolastiche e ci apre al territorio, consapevoli di non poter stravolgere totalmente gli assetti ma al contempo animati da una sincera volontà.

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