Lo sport unisce, integra e diverte!

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Il nostro partner Officina Sport lo sa bene… Vi raccontiamo una storia di successo

 

Lo sport può essere un ottimo veicolo di socializzazione e quindi di reintegrazione sociale. Ciò si verifica, soprattutto, negli sport di squadra e comunque nelle attività svolte in gruppo. Un elemento decisivo è la presenza di regole, sia quelle che riguardano il gioco stesso (tipiche del calcio, della pallavolo, ecc.), sia quelle che riguardano la preparazione tecnica ed atletica, che ogni gruppo si dà liberamente tenendo conto della propria esperienza: in ambedue i casi queste costituiscono un potente fattore per il ripristino ed il mantenimento del cosiddetto “esame di realtà”.
Un esame di realtà si produce attraverso il riconoscimento dell’esistenza dell’Altro (compagno o avversario) di cui è necessario tener conto se si vogliono ottenere soddisfazioni, prima fra tutte il puro divertimento, fino ad arrivare alla consapevolezza di aver giocato bene, secondo le proprie possibilità, indipendentemente dal risultato.

Prendere parte a un’attività sportiva, quindi, è un’esperienza di socializzazione che non deriva solo da fattori generici (lo sport permette di frequentare altre persone, uscire di casa, ecc.) ma deriva da fattori più specifici che portano alla creazione di un “gruppo di lavoro” con obiettivi comuni, che utilizza metodi e strumenti condivisi per raggiungerli. In condizioni di fragilità (disagio psicologico, isolamento, difficoltà di interazione, insicurezza, timidezza etc…) lo sport funge da veicolo di inclusione e integrazione, per i motivi suddetti.

Consapevole di questo grande potenziale, il nostro partner ASD Officina Sport ha organizzato dei laboratori di attività motoria all’interno dei plessi scolastici partner di progetto. Questi percorsi sono attualmente in corso di svolgimento e vedono la compresenza di diversi operatori specializzati con gli insegnanti di educazione fisica.  Le discipline proposte sono molto originali: capoeira, parkour, giocoleria e giochi sportivi non convenzionali. I laboratori vengono proposti con l’intento di lasciare ad alunni e docenti degli strumenti pratici per svolgere delle attività insolite anche in futuro, al termine degli interventi.

Con il parkuor, ad esempio, viene proposto un utilizzo non convenzionale degli spazi della scuola, che diventa parte di un percorso di riappropriazione degli spazi scolastici. La capoeira lavora invece sull’utilizzo del corpo come strumento espressivo e relazionale per superare le barriere linguistiche e culturali.
La giocoleria è una disciplina che implica un profondo lavoro sulla propria concentrazione, coordinazione, sull’ascolto del proprio corpo e sulla relazione con l’altro (nelle attività di passing). Infine i Giochi sportivi non convenzionali, come ad esempio rugby e pallamano, sono proposti senza la necessità di un campo o attrezzature regolamentari, allo scopo di stimolare l’idea che l’attività sportiva può essere praticata ovunque, all’occorrenza anche adattando le “regole del gioco” agli spazi, agli attrezzi, al tempo a disposizione  e soprattutto alle persone.
L’idea portante di questo intervento è essere inclusivi e per farlo si può arrivare a togliere la centralità alla disciplina sportiva, in quanto non sono le persone a doversi adattare alle regole dello sport ma è lo sport che deve andare incontro alle persone. Ribaltando un concetto molto diffuso, Officina Sport vuole infondere un pensiero che può essere applicato anche fuori dagli ambienti sportivi e che ha come finalità non la performance o il risultato, ma l’attività stessa.

Finora il gruppo di Officina Sport ha ricevuto ottimi riscontri dagli studenti e ha avuto modo di sperimentare l’inclusione che si proponeva di attuare; in particolare condividiamo un episodio positivo avvenuto presso la scuola media “Tuccimei”, una breve testimonianza che ci ha resi orgogliosi e felici. Durante il primo incontro dedicato ai giochi non convenzionali, un ragazzo sembrava proprio non voler partecipare…Aveva mostrato riluttanza, non integrandosi nel gruppo e rifiutando categoricamente di vestire in tuta e di riconoscere una qualche utilità alle attività proposte. Dopo avere avuto uno scontro con il docente di ruolo che lo spronava ad unirsi agli altri, aveva deciso di allontanarsi dalla palestra e isolarsi, indossando le cuffiette e ascoltando la sua musica. Gli operatori lo hanno invitato a giocare ma lui non ha accettato e ha reagito con un impeto di rabbia. Senza insistere troppo, loro hanno pensato di lasciargli del tempo e hanno proseguito con le attività. La volta seguente lo stesso ragazzo è andato a trovare gli operatori nelle pause tra una lezione e l’altra e poi durante la ricreazione. Qualcosa era cambiato! Ha preso a giocare con loro, scherzando e sentendosi accolto. Nessuno gli ha detto che non era il momento, perché non era l’orario prestabilito o che dovesse tornarsene in classe, al contrario gli operatori sono stati felici di vedere un cambiamento in lui e lo hanno incluso nei propri giochi. Tuttavia, il loro nuovo amico non aveva mai preso parte alle attività di gruppo con la propria classe. Al terzo incontro la sorpresa è stata grande nel vederlo in tuta, partecipe e entusiasta di giocare con tutti i compagni e superare qualsiasi diffidenza seguendo l’intera lezione. Officina Sport ha deciso di condividere la sua storia per trasmettere il messaggio che, a volte, le persone di qualsiasi età hanno bisogno di tempo per potersi aprire alla condivisione ed è importante non sentire alcuna pressione in fasi tanto delicate. Con la semplicità di un sorriso e di un atteggiamento aperto e non giudicante, si ottengono i migliori risultati. Lo sport è anche e soprattutto questo!

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