Aspettative e agitazione. Dalla parola alla frase, dalla frase alla narrazione.

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Aspettative e agitazione. Queste sono le parole che sono presenti nei momenti che precedono un incontro conoscitivo con un ragazzo. Soprattutto se lui/lei è in età adolescenziale. L’età propria delle categorie, del bianco/nero, del dentro/fuori. L’età che non perdona e non ha mai perdonato. Quindi con Andrea, Claudia e Manuela ci si prepara a quel momento, lo si immagina, lo si pensa e ripensa. Perché da quel momento potrebbe dipendere l’andamento del progetto. Quindi, dal momento di presentazione formale si passa alla costruzione di un dialogo cogliendo, tra silenzi, borbottii e risposte monosillabiche, i punti cardini. I punti di connessione tra chi sta da una parte della scrivania e chi dall’altra: passioni e odi. Il bianco e il nero sopracitato. E quasi sempre si insinua lentamente l’argomento che accomuna la generazione adolescenziale da sempre: le parole. Sì, perché le parole sono importanti. Se sono testo di canzone, diventano una bibbia profana, una guida, un riconoscimento della propria identità ed esistenza. Ed ecco che la colonna sonora dell’incontro diventa una canzone registrata male, con gli amici, con il telefono. E si ragiona insieme sulle parole, sul significato. Ecco l’aggancio per spiegare cosa sono io davanti a loro, cosa sto proponendo, cosa faremo insieme. Giocando con le parole, mi presentano persone e luoghi, pezzi di vita vissuta e testimoniata. Conoscono cantautori e autori a loro sconosciuti, poeti e luoghi magici. Finché mi arriva questa frase scovata in rete, quasi per caso, in un compito a casa tra un appuntamento e l’altro

La vita non consiste nell’avere buone carte ma nel saper giocare bene quelle che si hanno

Semplice. Precisamente adatta allo scopo. Ed ecco che appare il nostro tavolo da gioco, di velluto verde nell’immaginario filmico. Quali sono le tue carte? Tieni quelle che ti servono. Scarta quelle che non vuoi. Decido di farla mia, farla nostra, usarla, proporla e analizzarla anche con gli altri ragazzi. Dare spazio loro di parlare, esprimere, ragionare sulle parole.

Dalla parola alla frase, dalla frase alla narrazione.

Riflessioni di un operatore della Coop. Gulliver

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