“Insieme a te posso farcela”: racconto dal laboratorio di psicomotricità di Sora

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Contributo a cura di Ilenia D’Amico* – Si inizia il laboratorio di Psicomotricità: ci sono tante cose da fare, tanti movimenti da effettuare, indicazioni da ricordare e se per la maggior parte dei bambini può risultare semplice per altri può non essere così; altri già da piccoli possono sperimentare una certa “ansia da prestazione”; possono essere imbarazzati dall’aver un “pubblico” che assiste alla loro performance, possono essere impauriti dalla possibilità di sbagliare e, magari, di risultare ridicoli e goffi agli occhi degli altri, possono perfino arrivare a sentirsi inferiori e, di conseguenza, rifiutarsi di “mettersi in gioco”.

Nello spazio di psicomotricità si rispettano le volontà di tutti i bambini ma, alcune volte, come in questo caso, si può immaginare che, in realtà dietro la resistenza, ci sia la voglia di fare l’esercizio ma, forse, in maniera diversa; allora bisogna abbassarsi al livello del bambino e chiedersi: “cosa potrà farlo sentire più a suo agio?” F. è stata incoraggiata dalla maestra a fare il percorso con lei ma non era ugualmente disposta; la soluzione trovata non sembrava metterla a proprio agio.

Riflettendoci un attimo su le ho proposto di farlo insieme ad un’amica; lei, sorpresa, ha accettato e la compagna, dal canto suo, è stata felicissima di poter rifare il percorso ed aiutarla; al termine di questo entrambe sorridevano e, nel corso dell’ora, F. si è sciolta sempre di più dimostrando di diventare sempre più autonoma e sicura di sé. Questo episodio mette in evidenza come il sostegno debba essere sempre personalizzato e come, spesso, l’adulto debba intervenire in maniera indiretta sfruttando il sostegno del gruppo dei pari mettendone, così, in evidenza le possibilità adattive e funzionali a scopi compatibili con il concetto di “promozione del benessere” piuttosto che gli aspetti devianti che gli si connotano soprattutto una volta raggiunta la pubertà.

*Associazione “Il Faro ODV”

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