Da Sora la storia di “Giada con gli occhi nocciola grandi e timidi”

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Contributo a cura di Eliana Di Franco*Ho iniziato a novembre a collaborare con il progetto P.R.I.M.A.I. sul territorio di Sora in qualità di psicomotricista. Ho un’esperienza pregressa di “qualche anno” ma il bello delle esperienze con i piccoli consiste nel continuo stimolo emozionale dal quale ci si sente trascinati ogni volta e con ogni bambino in maniera differente.  

Inutile sottolineare la particolarità di questo anno, inquinato dall’impossibilità dei contatti fisici e della espressività sociale e quanto questo stia impattando sui bambini più piccoli che stanno interiorizzando questa “distanza fisica” come un fattore di normalità…

Quando sono entrata la prima volta in classe ho sentito subito quei grandi occhi nocciola che mi fissavano, vivaci, indagatori, seppure Giada fosse rimasta immobile al centro della stanza. Quegli occhi mi seguivano durante le presentazioni, durante i primi giochi fissi, dal centro dell’aula, come se il resto del corpo di Giada si rifiutasse di interagire.

Ho provato più volte a coinvolgere questa bimba timidissima, senza forzarla certo, ma con piccoli movimenti di avvicinamento che potessero aprire un varco comunicativo. Le maestre mi hanno confermato la grande timidezza di Giada e la sua ritrosia.

Poi mi è venuta un’idea. Ho preso una mascherina e ho disegnato un sorriso buffo su di essa e l’ho indossata. L’ho mostrata improvvisamente a Giada che si è messa a ridere. Cogliendo questa apertura ho eseguito un esercizio motorio altrettanto buffo e ho atteso che quei grandi occhi nocciola lo cogliessero nella sua sequenza. Mi sono sforzata di comunicare molto la mia accoglienza e ha funzionato.

Giada ha preso a interagire e da quel momento ogni volta che entro in classe mi accoglie con il primo esercizio fatto. Ogni bambino ci racconta una sua storia e quella di Giada è la storia di una bambina che voleva essere abbracciata nell’anima!

*Associazione Il Faro Onlus Sora

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