Prendere in carico i minori maltrattati: l’esperienza dell’Umbria

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“Quando un bambino nei primi anni di vita non è aiutato a regolarsi nelle emozioni perché i genitori non ne sono capaci, quando assiste a violenze in casa, oppure quando è ignorato da coloro che dovrebbero prendersi cura di lui, si provocano dei danni strutturali nel suo percorso di sviluppo, anche a livello cerebrale” a parlare è Tiziana Agabiti psicoterapeuta sistemica relazionale, con lunga esperienza di comunità per minori e oggi referente per l’Umbria del progetto Promozione Intervento Multilivello di Protezione Infanzia, promosso da Terre des Hommes con 16 partners in tutta Italia.

Secondo la seconda Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia, condotta da Terre des Hommes e CISMAI, per l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, nel 2021 erano 401.766 i bambini e ragazzi presi in carico dai servizi sociali in Italia, 77.493 dei quali vittime di maltrattamento, con un aumento del 14,8% rispetto all’indagine precedente. La forma di maltrattamento principale è la patologia delle cure, ovvero l’incuria o l’ ipercura, di cui è vittima il 40,7% dei minorenni in carico ai Servizi, seguita dalla violenza assistita (32,4%) e dal maltrattamento psicologico (14,1%), mentre il maltrattamento fisico è registrato nel 9,6%

Per la dottoressa Agabiti intervenire tempestivamente è un elemento centrale per salvaguardare il minore maltrattato “I tempi dell’autorità giudiziaria e della tutela sono spesso troppo lenti rispetto a quelli dello sviluppo del bambino” spiega “Quando ci si mettono due anni per prendere una decisione nel frattempo si è consolidato uno stato di cose che è poi difficilissimo cambiare. E’ quello che io chiamo maltrattamento istituzionale”

Gli esempi che la dottoressa può portare sono tantissimi, parla di Marco (nome di fantasia) che nasce, non voluto, da due genitori tossicodipendenti, evidentemente incapaci di esercitare la genitorialità. Viene accolto in comunità inizialmente con la madre mentre il padre è in prigione. Poi madre e figlio tornano a casa e poco dopo torna la sorella maggiore (di altro padre) che nel frattempo era in comunità per minori. Quando il padre esce di prigione si ricostituisce il nucleo familiare ma estrema è la conflittualità e Marco assiste a violenze continue finché i genitori si separano. Viene rimandato in comunità ma dopo un anno è di nuovo a casa, finché il padre gli spacca un dito della mano e la mamma lo porta via per non farglielo più vedere ma agendo anch’essa continue violenze psicologiche e fisiche sul figlio fino a quando lui inizia a fare altrettanto e lei lo denuncia, e di nuovo è la comunità per lui…

Oppure racconta di Luigi (altro nome di fantasia) che arriva in comunità a 17 anni dopo aver vissuto con il compagno violento della madre fino a che l’uomo ha bruciato la loro casa e Luigi ha dovuto rifugiarsi dai nonni anziani, con i quali è cresciuto affidato a loro dai suoi stessi genitori .

Spesso i ragazzi arrivano da noi troppo tardi, avendo consolidato modalità disfunzionali” continua Agabiti “Arrivano arrabbiati, confusi, aggressivi e diventa molto difficile aiutarli. Abbiamo avuto un ragazzo paladino della rabbia che ci ha distrutto la comunità. E dopo la pandemia il disagio è ulteriormente aumentato, a volte sembra un bollettino di guerra”

La presa in carico tempestiva del nucleo genitoriale oltre che del minore è l’elemento chiave per cercare di intervenire a monte. Questo è proprio uno degli obiettivi del progetto Promozione Intervento Multilivello di Protezione Infanzia che permette la partecipazione a percorsi strutturati di sostegno e un affiancamento psicoterapeutico gratuito ai nuclei familiari fragili. I percorsi permettono di lavorare sulla recuperabilità del nucleo familiare cioè non sono solo volti a fotografare l’oggi, ma a formulare una prognosi che permetta di fare valutazioni serie sul futuro possibile del minore. Ad oggi la dottoressa ha preso in carico 10 famiglie all’interno del progetto. Ma con dei limiti, perché i percorsi sono facoltativi. “Quello che manca è rendere questo modello di intervento istituzionale” sostiene

Si sa che molto spesso ci si blocca di fronte la mancanza di risorse, eppure la mancata presa in carico dei genitori è un’illusione di risparmio. I costi sanitari per i minori maltrattati sono molto rilevanti, come emerge dai risultati della ricerca condotta dall’Università Bocconi su incarico di Terre des Hommes e CISMAI “Tagliare sui bambini è davvero un risparmio?” ogni anno lo Stato italiano spende 13 miliardi di euro per il maltrattamento minorile, ma l’allocazione delle risorse privilegia la cura dei bambini che hanno già vissuto maltrattamenti piuttosto che la prevenzione.

Intervenire presto. Dare fiducia e investire nelle possibilità del minore. Prendere in carico anche i genitori con interventi obbligatori e gratuiti. Non avere paura di fare delle scelte drastiche se queste sono a tutela del minore. Queste le linee indicate dalla dottoressa Agabiti e praticate dal progetto di Terre des Hommes con modello di intervento articolato che affronta il problema nella sua complessità

 

Foto di Alexa da Pixabay

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