Il senso di Mattia, piccola vittima della sindrome da scuotimento
di terredeshommes
Era nato nei primi mesi del 2009 Mattia Pierinelli, il bimbo che il 2 dicembre dello stesso anno, a soli 9 mesi, è entrato in coma mentre giocava all’Asilo nido Lago Mago di Pistoia. Trasferito d’urgenza all’Ospedale Pediatrico Meyer, il piccolo non si è più risvegliato e il 7 dicembre 2009 i medici ne hanno dichiarato la morte cerebrale. Secondo le indagini sarebbe stata un’emorragia cerebrale attribuita a maltrattamenti da SBS (Shaken Baby Syndrome, ovvero sindrome da scuotimento) a provocare la morte del piccolo.
A lui e alla forza dei suoi genitori che si sono mobilitati per la prosecuzione delle indagini e per la sensibilizzazione su questa sindrome quasi sconosciuta è dedicato “Il senso di Mattia” ciclo di 13 incontri di informazione sui rischi della SBS, organizzati da Anpas in Toscana nell’ambito del progetto Promozione Intervento Multilivello Protezione Infanzia.
“Quando è successa la tragedia non sapevamo nulla della SBS” racconta Caterina Innocenti, la mamma di Mattia “Quando, dopo un’intera giornata di attesa, ci hanno comunicato la diagnosi “Sindrome da scuotimento” siamo caduti dalle nuvole, non capivamo cosa volesse dire, ci chiedevamo se fossimo noi in qualche modo responsabili dell’accaduto”. Le indagini successive chiariranno che i genitori non avevano nessuna responsabilità e che il maltrattamento del bimbo era avvenuto durante l’orario scolastico, sebbene non sia mai stato possibile individuare la persona direttamente responsabile.
“La totale assenza di informazione sui rischi da scuotimento da parte degli stessi operatori della struttura è stato sicuramente un fattore determinante la tragedia” continua Caterina “Bastava così poco per evitarla, bastava non fare quei gesti”. Sono passati 13 anni da quel giorno terribile, ma il dolore non si cancella, “Mattia era un bimbo sano, non aveva alcuna patologia” racconta ancora Caterina, ed era un bimbo particolarmente desiderato e atteso perché nato da fecondazione assistita, “non abbiamo più provato ad avere altri bambini nostri, non era possibile dopo quello che è successo, in seguito abbiamo scelto l’adozione, ma anche in questo percorso il lutto che ci portavamo dietro ha reso particolarmente difficile il percorso” Eppure Caterina e il marito Riccardo non hanno mollato, ed ora hanno con loro due ragazze di origine cilena di 15 e 12 anni. La loro ricerca della verità e l’attività di sensibilizzazione però non hanno rallentato, hanno creato la pagina Facebook Io sto con Mattia, hanno fatto incontri in tutta Italia “Impegnarci perché tutti conoscano i rischi della SBS rimane una nostra priorità”
L’assenza di informazione tra le famiglie e tra gli operatori dei nidi d’infanzia sui rischi dello scuotimento di neonati e lattanti è infatti una delle cause più gravi della diffusione di questa gravissima sindrome che, secondo diversa letteratura, colpisce tra i 14 e i 40 bambini su 100.000 nei paesi industrializzati, anche se i dati sul’Italia sono molto scarsi, per la difficoltà di distinguere la SBS da altre forme di maltrattamenti di cui sono vittime i più piccoli. Lo scuotimento risulta una delle forme più gravi di maltrattamento dei neonati e dei lattanti, provoca gravi conseguenza neurologiche – solo il 15% sopravvive senza esiti – e nel 25-30% dei casi porta alla morte. In realtà anche semplici gesti come far saltellare il bambino sulle ginocchia (gioco del cavalluccio), sballottare o lanciare il bimbo in aria, cadute dal divano o da un altro mobile, possono provocare danni di diversa gravità sugli infanti (che vanno da disturbi dell’apprendimento a disabilità fisiche, danni alla vista, disabilità uditive…) ma non provocano la SBS che è causata da scuotimento molto violento del bambino. Nonostante non sia sempre evidente distinguere i maltrattamenti veri e propri da forme inadeguate e inconsapevoli di manipolazione dei neonati, la corte suprema ha riconosciuto lo scuotere violento di un neonato come reato doloso, e non semplicemente colposo (Cass. 25116/19)
Il caso di Mattia è stato drammaticamente di questo tipo. La famiglia ha ottenuto un risarcimento da parte del Comune di Pistoia ma non si è mai individuato un colpevole.
“Dovrebbero esserci corsi obbligatori sulla sindrome da scuotimento in tutti i corsi pre parto, in tutti i corsi di aggiornamento per gli operatori e gli insegnanti, tutti dovrebbero conoscere le caratteristiche e la gravità di questa sindrome, quali gesti si possono fare e quali no” sostiene ancora Caterina “quello che è successo a noi non deve succedere più a nessun altro”
Proprio per questo Terre des Hommes promuove dal 2017 la campagna nazionale di sensibilizzazione #nonscuotelo per diffondere la conoscenza e la prevenzione della SBS che oggi, grazie al progetto Promozione Intervento Multilivello Protezione Infanzia, si rilancia attraverso 13 incontri informativi per il grande pubblico, percorsi di formazione mirata con operatori sanitari e scolastici e accompagnamento delle famiglie fragili per i primi mille giorni dei bambini.
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