Un patto tra nove realtà: nasce la Comunità Educante nel quartiere Capo di Palermo

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Esponenti della comunità educante del quartiere Capo di Palermo

Qual è il ruolo che hanno gli spazi all’interno dei processi educativi? È la domanda che si sono poste diverse realtà che da anni insistono sul quartiere Capo di Palermo e che da circa un anno lavorano insieme – fianco a fianco – grazie al progetto Patto Educativo Capo sostenuto da Con i Bambini, un’alleanza tra associazioni, il teatro, la biblioteca, la scuola e gli scout, per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica.

“Il ruolo degli spazi all’interno dei processi educativi” è stato in particolare il tema di una due giorni (2 e 3 febbraio) di incontri, dibattiti e passeggiate esplorative tra i luoghi educativi del quartiere, che si è tenuta al Capo. Il quartiere rappresenta uno dei quattro mandamenti della città, il Seralcadio (o Mandamento Monte di Pietà) che un tempo aveva come patrona santa Ninfa. Il rione non ha una vera scuola di riferimento, c’è solo la succursale dell’istituto Rita Atria, non c’è neanche un oratorio o un campetto per giocare a calcio.

Forte è però il tessuto associativo e sociale, una vera comunità educante riunita sotto il cappello del progetto che annovera nove realtà più la Fondazione Innovazione Urbana di Bologna. Le realtà coinvolte sono: La cooperativa sociale Bond Of Union, il Teatro alla Guilla, la biblioteca Piccolo Principe, il Centro Amazzone, il gruppo Palermo 15 – Associazione Guide E Scouts Cattolici Italiani, l’IISS Francesco Ferrara, il M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) Palermo 3° Aquile Randagie, l’associazione NaKa, il Dipartimento di Architettura dell’università di Palermo.

All’incontro hanno partecipato altre realtà presenti in tutta la città metropolitana di Palermo portando la loro esperienza nella progettazione e co-gestione di spazi, erano presenti Fabrizio Arena di Zen Insieme, Angelo Nuzzo di EPYC (European Palermo Youth Center), Antonio Tozzi del circolo Arci Bocs di Bagheria, Giancarlo Gallitano, architetto che lavora per Save the Children allo Zen.

“Sicuramente dobbiamo impegnarci adesso a definire il patto educativo – dice Paola Pizzo di Bond Of Union, coordinatrice del progetto – cercando di farlo sottoscrivere da tutte le realtà educative del quartiere, in primis le scuole che fanno più fatica a portare avanti il percorso intrapreso in termini di presidio educativo. Ispirati dalle esperienze di Bologna e di altre realtà locali ci immaginiamo una comunità educante del Capo che riesca a valorizzare le tante risorse del quartiere, partendo dai suoi spazi all’aperto spesso abbandonati e che poco si prestano ad essere vissuti come spazi di gioco per i minori del quartiere”.

Tra gli obiettivi principali di questa comunità educante c’è quello di prevenire e combattere la povertà educativa, la dispersione scolastica e il fallimento educativo di bambini e bambine, ragazzi e ragazze attraverso un approccio partecipativo, cooperativo e solidale di tutti gli attori in campo che con pari dignità si impegnano a valorizzare e mettere a sistema tutte le esperienze e tutte le risorse del territorio.

Grazie al progetto “Patto educativo Capo” si stanno ristrutturando diversi spazi all’interno delle varie associazioni che quotidianamente operano, in particolare una stanza del MASCI, che sorge in quella che fu l’ex scuola di riferimento del quartiere, che verrà utilizzata dai ragazzi come luogo di studio e laboratoriale.

“Al Capo ci sono associazioni che a fatica, da anni, portano avanti dei progetti per il quartiere e sono di fatto l’unico presidio culturale e di legalità, insieme con le scuole. – dice Valerio Strati, del Teatro La Guilla – La Rete in questione nasce per rendere ancora più forte questo percorso, nell’ottica di una collaborazione fra le associazioni e di scambio di buone pratiche. In questo cammino, spesso difficile e spesso fatto in silenzio e lontano dai riflettori, sarebbe importante avere il supporto delle istituzioni locali, a partire dall’amministrazione comunale. Lanciamo un appello affinché il Comune si faccia avanti per ascoltare i bisogni della gente del Capo e delle associazioni che operano sul territorio, per costruire un percorso insieme pubblico-privato”.

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