Competenza dell’osservazione: con Ai.Bi. e Panthakù si insegna a guardare i ragazzi con occhi diversi

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Maria Vittoria Lanzara, esperta scelta da Ai.Bi., racconta la sua esperienza con i docenti delle scuole partner di Panthakù

 

La competenza è “la comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e sociale”.  Almeno stando alle Linee guide per la certificazione delle competenze del Consiglio europeo.

Ognuno di noi, sottoponendosi a un esame di coscienza più o meno onesto, potrebbe dunque dirsi competente, meno competente o totalmente incompetente in determinati ambiti. Ma siamo sicuri che è sempre facile farlo?

Prendiamo la “competenza dell’osservazione”. A una prima analisi saremmo portati a dire che sì, tutto sommato, siamo competenti nell’osservare. Ma se applichiamo questo concetto a un modello educativo che vede il suo core business nel futuro dei minori, allora la faccenda si fa complicata. E ci conviene mettere da parte pregiudizi e griglie precostituite. Perché per trasmettere ricchezza educativa e combattere la povertà, occorre affinare più di uno strumento. E avere anche la giusta dose di fiducia per farsi accompagnare, da chi è più ferrato, in un viaggio per nulla semplice e scontato.

Lo sa bene Maria Vittoria Lanzara, esperta Ai.Bi. che, nell’ambito del progetto “Panthakù. Educare dappertutto”, selezionato da Con i Bambini, ha tenuto, l’anno scorso e quest’anno, l’incontro di battesimo con i docenti delle quattro scuole interessate (Calcedonia, Montalcini, Principe di Piemonte e Denza) una sorta di apripista ai corsi tenuti dai tutor dell’associazione Vela.

Denza Lanzara Panthakù

 

Partiamo con ordine. Il compito di Pino D’Andrea, Marta Peruzzini e del loro staff non è stato e non sarà semplice: perché far capire a un adulto che può insegnare meglio con i mattoncini Lego, sfruttando le tecniche del team building, non è proprio semplicissimo.

Ma non lo è stato neppure per l’esperta di Ai.Bi. far comprendere cosa fosse Panthakù e quanto fosse importante lavorare sulla consapevolezza.

“L’anno scorso i docenti hanno avuto una sorta di annuncio del progetto – spiega Lanzara – Erano sicuramente incuriositi, ma anche preoccupati, perché non avevano ancora chiarezza su tutta una serie di aspetti. Per questo la prima fase è stata dedicata ad aumentare in loro la consapevolezza della povertà educativa, che Panthakù si propone appunto di combattere. Li abbiamo coinvolti attraverso il metodo maieutico della riflessione ed è venuto fuori un dato che ha sorpreso molti. La povertà educativa non ha sempre a che vedere con la classe sociale o il reddito. Purtroppo è un fenomeno tanto esteso quanto trasversale”.

Principe Piemonte Lanzara panthakù

Dal confronto sono poi emersi i disagi della classe docente, che, soprattutto in questa fase, vive lo scotto di essere vissuta in maniera conflittuale da alcuni nuclei familiari, riducendosi dunque “a fare da animatori, psicologi e consulenti senza più il tempo di dedicarsi a quella che è la vera missione dell’insegnamento – continua Lanzara – ovvero lasciare un segno nei giovani”.

Come fare? Si parte dall’osservazione e dalla considerazione che la realtà di un ragazzo può e deve essere guardata da diversi punti di vista, dichiarandosi pronti a spostare di continuo la visuale.

Il momento di sintesi, invece, è tutto nella definizione dell’insegnante, che al di là della materia prettamente scolastica, deve saper sviluppare competenze sul fronte di quella che potremmo definire la “materia umana”.

“Così i prof hanno capito che potevano farsi aiutare e mettere a sistema gli input ricevuti dall’esterno. Un mix che all’inizio generava preoccupazione, ma che poi è risultato vincente”. Quest’anno sono appena terminati gli incontri e l’idea di capitalizzare l’esperienza ha avuto subito successo.

Lanzara Calcedonia Panthakù

“I docenti hanno capito che in questo modo possono essere più motivati nello svolgere le proprie mansioni – ribadisce Lanzara – e che seguendo questo percorso possono trasformarsi in generatori di ricchezza educativa”.

La parola chiave, ancora una volta, è competenza. Che non è studiare e conoscere una materia, ma fare un viaggio collettivo nel quale si deve essere sempre pronti a mettersi in gioco.

E il viaggio accanto al corpo docenti non termina qui perchè Ai.Bi. e Vela hanno in serbo per loro delle importanti novità che rafforzeranno ancora di più la collaborazione scuola/Panthakù sempre avendo i minori al centro dell’attenzione.

 

 

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