Le emozioni? Servono a crescere. Scopriamole con Ai.Bi. e Saremo Alberi

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Ai nastri di partenza i nuovi laboratori di Saremo Alberi nelle scuole con Panthakù.

Metti i mattoncini Lego. La scrittura creativa. Il teatro dell’oppresso. E le parole. Usate con la grazia di chi sa e soprattutto vuole capire cosa si nasconda dietro un muro. Di paure. Di insicurezze. Di fragilità. Di sfide da superare.

E’ usando queste “strategie” che il team di Saremo Alberi è riuscito, in poco meno di un anno, a sgretolare le barriere di un nutrito gruppo di ragazzi. Lavorando su tre territori (Salerno con le scuole Calcedonia e Montalcini, Santa Maria Capua Vetere con l’istituto Principe di Piemonte e con il Denza di Castellammare di Stabia) il presidente Vincenzo Aliberti, l’educatrice Manuela Iacuzio e il pedagogista Renato De Rosa, sono stati capaci di tirar fuori sentimenti ed emozioni. Detta così sembra facile. Ma con i pre-adolescenti non lo è mai. Per questo il loro lavoro, inserito nell’ambito del progetto “Panthakù. Educare dappertutto”, selezionato da Con i Bambini e teso a combattere la povertà educativa e ad offrire sostegno alle famiglie, è uno di quelli più totalitari e difficili in termini di obiettivi da raggiungere.

Saremo Alberi al Denza con Panthakù

“Ci rivolgiamo prevalentemente a ragazzini che hanno un mondo dentro da fare emergere – spiega Aliberti – quindi dobbiamo conquistarci la loro fiducia, che non è sempre facile”. C’è la diffidenza da superare. La paura. Il timore del giudizio degli altri. Fino ad arrivare allo scardinamento di un meccanismo ancora più complesso, che è quello del comprendere la propria bellezza e grandezza interiore, prigioniera magari di un’eccessiva timidezza, ed essere in grado di parlarne e lasciarla emergere. Non solo con i propri educatori. Ma anche con i propri compagni. Qui, quando riesce, nasce la magia dell’altro che si consegna con le sue fragilità per superarle e della comunità che lo accoglie per rispecchiarvisi e crescere.

Saremo Alberi alla Calcedonia con Panthakù

 

“Abbiamo tenuto dei laboratori nelle scuole – continua Aliberti – partendo dal gioco, ad esempio chiedendo loro di rappresentarsi con i mattoncini Lego per aiutarli a capire e a farci capire come si vedono e come si sentono visti dagli altri. Un modo per raggiungere più da vicino quello che è il loro “io”. Molti input sono arrivati dalla visione di film animati di cui poi si è discusso insieme o dai momenti dedicati alla scrittura creativa. La tecnica adoperata è quella del teatro dell’oppresso, con la finalità di mettere tutti nelle condizioni di condividere il proprio mondo interiore”. E così è stato. Come è accaduto a due ragazzi di strada che, appassionandosi alle costruzioni con i giornali, hanno smesso di essere provocatori e dissidenti, per entrare in sintonia con il resto del gruppo. “Il caso più emozionante è stato quello di un ragazzino che ha seguito tutti gli incontri camuffato con cappuccio, giubbino e zaino. Alla fine si è rivelato “nudo” – racconta Aliberti – e per noi è stata la soddisfazione più bella, perché vuol dire, simbolicamente, che è entrato in quel meccanismo”.

Saremo Alberi e Panthakù

 

Ora si ricomincia, c’è un nuovo anno da affrontare: “La speranza è che siano tutti motivati nell’affrontare questo percorso che non è facile”. Ma al termine del quale, ci si ritrova più consapevoli e dunque più felici. Pensiamo alla tecnica del flic dans la tete. Il problema nasce dentro di sé o all’interno di una dinamica complessa? L’obiettivo è quello di stimolare il complesso mondo emozionale di ognuno, per renderlo più forte ed autonomo nel giudizio. E anche maggiormente capace di attraversare l’onda anomala dell’adolescenza, con tutti i conflitti che si trascina dietro. Non a caso l’associazione si chiama Saremo Alberi, Per diventarlo occorre tempo, acqua, cura, sole, pazienza, amore. Quello che il team di Aliberti non nega mai a nessuno dei suoi “cuccioli”.

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