Emozioni in scena per i ragazzi dell’IC Denza, con Ai.Bi., Funneco e il progetto Panthakù
di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini
Le emozioni sono universali? Secondo lo studioso Paul Ekman, che ha ripreso gli studi di Darwin su quelle facciali, la risposta è si. E come si può migliorare la nostra vita partendo dalle cinque emozioni primarie? Inside Out, il film di animazione della Pixar ci ha invitato a riflettere sulla loro importanza e sul loro ruolo nella nostra vita quotidiana, partendo dalla storia di Riley, una ragazzina di undici anni, che proprio quando la sua vita sembra essere perfetta, si trova costretta a trasferirsi dal Minnesota a San Francisco. Gioia, tristezza, paura, rabbia e disgusto saranno le fasi alterne che, come su un’altalena, la accompagneranno alla riscoperta di se stessa.
Le cinque emozioni su cui si fonda la teoria neuroculturale sono state la griglia sulla quale hanno lavorato i ragazzi dell’istituto comprensivo Luigi Denza di Castellammare di Stabia che, nell’ambito del progetto “Panthakù. Educare dappertutto”, selezionato dall’Impresa Sociale Con i Bambini, sono stati i protagonisti di un laboratorio promosso dall’associazione Funneco, conclusosi poi con l’esibizione finale durante lo spettacolo “SottoilCielod’Estate2019” presso gli spazi del Teatro Supercinema il 7 luglio.
Sotto la guida del direttore musicale Marco D’Acunzo e del direttore artistico Marina Lucia, i teen attori hanno aperto la performance con sette minuti di azioni sceniche basate sul movimento. Per tutti è stato un debutto. Nessuno, prima di allora era mai salito su un palcoscenico, né aveva vissuto l’emozione di trovarsi dietro un sipario, di fronte a una platea gremita. “Quegli occhi erano eloquenti – racconta Marina Lucia – Sono stati bravissimi, perché in soli tre mesi di laboratorio sono riusciti a mettere in scena un piccolo spettacolo completamente ideato da loro”. Il rosso, il viola, il verde, il blu e il giallo sono stati i colori che hanno caratterizzato le scene dedicate alle cinque emozioni primarie.
Il bisbiglio che incalza fino a diventare il ritmo ossessivo di un tamburo di guerra, il capo branco minaccioso che, come un moderno bullo, incute nel gruppo paura e rabbia, una ragazzina che prova a tendere una mano ai più deboli, una fila di giovani dondolanti che gridano la loro malinconia. E infine una mano contagiosa. Spalla su spalla, fino allo scoppiare festoso di una batteria che dialoga ritmicamente con i sorrisi e gli occhi spalancati sulla vita.
“Per i ragazzi, il laboratorio del progetto Panthakù è stata un’esperienza formativa molto importante. Non solo hanno imparato a conoscere le emozioni e a distinguerle, ma hanno anche capito come gestirle, a partire dal timore di calcare le tavole di legno del palcoscenico, cercando di dare il meglio di loro stessi e il risultato è stato straordinario. Questo ci conferma che basta stimolare i giovani per tirare fuori delle cose meravigliose e ci invita a fare sempre di più e sempre meglio”. Perché sono gli stimoli esterni, molto spesso, a solleticare la creatività e a farla crescere.
La performance si è aperta con un caloroso in bocca al lupo da parte della dirigente scolastica Fabiola Toricco, che ha sposato con entusiasmo gli ideali di Panthakù, convinta che il teatro, a trecentosessanta gradi, dalla parola alla musica al movimento corporeo, sia una palestra fondamentale per conoscersi e sfidare i propri limiti. Nel segno delle emozioni, quelle che ci accompagnano e ci accompagneranno per tutta la nostra vita. Come diceva Van Gogh, non dimentichiamo che le emozioni sono i capitani della nostra esistenza e che noi obbediamo ad esse senza saperlo…
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