Pronti a diventare una squadra di pallanuoto targata Panthakù!

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Con la Rari Nantes e Ai.Bi. gli alunni della Calcedonia e della Montalcini di Salerno si preparano a diventare campioni

L’obiettivo è quello di formare una squadra. Non per scendere in campo nei match ufficiali, ma per prendere parte ai tanti tornei paralleli a quelli federali per divertirsi e dare prova delle competenze acquisite sul campo.

Primo Ricci, insieme a Gabriella Ronsini, è l’interfaccia della Rari Nantes Nuoto Salerno con i giovani studenti degli istituti salernitani Calcedonia e Montalcini che partecipano al progetto “Panthakù. Educare dappertutto”. In tre mesi ha visto i 24 ragazzi che partecipano all’attività della squadra crescere, imparare a stare insieme e a superare paure e barriere. Li ha visti fortificarsi, diventare meno impacciati, ma soprattutto, più propensi  a fidarsi gli uni degli altri. “All’inizio abbiamo riscontrato delle difficoltà nell’amalgamare le due scuole – racconta Ricci – Poi piano piano, facendoli giocare, mostrando loro dei video, spronandoli al dialogo, siamo riusciti a creare una bella rete dove si respira entusiasmo e voglia di mettersi in gioco”.

panthaku rari nantes

 

Una curiosità: la prevalenza dei partecipanti è data dalle signorine, “un dato in controtendenza per Salerno dove da almeno cinque o sei anni non si riesce a formare una squadra al femminile”. Invece Panthakù è stato in grado di solleticare la curiosità del gentil sesso nei confronti di uno sport che erroneamente è considerato maschile.

“Gli sport acquatici sono più costosi della media, perché comportano spese di manutenzione per le piscine. Sapere che tanti ragazzi possono farlo gratuitamente, mentre magari erano stati costretti a sospendere le attività per difficoltà economiche delle famiglie, ci rende veramente felici – continua Ricci – Ci sono ragazzini che ce lo hanno confidato e che non hanno nascosto il loro entusiasmo, dal momento che fino al 2021 potranno dedicarsi ad uno sport che li appassiona”.

Partita rari nantes panthaku

E il risultato è stato evidente a maggio, quando la Rari Nantes ha invitato le famiglie presso gli spazi della piscina Nicodemi, per assistere a una partita dei loro ragazzi. Applausi e qualche lacrima hanno accompagnato l’incontro dove i sorrisi e gli abbracci hanno confermato che l’approccio degli istruttori per creare un gruppo di lavoro è stato vincente. “In questo modo li preserviamo anche da quello che in gergo si definisce autismo motorio. Oggi i ragazzi non sono più capaci di fare un salto o una giravolta perché passano le ore seduti davanti a computer e playstation. Spingerli a muoversi non solo li aiuta ad allenare i muscoli, ma soprattutto la mente, perché li tiene impegnati in un campo in cui occorre seguire delle istruzioni, essere padroni di se stessi, imparare a gestire l’acqua e a relazionarsi con gli altri”.

Tiro porta Rari Nantes

Come diceva Gabriella Dorio, l’impegno di una attività sportiva insegna a socializzare, il contatto e lo scambio di opinioni aprono una persona al dialogo e alla tolleranza, arricchendola di senso civile e di esperienze preziose. Obiettivo che la Rari Nantes pare aver già raggiunto.

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