Patto di comunità, gli obiettivi e gli spunti emersi dai focus group
di Ufficio stampa
Dai primi tavoli di discussione e di co-progettazione è emerso come gli argomenti da trattare fossero la didattica, il supporto a soggetti svantaggiati, le emergenze della contemporaneità e gli spazi educativi fuori dalle istituzioni formali. E ancora, il supporto nelle scelte, animazione culturale e case studies.
Indubbiamente la scuola mantiene un suo ruolo di guida e di istituzione di riferimento, tuttavia il nucleo centrale e potenzialmente innovativo del suddetto “patto di comunità” sta nell’esperienza proposta da una associazione del terzo settore, il cui intento attraverso il progetto OPPORTUNIT@’ – Interconnessioni per lo sviluppo di una Comunità è promuovere buone pratiche che si rivelino circolari e ripetibili all’interno della comunità e che siano da esempio per coloro che vogliono create future relazioni al di fuori di essa.
Durante la stesura del primo capitolo del patto si è discusso molto su cosa fossa la comunità in cui etimologicamente l’obbligo verso l’altro e il dono sono uniti dalla fragile volontà dell’intero corpo sociale nel riconoscersi coralmente e nel conseguente agire. Questa presa di coscienza comunitaria comporta due fasi: il sentire e il conoscere, che devono essere poi comunicati attraverso gesti, azioni, simboli riconoscibili e condivise da tutti i partecipanti.
Il “Patto Educativo di Comunità” è un accordo tra scuole, amministrazioni comunali e cittadini, che mira a creare una comunità educante condividendo responsabilità e percorsi. Riconosce la scuola come un bene fondamentale della comunità e punta a sostenere le situazioni di maggiore fragilità tramite un approccio collaborativo e stabile. La legge del 13 luglio 2015, n. 107, promuove una scuola aperta e interattiva con la comunità, valorizzando anche il tempo scolastico pomeridiano.
Questi strumenti incarnano i princìpi costituzionali di solidarietà, comunanza di interessi e sussidiarietà orizzontale, rafforzando le alleanze educative e sociali con la scuola come fulcro. Accordi, dunque, che aumentano il capitale sociale e culturale delle comunità coinvolte, attraverso relazioni territoriali che includono diverse realtà locali. Praticamente, i “Patti di comunità” sono accordi liberi tra cittadini e amministrazioni per promuovere il bene comune, tutelando beni comuni urbani (spazi e servizi pubblici): beni, legati all’identità e cultura del territorio, che devono essere accessibili a tutti come eredità collettiva.
Un elemento centrale del patto è la mappatura delle risorse culturali e lavorative del territorio, coinvolgendo le scuole in percorsi di alternanza scuola-lavoro e istruzione non formale (learning by doing). Questo rafforza il legame tra la comunità e la scuola, riconoscendo anche aziende e servizi locali come fonti di sapere pratico.
E dopo vari incontri per analizzare bisogni e temi rilevanti, sono stati identificati otto punti chiave per un Patto Educativo incentrato sulle interconnessioni e opportunità offerte dalla comunità:
1. Identificazione e ruolo dei soggetti coinvolti (con un’analisi dei diversi attori coinvolti nel processo educativo e nella pianificazione delle iniziative comunitarie);
2. Concetto di “Comunità Educante” e Patto Educativo di Comunità (con l’esplorazione della visione di una comunità educante come sistema complesso e del ruolo di un patto educativo di comunità nel rispondere ai bisogni concreti dei giovani);
3. Trasferimento delle istanze dal primo focus group;
4. Coinvolgimento attivo degli studenti (con l’esigenza di coinvolgere attivamente gli studenti attraverso progetti come Erasmus e la valutazione delle risposte degli studenti stessi per implementarne la partecipazione);
5. Esigenze e punti di forza delle scuole (con l’analisi dei punti di forza e dei bisogni delle scuole e degli operatori, inclusa l’efficacia dell’orientamento e le modalità di partecipazione a progetti nazionali e internazionali);
6. Miglioramento dell’orientamento professionale e dei rapporti con le imprese del territorio (ovvero ipotizzare l’identificazione delle necessità per migliorare l’orientamento professionale e la formazione dei giovani, inclusa la collaborazione con le imprese e le famiglie, allo scopo di facilitare l’ingresso nel tessuto sociale dei giovani);
7. Promozione del benessere mentale degli studenti (un elemento ritenuto di particolare importanza nel tavolo, con l’emersione di argomenti come ansia e paura del fallimento tra i giovani e proposta di supporto psicologico/mentoring nelle scuole);
8. Collaborazione tra istituzioni, scuole, associazioni e famiglie (dando importanza della collaborazione tra diversi attori per garantire un supporto completo agli studenti).
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