Infanzia e scuola, una relazione difficile in era covid.
di Comunicazione NEST
Ornella (nome di fantasia) è una bambina di 2 anni e mezzo, allegra e sempre sorridente. I suoi genitori hanno deciso di iscriverla quest’anno al SEC del progetto Nest nonostante la preoccupazione per la situazione di emergenza sanitaria e, soprattutto, nonostante i timori legati ad una possibile ripetizione della spiacevole esperienza vissuta lo scorso anno.
La piccola Ornella, infatti, aveva iniziato a settembre 2019 il suo percorso scolastico presso un nido comunale ma, fin dalle prime settimane, le cose non erano andate come tutti speravano. La bambina, infatti, non smetteva di piangere per tutta la durata della sua permanenza a scuola e la mamma, per almeno un paio di mesi, era stata costretta ad andare a prendere la figlia dopo poche ore dall’accompagnamento, ogni giorno.
In quello stesso periodo Vanessa, la mamma di Ornella, era venuta a conoscenza del progetto Nest e ogni giorno, mentre aspettava la quotidiana telefonata delle educatrici che la pregavano di tornare a prendere la bambina, si intratteneva a chiacchierare con le mamme dei bimbi iscritti al SEC fino anche a prendere parte agli incontri settimanali del gruppo di confronto ed ascolto tra genitori. Intorno alla metà di ottobre 2019, in accordo con le educatrici del nido comunale e tenendo conto delle esigenze di Ornella, Vanessa e suo marito Antonio decidono di ritirare la bambina da scuola. Vanessa ha modo di parlare della sua decisione con le operatrici del progetto Nest ed insieme comprendiamo che, evidentemente, la piccola non è ancora pronta e che quello non è evidentemente il momento giusto. Per quanto Vanessa smetta di frequentare la scuola e l’hub Nest, i suoi contatti con le operatrici non si interrompono.
La signora cerca lo staff per chiedere suggerimenti rispetto al prossimo anno scolastico e, già a febbraio 2020, comunica di voler iscrivere Ornella al Sec, a partire da settembre. La famiglia, inoltre, è in procinto di allargarsi. Vanessa è incinta, in attesa del suo secondo bambino. Consigliamo alla signora, seppur con grande anticipo, di iniziare a raccontare a sua figlia della scuola, di una scuola diversa, con nuovi compagni e nuove maestre.
A settembre 2020 comunichiamo a Vanessa che sua figlia è entrata in graduatoria. È possibile formalizzare l’iscrizione. Vanessa è molto contenta ma anche spaventata. Alle preoccupazioni oggettive legate al particolare momento storico, infatti, si aggiungono quelle più profonde connesse alle possibili reazioni di sua figlia. Adesso, inoltre, c’è anche il fratellino di poche settimane di vita. E se Ornella pensasse che la sua iscrizione a scuola è un modo che la famiglia ha trovato per liberarsi di lei e fare spazio al nuovo arrivato? Vanessa e Antonio, però, sanno che stanno facendo la scelta giusta. Ornella ha bisogno di stare in compagnia di suoi coetanei, ha bisogno di uno spazio suo e di attenzioni diverse rispetto a quelle che può riservarle la sua famiglia. Comincia l’inserimento. I primi giorni le mamme sono in aula con i bambini, insieme costruiscono Pamà, una bambolina di pezza e ovatta utile per accompagnare e rendere più dolce la separazione; insieme esplorano lo spazio e conoscono gli altri bambini e le educatrici. Poi arriva il giorno x, quello più temuto, il giorno del saluto. Ma Ornella non è più la bambina dello scorso anno. Nonostante i timori e le preoccupazioni di Vanessa e Antonio, infatti, Ornella serenamente saluta la mamma e corre in classe a giocare con i suoi nuovi amici. Ha capito che quello spazio è suo, che in quel posto può sentirsi al sicuro, che trascorrerà qualche ora in compagnia e che poi la mamma o il papà verranno a prenderla. È felice di entrare in classe e ogni giorno è felice di rivedere i suoi genitori. Racconta sempre di essersi divertita e chiede alla mamma di riaccompagnarla ancora l’indomani.
Tutto questo si ripete ogni giorno, fino a quando, in seguito ad un’ordinanza della Regione Campania, le scuole di ogni ordine e grado vengono chiuse, poi riaperte e poi chiuse nuovamente.
Ornella e tutti i suoi compagni, come tutti gli altri bambini della Regione, restano a casa, privati di un loro diritto fondamentale. La chiusura della scuola, al di là delle motivazioni più o meno corrette, più o meno adeguate, rappresenta sempre un fallimento in termini di opportunità formative, occasioni di apprendimento, crescita. E forse il fallimento, ad un mese o poco più dall’inizio dell’anno scolastico, si percepisce ancora più forte e fa ancora più male. Che fine fa tutto l’impegno emotivo e cognitivo che i bambini – e le loro famiglie – mettono per affrontare e superare il momento dell’inserimento a scuola? Che fine fanno la perseveranza e la forza di Vanessa che, consapevole dell’importanza della scuola, ha deciso di riprovare, certa che la scelta che faceva rispondeva esattamente alle esigenze di sua figlia?
In poco più di due mesi le scuole campane hanno aperto e chiuso tre volte. C’era appena il tempo di lavorare sull’inserimento e sul suo assestamento, senza mai avere la possibilità di riuscirci davvero.
E oggi, all’alba di una nuova apertura delle scuole Vanessa, come tante altre mamme altrettanto preoccupate, si pone una serie di domande: è giusto ripetere, per la terza volta un inserimento? Siamo così sicuri di riuscire a garantire continuità? Non sono deleteri per i bambini così piccoli tutti questi cambiamenti? Tutti questi sforzi cognitivi ed emotivi?
Siamo certi che Ornella, come tutti i bambini, abbia tutte le capacità di recuperare, di lasciarsi alle spalle queste brutte e brusche interruzioni e di proseguire al meglio il suo percorso scolastico, ma siamo altrettanto certi che, ancora una volta, i primi ad essere penalizzati sono stati i bambini più piccoli, quei bambini che tra qualche anno potranno e dovranno presentarci il conto.
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