I ragazzi di Navigazioni si raccontano attraverso la campagna #nonsonoemergenza

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Il 20 luglio, il progetto Navigazioni è stato protagonista dalla campagna nazionale #IoNonSonoEmergenza che tratta il tema del disagio adolescenziale.

Emanuele e Filippo, due ragazzi seguiti dal Team del progetto navigazioni, hanno volontariamente scelto di raccontarsi al fotografo Riccardo Venturi e alla videomaker Arianna Massimi che da oltre un anno stanno percorrendo l’Italia da Nord a Sud per completare un fotoreportage e documentario incontrando tante comunità educanti.

La sede scelta è stata quella di Cinifabrique, una delle sedi di Azimut cooperativa Sociale, partner territoriale del Progetto, a Cinisello Balsamo. I due ragazzi hanno storie di riscatto e consapevolezza alle spalle. Consapevolezza raggiunta grazie al percorso con il Team di navigazioni.

Samuele, un giovane di 19 anni, è riuscito a trovare la sua strada verso una vita migliore dopo essere stato coinvolto in attività criminali. Arrestato per rapina e spaccio, ora si prepara a concludere il suo percorso di riabilitazione, grazie al Progetto Navigazioni, con in mano un attestato di metalmeccanico e un lavoro in un’officina.

Samuele ha condiviso la sua storia con il fotografo Riccardo Venturini e la video maker Arianna, gettando luce su un meccanismo che intrappola molti giovani nei palazzi dei quartiere. “Quando sei giovane, dai 12 anni in su, i palazzi sono divisi in blocchi e ognuno ha bisogno di un ‘palo’, qualcuno con monopattino o bicicletta che corre ad avvertire appena vede la polizia. Nei palazzi ognuno ha la sua zona: i bambini guadagnano 39 euro al giorno, mentre i più grandi 60. Sembra tutto normale stare tutto il giorno sotto i palazzi, prendi i soldi per fare regali e comprarti cose di marca,” racconta Samuele.

Le sue parole rivelano una realtà dura e spietata. “Non guadagni molto se non sei il boss, noi eravamo pesci piccoli. Poi ti mettono in mezzo e arriva lo spaccio e la rapina, ma poi ti arrestano. Io ho capito che non ci guadagnavo più, che alla fine con un lavoro onesto guadagno molto di più.”

Samuele ha scelto di cambiare rotta e ha ottenuto il diploma come metalmeccanico. A settembre inizierà a lavorare in un’officina, un’opportunità preziosa che pochi dei suoi ex compagni hanno saputo o voluto cogliere. “Della mia compagnia di 30, solo io e altri due abbiamo finito il diploma e ora lavoriamo. Gli altri sono lì, buttati sotto i palazzi, senza voglia di faticare. ”Samuele è la prova vivente che il cambiamento è possibile. 

Emanuele, giovane maturando in scienze umane, si racconta come un ragazzo ignobile, figlio di una famiglia di ceto medio-alto, condivide la sua esperienza con la ludopatia, una dipendenza che lo ha portato a dilapidare parte dell’assicurazione che i suoi genitori gli avevano sbloccato al compimento dei 18 anni.

La sua discesa nel vortice del gioco è iniziata con un’app di calcio autorizzata da Snai. Quella che era iniziata come una semplice distrazione si è trasformata rapidamente in un’ossessione. Emanuele racconta di come giocasse con i compagni di liceo durante gli intervalli, le gite e persino durante le lezioni più noiose. “Ho iniziato per noia,” dice, spiegando come la difficoltà di gestire momenti di inattività lo abbia spinto verso il gioco.

Questa dipendenza ha alimentato in Emanuele un profondo senso di vergogna e disistima. Tuttavia, grazie all’aiuto del Team di Navigazioni e a un’app che traccia i periodi di non gioco e favorisce la condivisione dei risultati per incoraggiarsi a vicenda, Emanuele sembra essere uscito dal tunnel. Emanuele rappresenta uno spaccato di quella gioventù borderline che, disistimandosi, cerca adrenalina nelle trasgressioni. “Il gioco mi dà adrenalina e potere. Vinci e non ti rendi conto che da pochi spiccioli iniziali arrivi a giocare cifre pazzesche perché tutto è virtuale,” confessa.

Oggi, Emanuele ha deciso di “metterci la faccia” per aiutare chi si trova nella sua stessa situazione e per se stesso. “Ci metto la faccia anche per me stesso,” afferma con determinazione. È un ragazzo lacerato interiormente che vede la noia come un pericolo.  Attualmente, Emanuele lavora per risanare il debito accumulato e sogna di diventare attore, un mondo che lo affascina da sempre. Ha iniziato a comprendere che l’adrenalina può essere trovata anche nell’amore, nei desideri, negli obiettivi e nelle passioni. Prima non pensava di poter avere desideri e riteneva ridicolo il sogno di recitare.

Le storie di Samuele e Emanuele infondono speranza e dimostrano che, con determinazione e il giusto supporto, è possibile cambiare rotta e costruire un futuro migliore.

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